Armenia Debed, Caucaso. Sembrerebbe lontano ma non lo è poi tanto.
L’Armenia, la gola del Debed e tutta quest’area del Caucaso, rappresentano infatti la porta per l’Europa. Il punto forse più a Est che la costruzione unitaria Europea potrebbe sperare di raggiungere. Qui in Caucaso sappiamo bene che la Georgia preme per far parte dell’Unione, mentre l’Armenia, per ragioni esistenziali e storiche, ha ancora un forte legame con la Russia. È notizia di pochi giorni fa che la Commissione Europea ha respinto proprio la richiesta della Georgia di diventare un candidato all’ingresso nell’Unione, accettando invece la richiesta Ucraina.
Ragioni geografiche, storiche, geopolitiche si mischiano e si fanno realtà proprio in queste terre. Lasciamo però adesso la teoria e andiamo a fare una passeggiata nella Gola del Debed.
Armenia Debed, introduzione
La gola del Debed è una regione di confine ben conosciuta dai viandanti (in genere meno pigri del sottoscritto) ma ancora relativamente poco visitata dai turisti. Questo potrebbe cambiare nei prossimi anni, sempre che la condizioni di stabilità politica in Georgia (che, molto di frequente, è la porta d’ingresso per la regione anche considerando i voli low cost operati da Wizz Air ma non solo) e le relazioni bellicose tra Armenia e Azerbaijan rimangano su livelli accettabili per il turista medio.
Io personalmente ho visitato questo Stato caucasico due volte, entrambe in tempi relativamente recenti (2014 e 2016) e mentirei se non dicessi che provo una certa simpatia per il popolo armeno.
Simpatia che deriva in parte dalla capacità di saper reagire alle terribili avversità che lo hanno colpito (purtroppo l’elenco è lungo e comincia con il genocidio del 1915, per arrivare alla guerra del 2020 che ha visto contrapposti l’autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh, supportata dall’Armenia, e l’Azerbaijan. Il risultato è stato decisamente favorevole agli azeri) e in parte per la grande generosità e allegria con cui sono sempre stato accolto.
Armenia Debed, facciamo una parentesi geografrica che se volete potete anche saltare ma credo sia utile
L’Armenia è uno stato senza sbocchi sul mare (landlocked in inglese) e già questo rende un po’ più complesso stare sulle rotte del commercio mondiale.
Come se non bastasse lo stato di perenne conflitto con l’Azerbaijan fa si che il confine azero sia chiuso al traffico. Anche quello con la Turchia è chiuso, in attesa che i due stati ristabiliscano le relazioni dopo le apocalittiche vicende del 1915.
I confini terrestri che rimangono quindi utilizzabili per spostamenti e commerci sono circa un centinaio di chilometri a nord, confine georgiano, e una trentina a sud, confine iraniano. Non serve esser un esperto di geopolitica per capire che, dal momento che l’intesa sul nucleare con l’Iran è lontana e Teheran è colpita da sanzioni internazionali, il cordone ombelicale che lega l’Armenia al mondo passa solo per la Georgia.
Per pietà vostra non scrivo nulla di troppo dettagliato sul Nagorno-Karabakh e men che meno del Naxcivan, exclave (si, è una parola italiana) azera incastrata tra Armenia e Turchia (lunga storia).
Ai nostri fini interessa solo il fatto che dopo la guerra del 2020 si è raggiunto un cessate il fuoco, soldati russi controllano il passo di Lachin, che collega Nagorno Karabakh con Armenia, e colloqui di pace fra Armenia e Azerbaijan sono in corso d’opera. Speriamo bene.
Armenia: ecco la gola del Debed
No, non mi sono dimenticato del tema del mio articolo. Armenia si ma soprasttutto Debed. Insomma, questa gola è nella parte nord dell’Armenia, vicina al confine georgiano, (nel 2016 la strada era in parte chiusa per lavori ma una volta ultimati il principale valico con la Georgia tornerà ad essere quello che passa per la gola) e così l’ho, o per meglio dire l’abbiamo, visitata mentre stavamo rientrando a Tbilisi da Yerevan.
Da buon pigro, se fossi stato solo, non avrei fatto la fermata nella Gola e avrei preso una marshrutka diretta per la capitale georgiana. La mia compagna di viaggio la pensava diversamente e così ci siamo ritrovati ad Alaverdi, una piccola cittadina di 15.000 abitanti a circa tre ore d’auto a nord di Yerevan e capoluogo della provincia di Lori.
Armenia Debed: Alaverdi
Alaverdi è il punto più semplice da cui partire per esplorare la Gola del Debed e i suoi santuari. I già citati lavori sulla strada che porta in Georgia hanno fatto si che la marshrutka passasse per un percorso alternativo (Stepanavan e Agharak), dal quale si poteva apprezzare in maniera impressionante le reali dimensioni della Gola.
La strada attraversa infatti un altopiano coltivato e poi si tuffa verso il basso in una serie d’impressionanti tornanti scavati nella roccia per arrivare fino al centro di Alaverdi.
Da Alaverdi un simpatico tassista, Vanushan, ci ha subito “agganciato” per proporci un giro standard della zona dei monasteri. Con una piccola contrattazione abbiamo pagato 12.000 Dram (circa 24 euro). Al momento non ci sono autobus pubblici che vi permettano di raggiungere tutti i monasteri. Se avete tempo potreste provare un mix di marshrutka e autostop.
Il fatto che fossimo gli unici turisti a scendere ad Alaverdi e poi gli unici turisti ad andare per monasteri, ci dice abbastanza chiaramente che la stagione non era quella “di punta” e poi che il sito non era ancora molto conosciuto e nemmeno adeguatamente pubblicizzato. Il che è un male, per i locali, e un bene, per noi.
I monasteri
L’ingresso a tutti i monasteri è gratuito, solo nel primo si poteva prendere una guida. Fuori da tutti i monasteri ci sono una serie di venditori di souvenir e qualche piccolo ristorante. “L’aria” è molto retrò, tipo Russia anni ’70-’80, segno che i grandi flussi turistici ancora non si sono visti, pur essendo i monasteri patrimonio dell’umanità UNESCO.
In un certo senso è un bene, dato che ci ha permesso di visitare tre monasteri praticamente in solitaria, in un clima nebbioso ma comunque vagamente “mistico”.
Per gli abitanti locali credo che invece non sia un bene. Per quanto la locale miniera di rame e la collegata fonderia, diano da lavorare ancora a diverse migliaia di persone (e offrano una visione dantesca a noi turisti), è sicuro che la gente del posto avrebbe bisogno come il pane di qualche occasione di lavoro in più.
Monastero di Sanahin
Detto questo, Sanahin è il monastero più vicino ad Alaverdi, circa sette chilometri proprio sulla montagna di fronte alla città. Ci si potrebbe arrivare anche dal centro con la funivia, ma purtroppo al momento non era in funzione e, ad occhio e croce, non lo sarà per molto tempo. Tutti i monasteri che si trovano tra la Georgia e l’Armenia hanno caratteristriche simili. Il complesso è piuttosto grande, fondato probabilemnte intorno al X sec. dopo Cristo e costituito da vari elementi. La chiesa e la religione avevano si un ruolo centrale ma Sanahin era anche un centro culturale dove si produceva arte, copiavano manoscritti, si studiava la Bibbia e altri testi.
L’interno del monastero è spoglio ma affascinanate, la luce, specie in quel giorno di foschia, penetrava attraverso fori praticati nella volta o da piccole finestre e donava alle stanze, spesso enormi, un tono di colore grigio freddo che ricordava molto la Winterfell (Grande Inverno) del Trono di Spade.
Monastero di Haghpat
Il secondo monastero visitato è quello di Haghpat, ad una quindicina di chilometri da Alaverdi. Si trova sempre su una montagna che domina il centro abitato omonimo e si ha una bellissima vista di tutta la gola e delle città vicine (meteo permettendo ovviamente). Anche Haghpat è un complesso costituito da varie cappelle, un’accademia, biblioteche, refettori, sepolcri e chiese vere e proprie.
Haghpat risulta forse più scecnografico rispetto a Sanahin ma ne condivide gli scopi e le tecniche costruttive (di particolare interesse la grande sala ad archi nella cappella centrale) .
Monastero di Akhtala
Infine la sorpresa più gradita di tutta la gita, il complesso di Akhtala. Akhtala è un monastero/fortezza che si trova a venti chilometri a nord di Alaverdi e ospita, prima dell’ingresso, un piccolo ufficio turistico (il che mi ha molto sorpreso).
Il complesso è ben visibile dalla strada e la cinta muraria è ancora in parte integra. All’interno rimane intatta solamente la chiesa, che però conserva degli stupendi affreschi risalenti al 1200, in stile bizantino e con iscrizioni greche. Dopo aver visto due luoghi affascinanti ma molto rigorosi e spogli, Akhtala da un’impressione di vivacità e colore che è difficile dimenticare.
Questo è più o meno tutto. Il nostro Vanushan ci ha portato poi fino al confine con la Georgia e da lì abbiamo trovato un altro taxi fino a Tbilisi (30 Lari, circa 13 euro).
Un po’ meno pigro del solito
Non nego che l’idea della mia compagna di viaggio si sia rivelata vincente. Valeva davvero la pena fermarsi ad Alaverdi e farsi accompagnare da qualcuno. Tenete però presente una cosa. Come per tutti gli spostamenti, prima partite e meglio è. Noi siamo arrivati ad Alaverdi verso le 13 e poi al confine con la Georgia verso le 17. A quell’ora non si trovavano più marshrutke per Tbilisi. Diventa così obbligatorio contrattare con un tassista georgiano per il tratto di strada, una cinquantina di chilometri circa, che vi porterà fino alla capitale georgiana.
Potrebbe valere la pena anche fermarsi una notte ad Alaverdi e fare tutto con un po’ più di calma. Al “piatto monasteri”, già ricco di per se, potreste aggiungere una puntatina al museo dei fratelli Mikoyan (Artem una delle menti dietro i jet russi MiG e Anastas, uno dei politici più potenti della Russia sovietica). Oppure scovare qualche bel ristorante a buon mercato.
Il post sul viaggio in Armenia e l’arrivo nella Gola del Debed è finito. Chi vuole continuare il viaggio può andare a Dilijan, Armenia.
Chi volesse può leggersi questo altro post sulla situazione attuale dell’Armenia!
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Peccato la situazione di guerra e continua tensione tra Armenia e Azerbaijan, il Caucaso è un posto molto interessante da scoprire se non ci fossero continue problematiche di sicurezza
La gola del Debed e i monasteri sono un posto quasi magico. Sarà che forse ci sono stato con poca gente. UN tuffo indietro nel tempo.