I ragazzi ci sono
Tre amici con qualche problema alcolico e un viaggio in auto da Rimini a Tallinn (e ritorno, non dimentichiamoci il ritorno), il tutto prima che i social divenissero onnipresenti nella nostra vita. On the road i nostri eroi (?) avranno a che fare con serrature rotte, gatti, attori famosi, traghetti, donne e una partita di calcio. Senza mai dimenticare che il meglio è quello che abbiamo davanti a noi.
Avvertenze
Chiariamoci subito, non è di vitale importanza leggere queste avvertenze. Nel caso siate sotto l’ombrellone, o nel caso abbiate preso in mano questo libro per superare un lungo turno di lavoro che non ne vuole sapere di passare, allora forse, potreste anche soffermarvi su queste poche righe.
Tutto quello che trovate scritto di seguito è “realmente” accaduto. I dialoghi sono ricostruiti partendo dal diario che ho tenuto durante il viaggio e sono relativamente fedeli a quanto detto, eccetto una necessaria ripulitura dai termini scurrili e dalle ripetizioni di parole come “tipo” e “storia” (che comunque vengono ripetute molte volte, molte più di quante sarebbe probabilmente lecito se io fossi un vero scrittore).
APPROFONDISCIPoi, non vorrei che ve la prendeste a male ma vi suggerisco di posare questo libro se siete stati più di due volte in un villaggio turistico. La prima volta può essere stato un errore e ve lo concedo perché l'ho fatto anche io, la seconda magari ci avete riprovato perché pensavate che sarebbe potuta andare meglio e passi, ma se ci siete stati più di due volte significa che c’è qualcosa nell’idea di viaggiare per villaggi turistici che vi piace e questo, sono spiacente, è difficile da comprendere.
Almeno promettetemi che non lo farete più.
Altra cosa che vorrei smetteste di fare è mettere pantaloni bianchi e, in questa particolare stagione, diciamo primavera-estate 2021, mi sta irritando anche il colore viola. Non che il viola sia male in se e per se, ma è inflazionato e io amo la diversità.
La maggior parte dei protagonisti di questo libro è ancora, per quello che ho modo di sapere, viva e vegeta, per cui se avete un qualche tipo di morboso interesse o qualche vaga forma di ammirazione vi prego di farmi pervenire una vostra comunicazione a questo indirizzo capataz-sa@libero.it. Non sarete molti quindi vi risponderò, lo prometto.
Soprattutto abbiate pazienza.
Non sono uno scrittore e nel mio racconto voi, dall’alto della vostra acutezza e perspicacia, saprete trovare errori e incongruenze e contraddizioni. Alcune sono dovute al fatto che nella vita reale la coerenza è merce rara, molto rara. Altre sono dovute al fatto che anche io posso commettere errori, chiedo venia in anticipo.
Buona lettura.
Introduzione
Ci pensiamo, ci pensate, spesso. Forse non sempre ma s(p)esso.
Se chi sta leggendo questa cosa è un uomo, mi può capire meglio.
Io ho in mente un volto specifico, è una Persona tra tante persone. Anche voi avete almeno una Persona tra tante persone.
Ogni volta che la vedete non potete fare a meno di voltarvi. Seguite con lo sguardo lei che non vi nota, forse nemmeno sa che esistete.
Voi la vedete lì, in fila al supermercato alla cassa accanto, stesa su uno sdraio in riva al mare, oppure passeggiare davanti al bar in centro dove state facendo colazione.
Quando la rivedete non è più bionda, ha i capelli di un colore rosso affascinante e peccaminoso, molto simile al colore che aveva la vostra ex. Forse si ferma a parlare con qualcuno, forse no.
Qualcosa vi rode dentro, al solo vederla provate un colpo allo stomaco e sentite qualcosa che si rompe. Non sapete se è amore ma sapete che è terribile e fastidioso allo stesso tempo. In fondo vi piace, vi fa sentire vivi.
Siete giovani o lo siete stati, su questo siamo d’accordo. Probabilmente avete fatto qualche tipo di lavoretto part-time mentre studiavate o mentre andavate all’università o forse, grazie al miracolo della flessibilità, state ancora facendo un lavoretto part-time.
È temporaneo, perlomeno vi illudete che lo sia. Beh, insomma, il lavoro non è importante. Qualunque cosa facciate, voi state lì e cercate di fare meno casino possibile con la vostra vita. Poi la vedete.
Compare dietro una folla di ragazzini tedeschi ubriachi e seminudi che hanno, legati intorno alla vita, teli da mare rossi. Probabile che sia estate e probabile che vi stiate divertendo. Forse la ragazza in questione aveva meno di vent'anni anni. Diciannove per la precisione. Agosto.
Voi magari ne avete ventitre.
Lei era zoppa, trascinava leggermente il piede destro e questo le donava una certa aria dolce e indifesa.
Tutti i vostri amici, forse non esattamente dei luminari ma con un sesto senso che neanche l’uomo ragno si ritrovava, vi hanno detto subito, facendovi l’occhiolino e appoggiandovi una mano sulla spalla sinistra mentre la vostra bella vi passava davanti per andare al mare, “con quella ti ci devi buttare” e giù tutti a ridere.
Perché, in genere, non è poi così difficile capire cosa passa nella testa ad un uomo.
Mettiamo che avreste anche voluto provarci, ma lei era con dei suoi amici, in una specie di viaggio organizzato. E poi era giovane, molto giovane. Diciannove anni. Avete un pallido ricordo di quello che facevate voi a diciannove anni?
I giorni passavano e la vostra bella rimaneva irraggiungibile, mischiata ad uno strabiliante gruppetto di biondissime e nordiche ragazzine. Camminava lentamente, trascinandosi dietro quella gamba che quasi non riusciva a muovere. Era un’immagine così bella, così struggente, che vi venivano le lacrime agli occhi, perché forse non lo date a vedere ma siete persone molto sensibili.
Il giorno della sua partenza non l’avete nemmeno salutata. Uno dei vostri compagni di lavoro vi ha detto, appena avete iniziato il turno, che il pullman delle ragazze estoni era partito. Si, perché la vostra giovane amica veniva dritta dritta dall’Estonia.
COMPATTA