Si fanno soldi online?
Come (non) fare soldi online è una guida che spiega quanto si possa davvero guadagnare lavorando online. In questi ultimi anni infatti si parla sempre più spesso di influencer, youtuber, tiktoker, blogger e freelance. Io ho provato a fare tutte queste cose per scoprire quanto (e se) si viene pagati per costruirsi, da zero, una carriera sul web. Il libro nasce quindi dall'esperienza diretta, per prove ed errori, e spero servirà a sorridere e riflettere sul quel far west che è il mondo del lavoro online.
Come (non) fare soldi online
Introduzione
Le dirette Instagram e le dirette Twitch, i tiktoker e gli youtuber, gli influencer e i gamer, blogger e freelance, Zoom e Microsoft Teams, Google G suite e ClubHouse. Potrei continuare ancora per un po’ ma forse è meglio che mi fermi qui.
Se fino a qualche mese fa avreste potuto legittimamente dire di non conoscere nulla di tutto questo mondo virtuale che sta diventando sempre più reale, adesso, dopo un anno di coronavirus, almeno uno di questi termini l’avrete sentito più e più volte. Potreste aver trovato la parola su un giornale, su un social, averla sentita alla televisione o da un vostro amico. E questo escludendo il fatto che siate una parte attiva in questo mondo virtuale, uno di quelli che si potrebbe definire, con un termine più generico di un antibiotico generico, creatore di contenuti.
READ MOREInsomma è un dato di fatto che il mondo virtuale non sia più da qualche parte là fuori, ad occupare qualche ritaglio di tempo delle nostre vite. Il mondo virtuale, le connessioni digitali, software e social, sono e saranno, specie per vostro figlio, aspetti reali e concreti con cui dovrete misurarvi.
Tutta questa nuova realtà, che altrove è penetrata ancora più profondamente nelle vite di tutti i giorni (perché in Italia, lo sapete, siamo qualche anno indietro rispetto al Nord America e anche ad alcune regioni asiatiche), ha ovviamente influito anche sull’occupazione.
In un mondo frammentato e fluido questa corposa iniezione di digitale ha fatto sì che accanto ai problemi si creassero le opportunità e per quanto riguarda il lavoro (parola che sa molto di ottocentesco, con le sue rivendicazioni e le sue lotte) ha fatto sì che accanto agli operai si creasse un mondo di persone pronto ad imbracciare una videocamera (oddio, meglio dire un telefonino) e trasmettere se stessi al mondo. Certo, non tutti sono diventati o aspirano a diventare, creatori di contenuti. Alcuni sono gig worker: traduttori, proofreader, consegnano il cibo a domicilio o svolgono altri piccoli lavoretti digitali, attività che vengono fatte online in cui il contatto con il committente è sempre, e solo, digitale.
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