Eccoci di nuovo qui, davanti al caminetto più kitsch che ci sia, a parlare de “L’Atlante immaginario” di Edward Brooke-Hitching (scusate la divagazione, ma nel caso non lo sapeste, Netlifx ha l’ardore di proporre un video con del legno che brucia in un caminetto. La versione digitale di un bel fuoco casalingo, senza il calore però. Triste, ma i tempi sono quelli che sono e io amo troppo Netflix per criticarli, avranno avuto le loro ragioni).
L’Atlante immaginario
Il libro è “L’Atlante immaginario“, scritto da Edward Brooke-Hitching, edito da Mondadori . Il volume si presenta subito molto bene agli occhi, curato, colorato e pieno di eccezionali immagini di mappe. Quello che più importa però è che dopo qualche pagina rapirà non solo gli occhi ma anche il cuore dell’esploratore che spero alberghi in ognuno voi.
Ma di cosa parla esattamente questo libro? parla, per farla breve, di isole che sono esistite ma che adesso non ci sono più.
Precisazione. Non si tratta di luoghi abbandonati o, ancora più romanticamente, scomparsi tra i flutti in una notte di luna piena buia e tempestosa, si tratta di vere e proprie illusioni. O truffe, magari mistificazioni belle e buone.
Avete presente lo Sputnik?
A pensarci bene, almeno fino al 1957, e forse anche qualche anno dopo, un qualsiasi capitano poteva prendere un abbaglio (letteralmente), alzare troppo il gomito, oppure avere un’immaginazione particolarmente fervida e quello che saltava fuori nel resoconto di viaggio (e poi sugli atlanti) era una nuova isola.
O perché no un piccolo continente, magari chiamato con il nome del finanziatore del viaggio, perché in fondo il mondo è sempre più o meno girato nello stesso modo. Così era abbastanza facile trasformare una spedizione disastrosa in qualcosa di grandioso.
Scena 1
Immaginatevi la scena. Rientro al porto in pompa magna, autorità e finanziatori tutti in fila sul molo. Il capitano scende dalla passerella, tutti si congratulano anche solo per il fatto che lui e i suoi uomini siano sopravvissuti. Ma poi alla fine sono solo schermaglie e un po’ di tatto. Perché quello che vogliono sapere è cosa ha scoperto. Il capitano guarda i faccioni pasciuti con le parrucche bianche e dice “mi spiace, ci siamo fatti il culo, ma non abbiamo trovato nulla a parte acqua e pesci”.
Oppure
Scena 2
“Caro Mr. Shelton, il suo investimento ha pagato bene, in mezzo al Pacifico abbiamo trovato un’siola grande come la California e abbiamo pensato fosse giusto chiamare il nuovo continente Sheltonia”.
Cioè, vuoi mettere?
Da Psalmanzar ad Olao Magno. E viceversa
Gli esempi nel libro abbondano, dalle inesistenti terre di Benjamin Morell (che si inventò la Nuova Groenlandia del Sud, l’Isola di Byers, il suo armatore e, già che c’era, l’Isola di Morell) al fantasioso caso di George Psalmanazar (già il nome avrebbe dovuto suggerire qualcosa ai nostri antenati, non credete?), che si definì come il primo abitante dell’Isola di Formosa ad arrivare in Europa, nel XVIII secolo. La sua versione horror dell’odierna Taiwan era abitata da cannibali dediti ai sacrifici umani e all’assassinio di neonati per le strade della capitale, Xternetsa. Cosa interessante è che le mogli adultere dei formosani potevano essere mangiate dai mariti. Pensa al #metoo.
Inutile dire che il buon Psalmanazar era in realtà un francese dalla penna facile e dall’immaginazione fervida che con i suoi racconti truculenti nutrì le menti di europei, anche eruditi, che avevano fame di luoghi esotici.
Ancora più interessanti sono gli esempi dei bestiari marini di Olao Magno e della sua Carta Marina, dove appaiono creature come il porco di mare, la sifia, la vacca marina o il leggendario albero delle anatre. Stranissime anche le creature semi umane della Mappa delle Cronache di Norimberga, dove si possono trovare le Gorgadi (donne pelose), l’Ippocentauro (uomini con il corpo di cavallo), i Nisicasti (uomini con quattro occhi) e i leggendari sciapodi (uomini con un unico enorme piede), oltre a tanti altri.
Suona strano?
Il tutto, se guardato con l’occhio del viaggiatore odierno, armato di app, Google maps, satelliti, guide (in carne e ossa o cartacee) e cartine varie, può far sorridere o sembrare incredibile. Eppure, per errore o per dolo, fino a poco tempo fa si poteva credere che da qualche parte in Africa gli uomini avessero la testa nel petto, la Corea o la California fossero isole, che al centro dell’Australia ci fosse un mare interno tipo del Mar Caspio e che da qualche parte nel mezzo dell’Atlantico ci fossero le isole di Atlantide e Satanazes.
Le leggende già abbondavano e poi le necessità ne creavano di altre come il regno del prete Gianni, disperso in Asia o forse in Africa, pronto ad unirsi agli europei nella crociata che avrebbe scacciato l’Islam dai luoghi sacri al cristianesimo.
Si stava meglio quando si stava peggio
Insomma, che tempi incredibili erano quelli! Si poteva tornare da un viaggio con la scoperta di un mondo che portava il proprio nome e nessuno aveva un google maps con cui sbugiardarti.
Questo bellissimo libro sarebbe perfetto se letto insieme ad un altro di Jerry Brotton di cui ho parlato qui e cioè “Le grandi mappe – oltre 60 capolavori raccontano l’evoluzione dell’uomo, la sua storia e la sua cultura”. Combinando i due potrete dire di sapere quasi tutto sull’isola di HY-Brasil, Satanazes, Antilia e, dulcis in fundo, le Montagne della Luna.
Insomma, grazie a questo libro anche se non avete ancora visto l’ultima stagione della “Casa di carta” o “Russian doll”, avrete comunque un bel bagaglio di cose da raccontare alla prossima cena tra amici! : )
Se volete leggere del portolano di Zuane Pizzigano e altre mappe misteriose potete cliccare qui.
Interessati all’architettura? Allora potete andare a leggervi qualcosa sul progetto Barcode di Oslo.
Oppure potreste leggere qualcosa su Susan Sonta e sulla fotografia.
Sai dirmi quante pagine ha il libro?
256 pagine Andrea