Autenticità e viaggi. Mito o realtà?

Autenticità e viaggi.  Ossimoro? impossibile? Eppure in viaggio si sente sempre qualcuno, in genere qualche profondo conoscitore della cultura locale, bianchiccio e in bermuda, che dice “voglio vedere la vera Thailandia” oppure, “vai in quel posto perché lì c’è la vera Colombia”. L’autenticità è come il tesoro nascosto dei pirati, tutti sembvrano avere la mappa giusta ma alla fine nessuno lo trova.

Hanno senso queste affermazioni? perché cosa fa il turismo e i turisti ad un luogo? L’afflusso di danarosi e arroganti ragazzini con un’alta tolleranza per l’alcool sfigura inevitabilmente il paradiso edenico in cui questi vanno a fornicare e ubriacarsi? e che dire poi delle crociere? dei gruppi organizzati, della cocomerata e dei giri in cammello?

costa rica felice
A lungo ho cercato di capire se esistesse davvero una differenza tra viaggiatore e turista. All’inizio lo credevo fermamente, oggi non ne sono più sicuro. Certo, almeno personalmente, ho sempre la voglia di andare a cercare qualcosa di curioso e/o misterioso, di andare a vedere come sta davvero la gente. Populista?

Insomma, il turismo distrugge e insozza l’anima di un luogo? ne fa evaporare l’autenticità e lo trasforma in una disneyland crapulona e lasciva? Ovviamente la mia risposta la sapete, è un no, relativamente complesso ma sempre un no. Andiamo per gradi però.

Autenticità e viaggi, cominciamo dall’inizio. E dalle cabine telefoniche

Uno dei miei primi viaggi seri fu nel 2004, insieme ad un amico. Se qualcuno mi chiedesse quanto tempo mi sembri essere passato, risponderei poco, in fondo 16 anni possono essere considerati pochi. Se misurate in ere geologiche è molto meno di un battito di ciglia, se invece prendete a riferimento gli anni dei cani be’, allora si tratta di molto tempo.

In ogni caso, nel 2004 io e il mio amico avevamo sì un cellulare, ma per effettuare le rare telefonate che eravamo “costretti” a fare, usavamo le cabine e le schede telefoniche. A dirlo adesso sembra preistoria, eppure le cose andavano proprio così, figurarsi se pensavamo di prenotare qualcosa con il telefono cellulare. Si faceva tutto in loco, sul momento, altro che prenotazione.

Viaggi e autenticità, Vang Vieng, natale 2014. Sulla strada per Luang Prabang. Più autentico di un babbo natale laotiano cosa volete?
Autenticità e viaggi, Vang Vieng, natale 2014. Sulla strada per Luang Prabang. Più autentico di un babbo natale laotiano cosa volete?

Avete detto app?

Oggi Booking e Airbnb sono (erano?) i padroni quasi assoluti del mercato del turismo e lo sono soprattutto, quando non solo, attraverso le loro app. I viaggiatori ansiosi e preoccupati di tutto il mondo possono praticamente entrare dentro una struttura anche se si trovano dall’altra parte del mondo, leggere le recensioni di altri turisti e scegliere in tutta tranquillità.

Non è quindi difficile immaginare, a meno di catastrofi nucleari, che il mondo dei viaggi e del turismo continuerà ad essere incentrato sugli sviluppi di futuri di qualche altra app miracolosa e di qualche genio del marketing che ci venderà l’ennesima esperienza su misura (N.B. è ancora presto per valutare, su questo terreno, gli effetti del Coronavirus).

Esperienze, tecnologia e guide

Il paradosso sta proprio qui. Nel momento in cui il turismo, anche quello “fai da te” o zaino in spalla, comincia ad appoggiarsi in maniera così massiccia a strumenti tecnologici, tutte le esperienze di viaggio somigliano ad un viaggio organizzato (proprio perché sono organizzati). In questo momento abbiamo frotte di “autentici viaggiatori” che progettano viaggi autentici appoggiandosi agli stessi strumenti e seguendo le stesse indicazioni. Autenticità, originalità, unicità, dovrebbe essere, in questo caso, parole bandite dal vocabolario.

San Jose opera esposta al MADC
Turismo non è solo storia e cultura ma anche turismo sessuale. San Jose, la capitale della Costa Rica dove la prostituzione è legale, lo sa bene

Ad esempio. Critiche corpose, e non del tutto fuori luogo, vengono mosse, in genere da viaggiatori che si considerano hardcore, alle guide cartacee. Queste critiche però non tengono in considerazione il fatto che ognuno di noi ha un milione di guide cartacee dentro il proprio cellulare. Prendersela con li libro stampato (che già di suo non se la passa bene), sembra un po’ la filosofia del bastonare il cane che affoga.

Badate bene, non mi sto lamentando. Non dico che fosse meglio prima, perché non lo credo. I tempi cambiano e ognuno ha diritto a scegliersi il viaggio che vuole. L’importante però è esserne consapevoli.

Autenticità e viaggi? Binomio difficile ma certo Damasco nel 2010, prima della guerra civile, rimane uno dei viaggi più interessanti che abbia mai fatto! Non saprei davvero dire se era autentico, ma certamente bello.
Autenticità e viaggi? Binomio difficile ma certo Damasco nel 2010, prima della guerra civile, rimane uno dei viaggi più interessanti che abbia mai fatto! Non saprei davvero dire se era autentico, ma certamente bello.

Volete qualcosa di unico?

L’idea che ci viene venduta da colossi che fatturano quanto una non proprio piccola nazione, è di poter vivere qualcosa di unico che però stanno contemporaneamente visionando e prenotando anche qualche migliaio di cinesi e un paio di centinaia di tedeschi (che trovi sempre da tutte le parti). Autenticità e viaggi, così come li intendiamo oggi, non hanno molto senso oggi e forse non ane avevano molto neanche prima.

I grandi come Airbnb o Booking.com, gli influencer su IG e i TikToker, tutti quelli che vi invitano a vedere la vera ….. (riempite voi con una nazione a caso), vi stanno vendendo aria fritta. Autenticità è tutto e niente allo stesso tempo. Non dovete cercarla e se non la cercate, forse, allora potreste trovarla. L’autenticità non è un brand vendibile. Se lo è non è autenticità.

georgetoen tempio di kek lok si
Questa potrebbe essere autnticità sino malese? o è solo come noi ci immaginiamo di un tempio buddista?

Potrei aggiungere che spesso si scambia per autenticità è il nostro pregiudizio, il nostro stereotipo, vestito da trekker con pantaloni kaki.

Non solo pregiudizi e stereotipi però. Anche le esperienze e i luoghi che Airbnb vuole far passare come “strumenti unici” per rendere un viaggio particolare, le personalizzazioni del profilo Booking e le offerte “genius”, non sono altro che ingegnosi stratagemmi per farci credere di essere in qualche modo speciali, per farci immaginare un tipo di viaggio diverso da quello che già migliaia, o più probabilmente milioni di persone, hanno già fatto o faranno.

I numeri, enormi, di Booking, Airbnb, Expedia e i numeri, ancora più grandi, di turisti che affollano le aree archeologiche, musei, palazzi e parchi nazionali di tutto il mondo, ci dicono chiaramente che sarà sempre più difficile, quando non impossibile, trovare il luogo incontaminato, provare l’esperienza unica e personale.

L’autenticità è morta, viva l’autenticità

Quindi l’autenticità è morta. Forse l’ha uccisa il turismo di massa, forse internet, forse si è suicidata, forse non è in realtà mai esistita. Poco importa. Si potrà certo coltivare l’illusione di comprare l’autenticità ma io non sono tipo da farsene troppe. Autenticità e viaggi nella stessa frase non ci possono stare più? ce ne faremo una ragione e continueremo a viaggiare, magari accettando semplicemente la realtà, arrendendosi al fatto che né io né voi facciamo viaggi poi tanto differenti e che questa autenticità non la dobbiamo più cercare. Il nuovo cool è la non autenticità.

Perché, lo ribadisco, non puoi essere turista e cercare qualcosa di autentico, almeno non nel senso che tutti noi, o quasi, attribuiamo al termine autenticità. Al massimo, se proprio vogliamo infilarci nella tana del bianconiglio, per trovare qualcosa di “autentico” dovresti essere un locale e uscire a cercare precisamente quello che un turista non andrebbe a cercare.

Laos, Wat Phu Champasak
Questa è l’immagine autentica della Thailandia, del Laos o del Sud est asiatico? Laos, Wat Phu Champasak

Non la vedo come una resa, la vedo come un accettazione della realtà. D’altronde non è possibile che le persone che vivono in altri continenti rimangano bloccate negli anni ’50 solo perché noi occidentali dobbiamo fare un paio di belle fotografie.

Accettate signori, accettate e godete. E viaggiate.

L’esempio di Bangkok

Un esempio dei più perniciosi della concezione moderna del concetto di autenticità riguarda l’affascinante Bangkok (se vi interessa qui trovate il post Bangkok cosa vedere oppure, se vi sentite un po’ ansiosi, quello su Bangkok pericolosa). Non conosco molti turisti che abbiano passato lunghi periodi a Bangkok. A pochi piace e molti confessano senza paura che Bangkok non è la vera Thailandia, che loro vogliono andare alla ricerca di qualcosa di più “autentico”, di qualcosa che rappresenta il vero spirito thailandese, non intaccato dagli sculettamenti dei go go bar, dalle droghe a buon mercato, dai marchi occidentali e dai centri commerciali lussuosi, insomma dalla insozzante cultura materialista occidentale.

Bangkok Foto di Ingo Joseph da Pexels
Bangkok Foto di Ingo Joseph da Pexels

E a me, in questi casi, a sentire queste cose, viene da piangere. Questo discorso non ha un senso. Per quale motivo i rampanti giovani tecnologici di Bangkok, lo skytrain che viaggia a temperature polari o il carosello lascivo di Soy Cowboy, sarebbero meno Thailandia del tour organizzato dove uomini con cappelli di paglia, chini sui campi allagati di riso, spingono un bue con l’aria stanca e sonnolenta giusto per farsi fotografare?

Se dovessi dire la mia è molto probabile che il bue, l’aratro e tutto il resto siano invenzioni, molto meno thailandesi, nel 2022, delle ragazze attaccate al cellulare. Oggi la Thailandia è Bangkok almeno tanto quanto i campi allagati e i terrazzamenti dell’Isan o Chiang Rai. E dico almeno ma penso di più.


Questo post su autenticità e viaggi direi che è finito. I link per proseguire li trovate nel corpo dell’articolo. Se volete aspetto i commenti se no andate a cercare l’autenticità.

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