Guida per salvarsi la vita viaggiando edito da EDT

Oggi parliamo di un altro libro edito dalla casa torinese EDT, “Guida per salvarsi la vita viaggiando” di Remo Carrullo e Luigi Farrauto.

Era un po’ di tempo che non parlavo di libri e ho deciso di farlo in quella che per me è diventata la stagione dei viaggi, tra Novembre e Gennaio. Come libro ne ho scelto uno che tratta un argomento di cui ho già parlato, il viaggio come cura. Il terreno è scivoloso perché non voglio andare sul terreno new-age millenaristico della guarigione spirituale/ricerca di se stessi/anime ferite. Osho e affini insomma li lasciamo a quel bel documentario di Netflix, Wild Wild Country.

Per fortuna però questo libro non ne ha intenzione. Sono gli autori stessi del manuale a dichiararlo nell’introduzione “[questo libro] si può considerare una terapia vera e propria? certo che no, per quanto emuli la struttura di un manuale diagnostico, questa guida non ha alcuna intenzione di collocarsi nel solco della letteratura scientifica”. Allora di cosa stiamo esattamente parlando? Ecco, cerchiamo di capirlo.

Chi si può salvare da cosa

Viaggiare non è una cura come può esserlo un gesso per un braccio rotto o un antibiotico per un’influenza. In alcuni casi può funzionare come un vaccino, vi evita di essere colpiti da malattie come la chiusura mentale, la xenofobia o addirittura il razzismo. In generale però non è in questo che risiede, a mio parere, l’aspetto curativo del viaggio (perché si, anche per me il viaggio ha un aspetto curativo).

foto di una pagina del libro guida peer salvarsi la vita viaggiando
Foto di una pagina del libro Guida per salvarsi la vita viaggiando edito da EDT

L’aspetto curativo del viaggio risiede invece (e credo, se ho interpretato bene questo libro, che gli autori siano d’accordo con me) risiede dicevo nella necessità di spostare il proprio punto di vista, di uscire dall’egocentrismo di cui siamo tutti vittima, di calibrare meglio se stessi in relazione a tutto quello che c’è la fuori. E c’è moltissimo la fuori.

Accade quindi che :

  • primo vi rendete conto che il mondo gira anche senza di voi e che ci sono tante, tante persone che vanno avanti con la propria vita senza curarsi minimamente di voi e dei vostri problemi.
  • secondo vi rendete conto se i vostri problemi hanno una sostanza diagnosticabile reale o sono il frutto marcio della moderna società e/o dei vostri tic mentali (non che le antiche società non avessero problemi, diciamo però che erano differenti).

Finito il pippone, ora passiamo davvero a Guida per salvarsi la vita viaggiando.

Guida per salvarsi la vita viaggiando, la struttura del libro

Li libro si articola su piccoli capitoli dedicati ad un sentimento umano. Per ognuno di questi sentimenti o sensazioni o atteggiamenti, ci sono delle destinazioni consigliate. Facciamo un paio di esempi :

  • per la prigrizia vengono consigliate le Isole Salomone (in particolare il lago di Te’nggano che è un posto remoto anche per gli stessi locali), la Ciudad perdida in Colombia (si parta da Santa Marta, sulla costa caraibica), o ancora l’Angola (in cui richiedere un visto è una procedura da incubo)
  • per uscire dalla “normalità” dei soliti terreni battuti dai turisti suggeriscono Conakry in Guinea, la Colonia del Sacramento in Uruguay o l’Afghanistan (la guida è stata redatta, presumo, prima della presa del potere dei talebani)
  • per chi ha problemi di autostima si suggerisce Libreville in Gabon, le cascate Victoria in Zimbabwe, la scalata verso il tempio dell’Imperatore di Giada a Tai Shan in Cina o Lomè in Togo
Foto di una pagina del libro guida per salvarsi la vita viaggiando
Foto di una pagina del libro Guida per salvarsi la vita viaggiando. In questo caso i consigli per gli avari

Credo abbiate capito l’antifona. I capitoli sono 25 e le destinazioni 500, per cui chiunque dovrebbe poter trovare qualcosa di stimolante. Quasi ogni pagina è accompagnata da fotografie e tutti i capitoli si leggono molto velocemente ma possono anche solo essere sfogliati o letti in rigoroso disordine. Si tratta infatti di un manuale che non richiede tempi di lettura o attenzioni eccessive, potete prendere una pagina, aprirla e vedere se c’è qualcosa che vi stimola, che accende in voi una qualche luce.

Guida per salvarsi la vita viaggiando, le mie conclusioni

Il libro mi è piaciuto, le proposte sono tante, le idee che si possono trarre dalla lettura di questa guida sono molte e anche un viaggiatore navigato come il sottoscritto ha scoperto luoghi e destinazioni a cui non aveva mai pensato. Inoltre, come detto, il manuale è molto veloce da leggere o anche solo da sfogliare, non richiede che vi si dedichi tempi particolarmente lunghi o una diffusa conoscenza delle destinazioni.

Foto di un'altra pagina del libro Guida per salvarsi la vita viaggiando, in questo caso puntiamo ai rabbiosi
Foto di un’altra pagina del libro Guida per salvarsi la vita viaggiando, in questo caso puntiamo ai rabbiosi

Lui insomma pianta l’idea e vi lascia un piccolo consiglio (in genere un sito internet) per approfondire, starà a voi o alla vostra agenzia viaggi poi definire i dettagli e trasformare in realtà l’idea. A volte, lo ammetto anche solo lavorare ad un’idea, per quanto balzana, anche solo mettersi in testa di raggiungere un qualche posto difficile ma per voi importante, è una cosa pazzescamente divertente e fonte di energia.

Detto questo mi sento di fare solo un piccolo commento. Avrei preferito che invece di 500 destinazioni ce ne fossero magari 100, con però più foto e una descrizione un po’ più dettagliata, magari qualche suggerimento in più per approfondire. Questa è però solo la mia opinione, che trae spunto dal libro “The Travel Book – journey through every country in the world” di cui ho prlato nell’articolo come diventare scrittori di viaggio, forse.


Bene, boys and girls, direi che il post sul libro Guida per salvarsi la vita viaggiando è finito. Qualche altro libro suggerito? eccoli qui:

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