Di cosa parliamo quando parliamo di Hong Kong. Storia di un paese e due sistemi

Si fa presto a dire storia di Hong Kong… Questo post, voglio essere sincero, non racconterà solo della storia di Hong Kong, ma proverà ad aggiungere qualcos’altro. Proverà a parlare di cosa sia stata e cosa sia questa città, facendo riferimento alle guerre dell’oppio, alle proteste del 2014 e 2019 e al mio recente viaggio nella ZAS (Zona Amministrativa Speciale) di Hong Kong

Lo ammetto, non sarà facile. Dire che cosa sia oggi Hong Kong è piuttosto difficile, anche per me che ci sono stato recentemente.

Prima di partire dobbiamo però chiarire il campo: Hong Kong è Cina, tranne un breve periodo coloniale è sempre stata Cina e rimarrà cinese per un tempo presumibilmente molto lungo.

Hong Kong è poi, ovviamente, una metropoli internazionale e un formidabile centro d’affari.

Storia di Hong Kong. Questo è il presente, domenica tra i grattacieli di Central in una giornata di sole
Storia di Hong Kong. Questo è il presente, domenica tra i grattacieli di Central in una giornata di sole

Hong Kong ha anche un sistema rappresentativo e giuridico molto diverso da quello cinese, ereditato dalla dominazione coloniale inglese, un sistema che la popolazione locale, e i business mondiali, hanno imparato ad apprezzare.

Hong Kong è oggi una città stabile, efficiente e ordinata ma anche solo nel 2019 le cose erano diverse. Forse le proteste di Hong Kong le avrete viste in televisione. Il 1 ottobre 2019, nel 70° anno dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese, gli scontri hanno portato un poliziotto, isolato ed attaccato da alcuni manifestanti, ad aprire il fuoco contro uno studente che è rimasto gravemente ferito (ma non è morto).

Per concludere poi, io, nel mio piccolo, sono molto interessato ad Hong Kong, alla Cina, e agli sviluppi che la storia sta prendendo in questa parte del mondo.

Quindi, siamo pronti ad andar per mare?

Storia di Hong Kong. La bandiera di Hong Kong e quella cinese sventolano vicine all'Hong Kong Exhibition Center, sul lungomare dell'isola di Hong Kong
Storia di Hong Kong. La bandiera di Hong Kong e quella cinese sventolano vicine all’Hong Kong Exhibition Center, sul lungomare dell’isola di Hong Kong

Storia di Hong Kong: dinamismo, novità e centralità…

Mi affascina il dinamismo asiatico. Se guardate la cartina qui sotto si fa fatica a trovare una sola nazione che non sia stata travolta (in senso positivo ma anche negativo) da cambiamenti epocali, tutti avvenuti negli ultimi 40 anni. Il bari-centro del mondo si sta spostando da quelle parti. Tra Cina, India, Vietnam, Thailandia, Malesia, Indonesia, per non parlare delle Filippine e del Myanmar (purtroppo adesso dilaniato da una guerra civile) o delle due Coree, ditemi se questi non sono i paesi dove “accadono” le cose e il futuro, qui, ha un sapore diverso.

Il mio primo piccolo assaggio di sommovimenti popolari l’ho avuto con le proteste di Bangkok, che nel 2008 hanno fatto chiudere l’aeroporto, nel 2010 hanno causato una novantina di morti e nel 2014 hanno completamente bloccato il centro città.

A Hong Kong però la situazione è, almeno in parte, diversa.

Mappa Hong Kong Sud est asiatico
Storia di Hong Kong ma in questo caso vedete tutta l’Asia. Fonte, ovviamente, google maps. La cartina serve giusto per inquadrare un po’ meglio la questione Hong Kong – Cina – sud est asiatico. La Cina credo la vediate bene, Hong Kong è il puntino che sta nel quarto in alto a destra, tra l’isola di Hainan e quella di Taiwan (altra grande questione aperta della Cina).

Storia di Hong Kong e i diritti acquisiti

Ovviamente non sono un giornalista e non ho pensato di andare ad Hong Kong perché ci sono state manifestazioni di piazza. Semplicemente si tratta di un luogo che volevo visitare da molto tempo. Era nella lista, si potrebbe dire (chi vede Netflix lo sa).

Mi è venuto spontaneo allora cercare di capire qualcosa della storia di questa metropoli e di queste recenti proteste, delle grandiose manifestazioni di piazza che avevano, in genere, uno svolgimento più o meno pacifico e miravano a difendere i diritti acquisiti dalla città di Hong Kong durante il dominio coloniale inglese.

Proteste ad Hong Kong, 2019. Occupazione dell'aeroporto. Fonte epochtimes.com
Proteste ad Hong Kong, 2019. Occupazione dell’aeroporto. Fonte epochtimes.com

Storia di Hong Kong: Nanchino, i boxer, l’oppio e la Gran Bretagna. No, non è il party di fine anno cinese

Fino a che punto tornare indietro nel tempo quando si vuole parlare della storia di Hong Kong? Fermiamoci al 1500. In questo periodo la città era solo un piccolo porto sperduto, abitato dalla popolazione degli Hakka (pescatori per lo più) nella parte sud est dell’impero cinese. L’imperatore non conosceva la zona e l’area non aveva nessuna importanza.

L’arrivo dei portoghesi, che si accamparono a Macao nel 1557, cominciò ad accendere i riflettori su questa zona della Cina come luogo di scambio e commercio con le potenze europee. Se a Macao c’erano i portoghesi, gli inglesi acquisirono l’isola di Hong Kong nel 1841 nel contesto delle guerre dell’oppio.

Ecco quindi le famigerate guerre dell’oppio (1840-1860 circa, scoppiate perché la Cina voleva limitare la vendita dell’oppio inglese coltivato in India e, più in generale, la penetrazione commerciale occidentale in Oriente, mentre la Gran Bretagna e le altre potenze occidentali volevano ripianare la propria bilancia dei pagamenti e sfruttare la cosa per penetrare nel territorio cinese), dicevo, arriviamo quindi a queste due guerre dopo le quali la Cina si ritrovò umiliata e costretta a cedere parte della propria sovranità su alcuni territori costieri, Hong Kong island in particolare.

Firma del trattato di Nanchino, dipinto.
Storia di Hong Kong. Dipinto che ritrae la firma del Trattato di Nanchino. Fossi in voi mi soffermerei sul sorrisetto del cinese vestito di rosso. Chissà che cosa pensava

Il trattato di Nanchino (fine prima guerra dell’oppio, 1842) consegnava alla Gran Bretagna, in perpetuo, il territorio di Hong Kong, a cui vennero poi aggiunti, con un secondo trattato nel 1898, Kowloon e i “nuovi territori” (questi per un periodo di 99 anni, cioè fino al 1997).

Questa serie di cocenti sconfitte dell’Impero di Mezzo portò poi alla rivolta dei Boxer, che ritenevano l’imperatrice (Cixi) troppo debole e succube delle potenze straniere (il nome Boxer deriva dalle scuole di Kung Fu dove iniziò la ribellione).

Nella storia della Cina, e di Hong Kong, c’è anche un po’ d’Italia…

In seguito al diffondersi della rivolta dei boxer, all’uccisione di un certo numero di cristiani e all’assedio degli stranieri che si erano rifugiati nel quartiere delle ambasciate di Pechino, le potenze straniere decisero un nuovo intervento. Questa volta si accodò anche la nostra Italia (quando si dice “aiutarli a casa loro” all’epoca si faceva così) che inviò un paio di migliaia di uomini e 178 quadrupedi (Wikipedia ovviamente).

Il corpo di spedizione delle 8 nazioni ebbe ragione delle forze cinesi piuttosto velocemente e l’Italia, per tutti i suoi sforzi, venne ripagata con un pezzo di terra di 450.000 m2 che comprendeva alcune case, una palude e un cimitero. Il tutto rimanne orgogliosamente italiano fino all’arrivo dei giapponesi nel 1943. Sapevatelo.

Fast forward fino alla Lady di ferro e Deng Xiaoping. Anno del Signore 1984.

Solo nel 1984 Regno Unito e Cina raggiunsero un accordo relativo al ritorno di Hong Kong, Kowloon e i nuovi territori, alla Cina. Il cambio della guardia sarebbe avvenuto il 1 luglio 1997.

La Cina, nel frattempo, aveva adottato un governo comunista con principi alquanto differenti da quelli vigenti nella colonia inglese di HK (che erano essenzialmente quelli derivati dalla Common Law britannica).

Venne quindi garantito, ai cittadini della colonia britannica, che anche dopo il passaggio alla Cina sarebbero stati mantenuti molti diritti fondamentali (parola, assemblea, voto, religione ed altri) attraverso la Basic Law, una sorta di costituzione, oltre che un sistema in cui il potere giudiziario fosse effettivamente separato da quello legislativo e, soprattutto, esecutivo. Senza contare l’esistenza di un sistema politico multiparlamentare.

Thatcher Deng Xiaoping CNN.com
La Thatcher e Deng Xiaoping, CNN.com. Vi prego di notare i vestiti, il té e soprattutto i poggia gomiti fatti all’uncinetto. Altri tempi.

Storia di Hong Kong. Un paese, due sistemi e tre amici

Venne così codificato il principio di “un paese due sistemi“, che la Cina elaborò pragmaticamente. Un po’ come si accetta di andare alla festa di compleanno dell’amichetto di tuo figlio. Lo devi fare perché se non lo fai sta brutto e poi succede un casino. Tu fai finta di niente e speri che passi in fretta.

Il punto è che questa storia dei due sistemi andava bene finché la Cina aveva bisogno di Hong Kong in quanto piazza commerciale/azionaria più importante che il Dragone avesse. Nel ’97 solo quest’isola aveva un PIL che era più di 1/4 di quello di tutta la Cina. I ritmi di crescita cinesi hanno però ridotto questa percentuale al punto che adesso siamo intorno al 3% (e recentemente la confinante città cinese di Shenzen ha superato HK come PIL, ecco il 3° amico).

Facciamoci due conti

Capite che, considerata la situazione, ai grandi capi cinesi non faceva molto piacere che il vecchio campione sulla via del tramonto si ritrovasse con un contratto che tutti gli altri componenti della squadra nemmeno si sognavano di chiedere. Non si capiva più perché HK dovesse essere speciale.

Proteste hong Kong - fonte Studio Incendo.
Storia di Hong Kong, le più recenti proteste del 2019. Fonte Studio Incendo.

Era necessario quindi limitare il contagio delle libertà occidentali che avrebbero potuto, nella visione del Comitato centrale (come suona anni ’80 questo termine), nuocere alla stabilità e alla crescita della potenza cinese.

Le cose si sarebbero fatte piano piano, senza schiamazzi e senza strilli. Con un po’ di furbizia HK si sarebbe trasformata in una qualsiasi città cinese ben prima della data del 2047, anno in cui il meccanismo dei due sistemi sarebbe dovuto andare in pensione (sostituito da cosa chiedete voi? nessuno l’aveva previsto).

Nella storia di Hong Kong entra gamba tesa la cronaca. Nera.

Le proteste non sono certo iniziate nel 2019. Anche nel 2014 c’è stato il periodo della rivoluzione degli ombrelli e Occupy Central, che ha avuto tra i protagonisti Joshua Wong. E poi, su tutto questo intricato meccanismo fatto di lotte, diritti, sistemi differenti, e geopolitica di una super potenza in divenire, si aggiunge una questione di cronaca nera.

Succede infatti che una coppia di ragazzi di Hong Kong si trova in vacanza una settimana a Taipei (anche lì complicato il rapporto con la Cina, che considera Taipei un suo territorio, ma Taipei non è molto d’accordo). Partono in due e ne torna solo uno. Lui.

Lei era incinta e va capire cosa succede. Anzi, si capisce bene cosa succede, tanto che il sistema giudiziario di Taipei accusa il ragazzo di omicidio e ne chiede la consegna alle autorità di HK. Il presunto assassino non può però essere estradato perché non c’è un trattato d’estradizione tra HK e Taipei.

Carrie Lam e gli scontri di Hong Kong

Il governo prende la palla al balzo e prepara una legge sull’estradizione. Peccato che la stessa legge possa essere usata per estradare qualcuno nella Cina continentale, dove c’è la pena di morte (più di un migliaio di morti l’anno si dice) e dove il potere giudiziario è in genere più sensibile agli orientamenti governativi.

I cittadini di Hong Kong non se la bevono e non ci stanno. Se la legge venisse presentata in parlamento ci sarebbe una buona possibilità che passi dato che il parlamento è dominato da gruppi pro-Cina (altra parente. Ad Hong Kong vengono eletti dai cittadini solo 20 parlamentari su 90, 30 vengono scelti da vari gruppi/ordini professionali/economici, 40 da un collegio di 1500 membri chiamato collegio elettorale di HK. Il risultato è che i soggetti pro governo centrale cinese sono sempre in maggioranza).

L’approvazione avrebbe significato la fine, in pratica se non proprio sulla carta, della “specialità” di Hong Kong. Elementi scomodi avrebbero potuto essere consegnati al sistema giudiziario della Cina continentale, con conseguenze molto più dure delle attuali. Joshua Wong , ad esempio, avrebbe rischiato il carcere a vita e non qualche mese di prigione.

Un'immagine delle oceaniche manifestazioni/proteste di Hong Kong. Una di queste ha portato in strada 2 milioni di persone sugli 8 che abitano in città. Fonte Studio Incendo.
Un’immagine delle oceaniche manifestazioni/proteste di Hong Kong. Una di queste ha portato in strada 2 milioni di persone sugli 8 che abitano in città. Fonte Studio Incendo.

Storia di Hong Kong. Com’è finita con la legge sulle estradizione?

La legge sull’estradizione è stata ritirata, ma le proteste non sono cessate, è stato anzi bloccato l’aeroporto e le solitamente pacifiche manifestazioni hanno portato in strada 2 milioni di persone (sugli 8 milioni di abitanti totali). Ci sono stati anche scontri tra polizia e manifestanti e scontri tra manifestanti e Triadi (la mafia di Hong Kong sembra essere schierata a favore della Cina… ma non chiedetemi il perché o retroscena, io sono fermo ad Infernal Affairs, l’originale da cui Scorsese trarrà il suo The Departed).

La repressione, alla fine, si è però fatta sentire e nel 2020 il parlamento cinese ha passato una Legge sulla Sicurezza della Zona Amministrativa Speciale di HK.

Con questa legge si creavano i reati secessione, sovversione, terrorismo, e collusione con potenze straniere per la promozione della secessione di HK dalla Cina. Le pene sono severe, viene data alla polizia la possibilità di eseguire perquisizioni anche senza mandato e anche per semplici post online e, insomma, le autorità della Cina continentale hanno dato ampio margine di manovra al governo semi eletto di Hong Kong. L’obiettivo era colpire duro i promotori di un modello di Hong Kong democratica meno legata alla Cina, ma farlo stando sempre nella lettera della legge.

Hong Kong grattacieli visti dal basso
Storia di Hong Kong, i grattacieli di Wan Chai, uno dei distretti di Hong Kong

Centinaia di persone sono state indagate e arrestate e famosi rimangono le 47 persone condannate nel 2024, tra cui il Professor Tai e Joshua Wong. Ancora oggi, fuori dalle stazioni di polizia di HK, ci sono foto segnaletiche di un gruppo di ragazzi e ragazze condannati in absentia per secessione e collusione con potenze straniere. Facce che a noi europei sembrano di ragazzini qualunque e che per HK sono pericolosi traditori che hanno l’obiettivo di distruggere Hong Kong.

La storia di Hong Kong e l’alternativa del modello cinese

Se oggi andate al museo di storia di Hong Kong (gratuito) oltre alla parte dedicata alle grande conquiste della Cina negli utlimi 50 anni, c’è una sezione espressamente dedicata alla Legge sulla Sicurezza Nazionale, a quanto sia buona e quanto bene abbia fatto a HK.

L’ordine è tornato, i facinorosi sono stati messi in galera e la pace sociale è tornata in tutti i territori della ZAS. Purtroppo, al di là della posizione che si può prendere sul merito della questione, il Museo di Storia di Hong Kong sa molto, moltissimo, di propaganda.

Chiaramente la “sfida” che oppone alcuni abitanti di Hong Kong alla Cina è impari e (probabilmente) impossibile da vincere. Per dimensioni, potere e forza, pochi potrebbero oggi sfidare il colosso cinese, specie con ombrelli o la colonna sonora dei miserabili. Inoltre non tutta la popolazione di HK è convinta che il concetto di democrazia occidentale faccia davvero bene alla città.

La Cina d’altronde, sembra passarsela bene anche senza essere eccessivamente democratica (qualcuno ha parlato di autocrazia con il gelato, storia lunga).

Non proprio storia di Hong Kong ma più francia, qui siamo con Les Miserables

Inoltre, andando un po’ più in profondità, mi sembra di poter dire che quello che è avvenuto non è solo uno scontro per i diritti dei cittadini di Hong Kong e sui diritti dei cittadini di Hong Kong, ma anche uno scontro tra due diversi modi di concepire la vita e le relazioni che legano gli esseri umani, sia nella sfera privata che in quella lavorativa.

Se ancora non vi siete addormentati e siete qui a leggere potrei semplificare tutto dicendo di guardarvi il documentario di Netflix “American Factory”.

Storia di Hong Kong, il trailer del documentario Netflix American Factory.

Il modello cinese di società e lavoro, che ha alla base uno spiccato senso della comunità e un ridotto individualismo, si trova a cozzare contro il modello occidentale della libertà inviolabile di ogni singolo individuo. Il governo cinese vi dà la possibilità di avere una vita comoda, con una bella auto e una lavastoviglie in casa, e voi fate il favore di non rompere troppo le palle con concetti di libertà e con un individualismo che alla fine nuoce allo stato e alla comunità tutta.

In Cina, da tempi immemori (potrei dire Confucio ma forse esagero), il bene comune è più importante dei sacrifici dell’individuo. Il rispetto per le tradizioni e l’autorità è più importante del diritto del singolo di dire quello che pensa. Il sistema deve essere stabile e le voci fuori dal coro innocue. Insomma, il sogno cinese non è (era?) quello americano.

In Asia questa visione del futuro e della società, così diversa da quella occidentale, ha trovato una sintesi/fusione con il modello capital-comunista cinese e si presenta davvero, almeno in quell’area del mondo, come un’alternativa al modello liberale occidentale (vedi Thailandia, Vietnam, Cambogia, Laos… ma adesso sembra che anche gli Stati Uniti abbiano intrapreso un interessante percorso verso l’autocrazia…).

E voi da che parte state (lo chiedo sinceramente)?

p.s. Se siete interessati a proseguire il viaggio in Asia leggendo qualcosa su Cosa vedere a Singapore cliccate qui. Ovviamente c’è anche Bangkok con un migliaio di cose da vedere e fare.


Il post sulla Storia di Hong Kong è finito. Altre proposte:

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Copenaghen, design e cibo (non a buon mercato)

Come viaggiare spendendo poco ma cibandosi di croste di pizza

Il post che si occupa Armenia

2 commenti

  1. Mi sembra di capire che Hong Kong sia la tua prossima meta di viaggio, non sei preoccupato per quello che sta accadendo? a leggere le notizie non sembra un posto per turisti in questo momento.

    • Sono in contatto con alcune persone ad Hong Kong e le loro informazioni mi hanno tranquillizzato. Certo, non è la situazione ideale per un turista, almeno in certi giorni e in certi punti della città. Ma siamo proprio sicuri che sia davvero un problema?
      Inoltre i media riportano notizie solo quando succede qualcosa di grosso o terribile. Boots on the ground credo che la situazione sia sempre diversa da come viene dipinta.

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