In questo post si parla di Lubiana e nomadi digitali ma, visto che andate di fretta, lasciatemi prenderla un po’ alla lunga.
Recentemente ho letto di importanti proteste contro nomadi digitali in quel di Città del Messico. L’inflazione galoppa anche in Messico e i nomadi digitali, soprattutto americani, non sono parte della soluzione (e se non sei parte della soluzione di cosa sei parte?). Per questo mi sono chiesto, ma se qualcuno volesse smettere di essere un nomade digitale? niente più corsi online, criptovalute e inquietanti personaggi incontrati su Reddit, mouse attaccato al chiodo e un vecchio lavoro 9-17 sotto al culo.
Seguendo questa ipotesi dove ci si potrebbe fermare? e qui arriviamo alla cara Lubiana. Per un tipo di nomade digitale pentito (diciamo uno abituato ad un coworking balinese con sedie ergonomiche da tortura medievale e uno scialbo e troppo costoso cappuccino) questa città potrebbe andare bene e potrebbero, se non fermarsi del tutto, almeno trovare un posto dove lasciare uno spazzolino.
Per un altro tipo di nomade (quelli che postano foto di tramonti tropicali con il laptop fra le ginocchia, in bilico su un’amaca, mentendo spudoratamente ai follower e forse anche a se stessi), per questi nomadi probabilmente Lubiana non è il massimo.

Se io fossi un nomade digitale credo che apparterrei alla prima categoria e Lubiana potrebbe quindi essere un buon luogo dove fermarsi dopo anni di spostamenti, valigie con la zip rotta e passaporti sgualciti. Perché Lubiana non è una città immaginaria uscita da un romanzo di Tolkien. Esiste, è pratica e rilassata allo stesso tempo. Inoltre è la capitale della Slovenia, un posto che nessuno ti dice di visitare, ma che poi non vorresti più lasciare.
Lubiana e nomadi digitali, quelle piccole capitali…
Lubiana, lo ripeto, potrebbe esservi sfuggita. Forse tutta la Slovenia potrebbe esservi sfuggita. Anche noi italiani, che con la Slovenia condividiamo un confine e tanta storia (più brutta che bella ma sorvoliamo), facciamo in genere poco caso a questo paese e a Lubiana.
Lubiana è sui generis come ex capitale oltre cortina. Non ha nulla a che fare con la Lituania e con Vilnius e non ci sono praticamente tracce del comunismo sovietico e nemmeno quello balcanico in salsa titina. Rimane invece la capitale di un paese che si ostina a voler restare tranquillo, pulito e ordinato nonostante tutto il caos dell’Europa intorno.

La città è relativamente piccola (300.000 abitanti, più o meno come un quartiere romano in un giorno tranquillo), compatta, e sembra uscita da un diorama di cartapesta realizzato da un artista ossessivo-compulsivo.
Una città da cartolina — ma non solo quella turistica
La prima cosa che noti appena arrivi a Lubiana è che non c’è niente di “grandioso”. Nessun monumento iper-iconico, nessuna torre Eiffel o Colosseo. Ma c’è ordine e ogni tanto anche silenzio. La gente tende a non urlare al telefono, le biciclette cercano di non investire i pedoni e una rete di autobus che, udite udite, funziona.

E poi, il fiume Ljubljanica che attraversa placidamente il centro, costeggiato da caffè e ponti dall’architettura surreale, come il Triplice Ponte, che sembra progettato da un architetto che non sapeva scegliere quale ponte costruire e allora ne ha fatti tre.
Il castello di Lubiana, che domina la città da una collina verde come un rigoglioso pensiero positivo, è raggiungibile con una funicolare (oppure a piedi, se sei uno di quei nomadi digitali che vanno in palestra “perché altrimenti non riesco a concentrarmi”). Dall’alto, la vista è una meraviglia: tetti rossi, verde ovunque, e una serenità urbana che sa di miracolo nord-mittel-europeo, un po’ fin de siecle, impero asburgico in decadenza, e un po’ ordine teutonico.
Altrettanto piacevole è la Cattedrale di San Nicola, un edificio religioso di particolare bellezza. Caratterizzata da una facciata neoclassica e da un interno con imponenti decorazioni in bronzo.
Lubiana e nomadi digitali, un po’ di storia, che tanto non guasta mai
Lubiana è vecchia, ma porta bene i suoi anni. Fondata probabilmente dai Romani, che la chiamavano Emona, ha visto passare di tutto: celti, barbari, imperatori asburgici, e pure Tito, il comunista balcanico e famoso maresciallo di uno stato che non esiste più, la Jugoslavia.

Durante il Medioevo fu una classica città europea con mura, pestilenze, guerre e guerriciole e quant’altro. Ma è nel Novecento che le cose si sono fatte interessanti: Lubiana è passata sotto l’Austria-Ungheria, poi nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi nella Jugoslavia socialista, e infine è diventata capitale quando la Slovenia si è fatta autonoma nel 1991. Un curriculum geopolitico di tutto rispetto.
Il bello è che, nonostante questo passato turbolento, la città ha conservato un’architettura armoniosa e una pacatezza zen. Cose che, se hai passato l’infanzia in Italia ti sembrano roba da fantascienza.
La finta vita slow che in realtà è vera
Lubiana è la patria ideale per chi ha sviluppato un’allergia acuta al concetto di “digital hustle”. Qui nessuno sembra avere fretta. Non è quella lentezza artificiale da retreat di yoga, il silenzio obbligatorio segnato dalla preghiera mattutina di un monastero buddista disperso nelle montagne e senza WiFi, ma una lentezza vera, naturale. Gente che si prende un caffè e ci resta seduta mezz’ora, che legge con un libro vero, non con il telefono nella custodia a forma di Moleskine.
La città è piena di parchi (il Tivoli, per esempio, è un parco enorme con tanto di gallerie d’arte a cielo aperto), e l’aria è talmente pulita che ti viene il dubbio che abbiano installato filtri Instagram in tutto il cielo.

Lubiana e nomadi digitali. Caffè, ristoranti e… ma cosa mangiano questi sloveni?
Ora veniamo alla parte fondamentale per ogni nomade digitale stanco: cosa si mangia e dove si beve decentemente?
La buona notizia è che Lubiana è piena di caffè accoglienti, con Wi-Fi decente e nessuno che ti guarda male se stai tre ore davanti a una tisana. Caffè Čokl, per esempio, è uno dei miei preferiti: minuscolo, ma con caffè artigianale e atmosfera da “sto lavorando ma in fondo sto solo scrollando Tik Tok”.
Poi c’è Kavarna Rog, in un’ex fabbrica trasformata in centro creativo — il paradiso per ogni hipster ex-nomade in cerca di redenzione.

Ristoranti come “Gostilna Sokol” sono celebri per i loro piatti tipici e l’atmosfera accogliente, rendendoli ideali per una cena magari anche romantica. Il ristorante propone un menù che spazia dalle tradizionali zuppe a piatti di carne grigliata.
Capitolo ristorazione: la cucina slovena è un mix interessante. Un po’ Balcani, un po’ Austria, un po’ Italia. Risultato? Roba buona. Si va dai piatti tradizionali come la Jota (una zuppa di crauti e fagioli ideale nel periodo agotano) ai raffinati ristoranti fusion dove puoi ordinare un risotto al tartufo servito su una lastra roccia magmatica con fiori commestibili.
Il mercato centrale di Plečnik (l’architetto che ha ridisegnato mezza città) è una gioia per i sensi e un posto dove puoi finalmente capire se sei davvero un local: se ti senti a tuo agio a contrattare per una cipolla, sei pronto.
Coworking (seriamente) e case
A differenza di molte capitali europee, a Lubiana affittare un bilocale non implica vendere un rene. Gli affitti sono ancora umani, anche se in crescita, e la qualità della vita ti fa venire voglia di restare.
I coworking? Ci sono, e non sono pieni di influencer che parlano a voce alta di funnel e NFT e quando sei stanco, ti basta uscire e sei in un centro città dove tutto è raggiungibile a piedi, e c’è sempre qualcuno che ti saluta senza secondi fini.
Le gite fuori porta (per quando ti sale l’ansia esistenziale)
Lubiana è piccola, quindi dopo un po’ (tipo due settimane) potresti sentire il bisogno di esplorare. Fortunatamente, la Slovenia è un paese compatto e variegato: in meno di un’ora sei al lago di Bled, a fingere di essere in una fiaba disneyana; oppure alle grotte di Postumia, a domandarti chi ha avuto la folle idea di fare concerti lì sotto.
Se invece sei in modalità “voglio scappare ma non troppo”, Maribor o Pirano sono perfette: la prima è la seconda città slovena, con ottimo vino e zero stress; la seconda è una perla adriatica, perfetta per dimenticare che hai scadenze.
Conclusione: Lubiana e nomadi digitali, ci restiamo?
Sì, Lubiana non è famosa. Non ha palazzi mastodontici, non è cool come Berlino né patinata come Parigi. Ma è vivibile, respirabile, semplice e, soprattutto, funziona. E per chi ha passato gli ultimi anni a inseguire tramonti digitali e coworking con l’aria condizionata a 15 gradi, forse è proprio questo il miracolo.
Lubiana, per chi si ferma a lungo o anche solo qualche giorno, offre una bella combinazione di cultura, storia e bellezze naturali. Per spostarvi i mezzi pubblici rappresentano una valida opzione, tuttavia, è consigliabile noleggiare una bicicletta, per sfruttare le molte piste ciclabili presenti.

Insomma, in un mondo che ti dice costantemente di muoverti, cambiare, viaggiare e “trovarti”, Lubiana sussurra una proposta indecente: “e se ti fermassi?”.
Non è una brutta idea.
Il post su Lubiana e nomadi digitali è finito se volete qualche altro suggerimento:
Si può ancora viaggiare spendendo poco?