Viaggio e fotografia con Francesco Corsi
Amo raccontare un momento che […] si ripete infinite volte ma per tanti aspetti è irripetibile e unico
Ormai da qualche settimana partecipo al progetto di Momondo “Open World Travelers ambassador”. L’iniziativa è di per se interessante, ma la cosa più bella è l’essere entrato in contatto con altri blogger e scrittori di viaggio, alcuni con molta più esperienza, altri alle prime armi come il sottoscritto. Così, vincendo la mia proverbiale pigrizia, mi sono chiesto se non si potesse fare qualcosa di interessante insieme.
La risposta era ovvia, ma da dove cominciare? Riflettendoci mi è subito venuto in mente Francesco. Chi meglio di lui per parlare di viaggi e fotografia?
Viaggi e fotografia, Francesco Corsi
Il Francesco di cui parlo è Francesco Corsi, fotografo e viaggiatore livornese che ho conosciuto nel 2013, mentre lui e la sua ex compagna viaggiavano per il Centro America come il sottoscritto. Avevamo avuto tutti l’idea di attraversare il confine tra il ridente Costa Rica e il finanziariamente disinvolto Panama non dal punto di passaggio principale, il caotico Paso Canoas, ma transitando prima per la cittadina di San Vito e poi per Rio Sereno.
Fu una scelta cercata e fortunata. In primis proprio per questo incontro e poi perché il passaggio di confine fu indolore e semplice come raramente me ne sono capitati. Il prosieguo del nostro viaggio ci portò poi a Boquete, dove restammo qualche giorno prima di separarci e proseguire ognuno per la sua strada. Francesco e Letizia rientrarono in Costa Rica, io presi invece un aereo da Panama city a NYC.
Approccio al viaggio
Francesco ha un approccio al viaggio simile al mio se non fosse per una importante differenza. Io faccio fotografie quando devo, se proprio devo, e ho una certa generale ritrosia, specie nel fotografare persone (c’è un post qui a proposito). Lui invece è un vero fotografo, con un’eccezionale capacità di cogliere i momenti semplici della vita di tutti i giorni: gli sguardi, i sorrisi, la tristezza, lo squallore, la semplice quotidianità. Il tutto con il massimo rispetto per ogni persona. Se andate sul suo sito (http://ciufalibre.wixsite.com/francescocorsi) capirete di cosa sto parlando. Credo quindi che il suo occhio potrebbe far emergere delle differenze che vi/ci faranno riflettere e/o interrogare. In fondo ho sempre pensato che il viaggio sia fatto molto più di domande che di risposte.
Tre dettagli tecnici :
- sarebbe stato più bello fare l’intervista in un bel bar ma, visto che la vita non si può mettere in pausa, preciso che il nostro scambio si è svolto tramite email inviate tra novembre e dicembre 2018.
- Data la lunghezza complessiva, ho deciso di dividere l’intervista in due parti. La seconda verrà pubblicata la prossima settimana.
- Le foto che vedrete sono tutte, ovviamente, di Francesco Corsi.
E adesso, dai dai dai che si comincia!
1 – Domanda banale ma utile per chi legge, chi è Francesco Corsi? e poi c’è una frase, un detto o un aforisma che ti rappresenta e che possa aiutarci a capire la tua filosofia di vita, sempre che ce ne sia una, ancor prima che di viaggio?
Sinceramente non ho mai pensato a frasi, aforismi o via dicendo che possano far capire la mia filosofia di vita, anche perché é sempre in continuo cambiamento, non sono più quello che ero a vent’anni e non sono quello che sarò a sessanta. E per quanto riguarda chi sono posso dire che un tempo ero uno che scappava da se stesso ed il viaggiare mi aiutava molto. Adesso sono padre di una splendida bambina, alla quale voglio trasmettere la passione del viaggio, non per scappare da se stessa ma per conoscere ed apprezzare il mondo e i suoi popoli!
2 – Mi faccio sempre moltissime domande e inevitabilmente sono finito a farmi domande sul blog e sul perché raccontare esperienze di viaggio. La prima cosa che ho pensato è “i viaggi si fanno, non si raccontano”. Poi ovviamente, con coerenza, ho cominciato a scrivere un blog. Tu perché viaggi e perché ti sei appassionato alla fotografia?
Come ti dicevo i primi viaggi sono stati una po’ una via di fuga, vuoi da una realtà (quella di un paesino vicino al mare dove d’inverno non c’era molto da fare) che iniziava a starmi stretta, vuoi da un’inquietudine interiore che mi spingeva a pensare che c’era altro oltre al posto fisso, la macchina nuova, vestirsi alla moda e gli aperitivi. La passione si è accesa perché mi sono sentito in dovere di raccontare quello che il viaggio mi metteva davanti, quello che vivevo, quello che i miei occhi vedevano e trasmettevano alla mia anima. La macchina fotografica è per me anche un’ottima compagna di viaggio, sia nel momento del click, sia la sera prima di dormire, quando dando uno sguardo agli scatti fatti mi immergo in ciò che ho vissuto.
3 – Susan Sontag diceva “Fotografare le persone significa violarle, vedendole come non si vedono mai, avendo di loro una conoscenza che non potranno mai avere; trasforma le persone in oggetti che possono essere simbolicamente posseduti. Proprio come una macchina fotografica è una sublimazione della pistola, fotografare qualcuno è un omicidio subliminale – un omicidio appropriato a un tempo triste e spaventato” (ho fatto in proposito un post qui). Al di là del tono vagamente apocalittico e tenendo presente che oggi i selfie sono un’arma di distrazione di massa, tu cosa ne pensi? come riesci a superare, se ce l’hai mai avuta, quella ritrosia che io ancora ho nel ritrarre persone?
Si sono colpevole, rubo l’anima alla gente! Scherzi a parte, ti assicuro che non mi sono mai posto il problema, perché nello scatto prendo solo un semplice momento di un’intera vita di una persona. Immortalo quell’istante che non potrà mai essere uguale anche in una routine che si ripete tutti i giorni. Vuoi per la luce, l’angolazione, il movimento, la vita che scorre intorno, quel momento è soltanto una visione superficiale del soggetto. Loro non si vedranno mai come li vedo io ma è quello che succede tutti i giorni incrociando le persone con uno sguardo. Gli scatti che preferisco sono quelli dove il soggetto non si rende conto che lo sto fotografando, la spontaneità è insuperabile!
Se poi vuoi sapere le reazioni che hanno avuto alcuni soggetti che si sono resi conto di essere fotografati ci vorrebbe un’intervista a parte. Per quanto riguarda i selfie, non sono un appassionato, ma di tanto in tanto perchè no…oh li mi rubo la mia anima!
4 – Hai mai pensato che questo (viaggio e/o fotografia) potesse diventare il tuo lavoro?
Penso che se hai una grande passione cerchi di dare sempre il meglio, di alimentarla, fantasticando anche su quello che potrebbe essere, quello che potrebbe succedere, fino ad arrivare anche a sperare di trasformarla nel tuo lavoro. Guardandomi in giro però mi rendo conto che c’è una professionalità impressionante in questo settore e tantissima concorrenza. Per il momento preferisco mantenere la mia passione come tale, senza però chiudere nessuna porta, apertura in ogni direzione. Poi vediamo, sono ancora giovane!
5 – Io sono, nella vita così come in viaggio, una persona piuttosto pragmatica e poco incline alla filosofia. Mi piacerebbe provare ad allenare la mia scrittura e il mio cervello ad una visione più poetica del viaggio, senza magari scadere in ovvietà che odio come i post sui tramonti in spiaggia (che purtroppo credo di aver fatto). Tu come vedi la tua fotografia e il tuo viaggiare? da quello che ho visto mi sembri molto interessato alla quotidianità e alle persone.
Si proprio cosi. Mi piace fotografare le persone nella vita di tutti i giorni, le loro storie, la loro quotidianità. Amo raccontare un momento che in una vita si ripete infinite volte ma per tanti aspetti è irripetibile e unico. Viaggiando ho sempre con me la macchina fotografica al collo, cosa che non mi succede quando sono a casa, mi guardo in giro per cercare una scena che abbia una logica nel mio modo di vedere la fotografia. E, fidati, non vivo il viaggio (come certe volte capita di sentirsi dire) attraverso un obbiettivo, quella è solo la parte finale prima del click. Io il viaggio me lo godo eccome, forse ancor di più proprio perché sto attento a tutti i particolari. Poi succede che non mi accorgo di un auto che parte in retromarcia, in una strada a senso unico, perché guardavo dall’altro lato e mi prende in pieno. Mi è capitato a Cuzco in Perù, ma questa è un’altra storia!
6 – Parlando di viaggi e fotografia una domanda obbligatoria a questo punto. Francesco Corsi usa il telefonino o macchina fotografica? e quale macchina fotografica?
Con il telefonino tanti video, foto nessuna (tranne qualche selfie da mettere sui social), anche perché a me piace stampare e fare mostre fotografiche e quindi preferisco usare una macchina fotografica. Di queste ne ho avute un monte. Nel primo viaggio lunghissimo mi portai un’analogica, non ricordo nemmeno il modello, ma la spesa che affrontati al rientro per sviluppare i 40 rullini fu importante, cosi passai alla digitale. Ho sempre avuto delle fotocamere bridge, divertenti da usare perché molto manuali, compatte, non danno nell’occhio, perfette da portare in giro per tanto tempo e facili da nascondere in caso di bisogno! Da un bel po’ mi sono appassionato alla Olympus, prima la bridge stylus one, professionale direi, poi sono passato alla mirrorless Olympus OM-D, nello specifico la E-M10 Mark II. Prossimo acquisto? ci sto pensando e aspetto novità, seguo sempre la Olympus ma potrei innamorami di altro!
Ecco qui la seconda parte ladies and gentleman.