Viaggi e cambiamento climatico. Ci avete mai pensato? Negli ultimi giorni ho notato che su diversi giornali escono articoli che invitano a riflettere sui costi ambientali (e umani) di un viaggio. Affrontiamo la questione?
Ormai siamo abituati a viaggiare, diamo per scontato sia possibile e ci sembra incredibile pensare che qualcuno o qualcosa possa limitare la nostra libertà. Eppure il cambiamento climatico potrebbe esigere più che due gradi in meno di riscaldamento. Dovremmo smettere di viaggiare?
Dal NYT a La Repubblica
La domanda un po’ provocatoriamente posta nell’articolo del NYT è questa: “If Seeing the World Helps Ruin It, Should We Stay Home?” (Se vedere il mondo lo distrugge dovremmo stare a casa?). Porre una questione del genere, specie in un blog di viaggi, sembra una contraddizione. Eppure penso che la questione debba essere affrontata.
Si, credo proprio di si. Sono maturi i tempi per chiedersi se noi viaggiatori stiamo distruggendo l’ambiente.
Viaggi e cambiamento climatico. Le nostre colpe
La domanda posta dal New York Times, è stata ripresa da La Repubblica in un articolo dell’inserto scienze del 20/06, dall’inserto del Corriere della Sera, dall’Independent e #flyggskam (flyght shaming) è un trend topic di Instagram.
Il punto della discordia, quando si arriva all’impronta ecologica dei viaggi, è soprattutto legato alle emissioni di anidride carbonica causata dai voli aerei, che rappresentano circa il 2% del totale delle emissioni.
Potrebbe non sembrare molto ma in realtà è più o meno la quota di CO2 emessa dalla Germania. Come l’articolo di Repubblica riporta, se i voli aerei fossero una nazione sarebbero la 7° nazione più inquinante al mondo.
Viaggi e cambiamento climatico. Le ragioni di preoccupazione
Questi dati possono e devono preoccupare per due ragioni.
La prima è che dovremmo passare dai 4,4 miliardi di passeggeri annui di oggi (circa 100.000 voli al giorno di media con un picco di 200.000 nel giugno scorso) a 8 miliardi nel 2038. Un raddoppio che non avverrà senza conseguenze. Parliamo di dimensione e numero degli aeroporti, inquinamento acustico specie nelle fasi di atterraggio e decollo e quantità di combustibile impiegato dagli aerei.
La seconda è che i grammi per chilometro di Co2 emessi dagli aerei sono circa 258, mentre su strada si scende a 158 e in treno addirittura a 14. La differenza è enorme e il notevole aumento dei voli aerei non fa che peggiorare le cose.
Viaggi aerei eco-friendly? non all’orizzonte
In questa situazione poco rosea verrebbe davvero da dire che le soluzioni non sono molte, se viaggiate e avete l’ambiente a cuore. Dovete prepararvi al prossimo viaggio in Marocco? cominciate a programmare perché vi serviranno un po’ di biglietti del treno se ci tenete all’ambiente. Per non parlare di un viaggio di un paio di settimane in India (come sono le coincidenze in Iran?).
Niente più weekend a Londra per vedere il musical del Re Leone, niente salto in Sicilia per il ponte dei morti. Riuscite ad immaginare che cosa significherebbe per il mondo dei viaggi dover abbandonare l’aereo? Certo, qualcuno si divertirebbe nel pensare “tanto peggio tanto meglio”.
Quello che sarebbe certo è che i transatlantici riprenderebbero il mare con frequenza molto più alta, sempre che le navi crociera vadano ad energia solare. Nei porti italiani, sempre chiusi agli stranieri, potremmo cominciare ad orecchiare frasi del tipo “Signore mi dia un biglietto per il bastimento che parte alla volta di Nuova York!”.
Viaggi e cambiamento climatico. Qualche ragione di ottimismo? si, tre
Personalmente ho fatto dell’anticatastrofismo un altro dei miei mantra. Anche in questo caso vedo spiragli importanti. Almeno tre e anche se non ve ne frega nulla io vado ad elencarveli.
Filosofia
Il primo è di natura filosofica e va sotto il nome di coerenza. Questa bella signora. Come cantava Gianni Morandi “parlami di te, bella signora/ parlami di te, che non ho paura/ portami con te, nei tuoi silenzi/ portami con te, nei tuoi appartamenti”. Scherzavo. Però seguitemi, che si fotta la coerenza. Quando qualcuno vi dice “dove sta la coerenza?” sappiate che è alla frutta e anche se a lui quello sembra l’argomento finale con cui mettervi al tappeto, in realtà è lui che non ne ha più. Semplicemente.
Perché la coerenza non esiste. Voi potete dirvi ambientalisti e viaggiare in aereo? certo! Perché tutto, vedete, ha bisogno di una dimensione reale ed umana. Nessuno è coerente al 100% e cercare la coerenza al 100% o abbandonare la lotta è assolutamente errato. Invece bisogna sporcarsi le mani con compromessi e storiacce poco chiare, bisogna prendere i problemi e lavorarli ai fianchi finché non cedono per sfinimento. Non si abbandona la lotta perché non si è coerenti, si lotta di più e si migliora.
La misura, il buon senso e la ragione devono essere i nostri “spiriti” guida. Tu non puoi essere un ambientalista se sei presidente di una società che sversa rifiuti chimici in un fiume, ma usare qualche scatolina di plastica e prendere un aereo ti squalifica? certo che no.
Merda di cavallo
Il secondo argomento è di natura concreta/tecnologica. Se nel 1793 avessero avuto i computer probabilmente avrebbero calcolato in quanto tempo il mondo sarebbe stato ricoperto di merda di cavallo. Me li immagino i titoli dei giornali “Con l’aumento di proprietari di cavalli gli escrementi sono diventati un problema. Al ritmo attuale la città di Londra ne sarà ricoperta entro il 1907”.
Poi, guarda caso, è saltato fuori il motore a scoppio (1850 o giù di lì) e quel problema è stato sostituito da una miriade di altri problemi. Oggi la merda di cavallo non prende più molto spazio sui giornali.
Non fischiate, state tranquilli. Questo non per dire che alla fine si risolve sempre tutto. Quello che voglio dire è che preoccuparsi è giusto, finalizzando però la nostra preoccupazione alla ricerca di una via di uscita che può arrivare da piccoli accorgimenti o da grandi rivoluzioni tecnologiche. Non chiudiamoci in casa, ne suoniamo la campana a morto (solo per fare un esempio. Negli ultimi anni sempre più aerei hanno ali che terminano con una punta all’insù. Si chiama winglet e serve a ridurre la turbolenza generata dall’aereo in movimento. Solo questo piccolo accorgimento permette di risparmiare fra il 4% e il 6% di carburante a viaggio. Vi sembra poco? un 737 della Ryanair consuma minimo 3000 litri di carburante all’ora…fate voi i conti).
Aerei elettrici?
Terzo argomento. Anche qui rimaniamo sul terreno tecnologico. In un futuro non troppo lontano gli aerei potrebbero essere molto diversi da come li abbiamo sempre visti (vedi foto sotto), per ragioni che hanno a che fare con le leggi dell’aereodinamica e con le possibilità costruttive che i nuovi materiali ci danno.
Oppure potrebbero non usare più combustibili fossili ma viaggiare con l’energia solare o con qualche altra forma di energia immagazzinata in batterie che al momento non esistono o esistono solo su carta.
Anche in questo caso il ragionamento non è fatto al fine di dire “non ce ne preoccupiamo tanto troveremo un modo per fare viaggi e non incidere sul cambiamento climatico” ma piuttosto per far riflettere, spingere l’immaginazione e le capacità umane nella direzione di una risoluzione di un problema piuttosto che del cinismo o del nichilismo.
Viaggi e cambiamento climatico. The show must go on? or not?
Dall’altra parte, lo so, c’è qualcuno che dice che siamo arrivati al punto in cui lo show deve finire. Abbiamo giocato al di sopra delle nostre possibilità per un periodo abbastanza lungo. È stato bello ma adesso basta, mettetevi il cuore in pace e chiudiamo questa parentesi da ventenni scapestrati.
Non sono tra loro. Però. Se davvero vi piange il cuore quando prendete un aereo qualcosa lo potete fare. Potete, per esempio, aderire ad un programma di compensazione.
Si tratta di organizzazioni a cui potete donare una quantità di euro necessaria a compensare l’emissione di CO2 causata dal vostro volo o dalla vostra crociera. L’idea è interessante e alcune compagnie come LATAM e Delta l’hanno già messa in piedi in maniera autonoma. Certo, l’obiezione è facile anche qui e deriva dal fatto che non sempre è facile tracciare i risultati e la serietà di queste attività e il fatto di salvare un tratto di foresta amazzonica non elimina di per se il problema relativo al resto della foresta amazzonica e per gli anni a venire. L’impressione è che potrebbe essere più un modo per lavarsi la coscienza che altro. Ma io non sono così cinico. Basta scegliere bene.
Viaggi e cambiamento climatico. Conclusione
Per affrontare incisivamente il rapporto tra viaggi e cambiamento climatico le sfide che ci attendono sono molte. I problemi sollevati da un così grande numero di viaggiatori sono tali da non poter più essere ignorati. Tutti noi dovremmo fermarci e riflettere.
Se non vedo la necessità di dire addio alla nostra passione, perché i danni sarebbero forse ancora più grandi (pensate a quelle zone del mondo dove il turismo garantisce posti di lavoro e permette di dare un senso, anche economico, al principio della conservazione della natura), allo stesso tempo non vedo la possibilità di evadere il discorso. Armiamoci di buona volontà e un 5% alla volta cerchiamo di abbattere il muro delle emissioni. Lo possiamo fare e lo faremo.
Viaggi e cambiamento climatico. Aggiornamento Aprile 2020
Ovviamente questo pezzo era stato scritto prima della pandemia di Coronavirus. Oggi direi che è decisamente arrivato qualcosa che ci impedisce di viaggiare e non ha a che fare con il cambiamento climatico, almeno non direttamente.
Come qualcuno ha detto se il riscaldamento globale avesse il PR del Coronavirus forse avremmo già risolto il problema. Così però non è e se volete avere un aggiornamento su quello che si prevede nel mondo dei trasporti, specie aerei, potete fare un salto qui.
Oppure rimaniamo più sul classico:
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