In questa estate 2021 scandita dal ritorno ad una pseudo normalità, varianti permettendo, mi sono ritrovato a fare un viaggio nel Portogallo del 1938.
Mi sono ritrovato infatti tra le mani “Sostiene Pereira”, un classico della letteratura firmato da Tabucchi, che narra le vicende di un uomo qualunque, il giornalista Pereira, alle prese con il risveglio della propria coscienza civile nel Portogallo della dittatura di Salazar.
Per chi non lo sapesse la vicinanza, ideologica e culturale, tra il regime portoghese, quello fascista italiano e quello nazista tedesco sono chiare e documentate. Salazar ebbe l’intelligenza di non immischiarsi nella seconda guerra e mantenere, in liena di massima, un profilo di neutralità. Il suo regime cattolico estremamente conservatore gli sopravviverà per qualche anno, fino alla rivoluzione dei garofani del 1975.
Sostiene Pereira, il romanzo
Se quello che abbiamo descritto è il contesto possiamo dire che il romanzo si sviluppa attraverso l’esame di coscienza che il nostro Pereira, giornalista corpulento e cardiopatico, fa della propria vita e del proprio non impegno politico-sociale, dopo l’incontro con una giovane coppia socialista che parteggia per i repubblicani nella guerra civile spagnola.
Per natura mi sento di frequentare più il futuro che il passato e il romanzo di Tabucchi, che mischia in maniera per me un po’ difficile da digerire, il racconto in prima persona e i dialoghi, monologhi interiori e descrizioni, è certamente ancorato nel passato, sia dal punto di vista strutturale che da quello dell’analisi storica.
Eppure in questo momento, devo dire che la semplicità e lo stile classico, lo sviluppo lento e le descrizioni di una Lisbona avvolta nella calura di agosto mi mettono una certa rilassatezza. Sostiene Pereira è quindi un romanzo dal ritmo lento, che porta alla riflessione e al pensiero, all’introspezione e magari addirittura, nei casi psicologici più complessi, ad un pizzico di auto analisi.
Sostiene Pereira le mie conclusioni
In altri momenti, in altri tempi, forse avrei fatto fatica a proseguire nella lettura, lo ammetto. In questa estate in cui il torrido ha fatto capolino e l’orrido si annida dietro l’angolo, devo invece dire che Sostiene Pereira mi… sostiene, mi rilassa. Tutto questo in palese contraddizione rispetto a coloro che un grande classico è sempre grande.
Io penso in effetti che ci siano momenti e momenti e che certi libri…no, non volgio dire che l’Universo ve li manda per ragioni collegate al Grande Disegno della Grande Mente, ma certi libri hanno un loro momento per essere letti e riconoscere quando questo arriva è un po’ fortuna e un po’ bravura.
I romanzi e i momenti giusti
Ad esempio, sempre parlando di classici, non sono mai riuscito a trovare un momento giusto per leggere i romanzi di David Foster Wallace, romanzi che, al contrario dei suoi saggi, mi sono risultati, e lo dico con estrema vergogna, molto molto indigesti. Ne ho letti in viaggio in Thailandia, in Centro America e in Europa, ne ho letti a casa quando non lavoravo, ne ho letti durante la stagione, li ho letti seduto sul water, in treno, in aereo, in hotel e a casa e ancora non ho trovato un momento che me li faccia realmente apprezzare.
In ogni caso qui si parlava di “Sostiene Pereira”, che rimane un gran bel romanzo. Quindi, leggetelo, specie se cercate un po’ di tranquillità e un tempo in cui era chiaro da che parte stessero i buoni e da che parte stessero i cattivi. Oggi, di riffa o di raffa, per fortuna o per sfortuna, è tutto molto più ombroso e complicato.
Il post su Sostiene Pereira è finito. Se volete leggere qualcos’altro vi consiglio:
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