Alla fine, dopo non poche esitazioni, lascio la capitale del Perù, Lima, per la sierra.
Sono un uomo di città e mi trovo a mio agio nel traffico e nel casino di una capitale. Molti hanno parlato di Lima pericolosa, e sicuramente alcune zone lo sono, ma non mi sono mai trovato in difficoltà e non ho mai avuto la sensazione che qualcosa di brutto potesse accadere.
Mi sono certo mosso più a Miraflores e Barranco che in altri quartieri ma direi che andando verso il centro (incontrando i quartieri di San Isidro, Lince, Jesús María e il centro vero e proprio) non ci dovrebbero essere problemi. Nel centro storico c’è forse da stare un po’ più attenti, come spesso capita nelle città sudamericane.
Lasciare Lima
Lasciare Lima ha le sue difficoltà. Ci sono molte compagnie di autobus e io ho scelto la Moviltour (un’altra buona è la Cruz del Sur). Quasi ogni compagnia ha però un suo terminal, a volte due. Nel mio caso avevo prenotato un taxi con una app (sono amante dei servizi pubblici ma da questo punto di vista Lima è un po’ un casino, forse peggio di Bogotà…e ho detto tutto), ma alla fine mi sono sbagliato e sono salito su un taxi normale.
Errori a parte, uscire da Lima ci ha richiesto circa 1h e 30 min buoni e subito dopo il paesaggio ha iniziato a cambiare.
Già la periferia di Lima ha un impatto piuttosto forte, lontana anni luce da quel set di “The Truman show” che sono, almeno in parte, i quartieri di Barranco e Miraflores. Badate bene, non entriamo nel discorso “il vero Perù” perché mi arrabbio. Certo i bianchi/europei/gringo che vivono a Lima non rappresentano la maggioranza di un paese che spesso se la vede ancora brutta. Nondimeno sono anche loro Perù, non vorrei mai dipingere questa nazione attraverso gli stereotipi dei lama e dei soli, poveri, campesinos.
Digressione politica che se volete potete saltare
Devo menzionarlo. Gli animi nelle elezioni del 2021, si sono surriscaldati. Le elezioni hanno visto trionfare al ballottaggio un fronte di sinistra che candidava Alberto Castillo come presidente, un sindacalista per certi versi di sinistra, anche se in ambito sociale è fortemente conservatore. Castillo non è, per usare eufemismo, propriamente amato dalle elite peruviane. Certo l’aria da populista alla Chávez non gli si addice molto, almeno dal mio punto di vista.
Al ballottaggio ha vinto di striscio, uno 0,12 percento che ha scatenato contestazioni e accuse di brogli. Ma tant’è, alla fine è andata. Lima però non l’ha presa bene e i timori di una svolta bolivariano/venezuelana sono davvero sentiti da molti tra quelli che passeggiano il cane ( è ufficiale, la crusca ha detto che ai può dire) con il cappottino nei parchi super curati di Miraflores.
Lungi da me lanciarmi in discussioni politiche, specie se le conosco poco ma il Perù fuori Lima è evidente che abbia interessi, e priorità diverse. Uscendo da Lima si vedono situazioni pesanti, favelas/bidonville dove non credo gli abitanti abbiano null’altro se la una terra sabbiosa che calpestano. Per loro forse lo slogan “Mai più poveri in un paese ricco” assume un senso diverso.
Panamericana verso Huaraz
Il percorso da Lima a Huaraz è a suo modo affascinante, specie quando si lascia la costa e si sale sulle montagne, verso i 3000m di Huaraz. Le Ande viste da qui sono aspre, austere, spoglie. Intimoriscono. Per strada c’è poco o nulla e con quel poco o nulla molti devono vivere.
Arrivo a Huaraz di notte. Non si capisce molto di una città di notte ma sono sempre un po’ intimorito, nel dubbio di fare un passo falso verso una zona della città in cui non dovrei stare. La mappa Google scaricata mi permette però di arrivare al residencial Norandes e guardarmi i minuti finali della partita in cui il Perù batte il Venezuela. Qualificazioni Mondiali. Alla fine Lapadula ci unisce.
Arrivato a Huaraz mi fermo nel racconto. Parlerò dei pericoli di Lima in un post una volta ritornato.
Se volete leggere le mie prime impressioni su Lima.
Oppure volete fare un salto a Medellin, fra reggaeton, comuna 13 e Botero.
Infine vi propongo un luogo che a me è piaciuto molto, San Agustin, in Colombia