Oggi vi racconto qualcosa sui musei di Hong Kong.
Confesso di essere rimasto piuttosto sorpreso quando sono entrato al Museo di Storia di Hong Kong. Seguo, prima da lontano e poi un po’ più da vicino, le vicende di questa Zona Amministrativa Speciale della Cina da un po’ di tempo. E anche il nostro rapporto con la Cina, per non parlare della storia della Cina, sono due argomenti che trovo estremamente interessanti e piuttosto complessi.
Da buon turista curioso una delle mie prime mete, all’arrivo ad Hong Kong, è stato proprio il Museo di Storia di Hong Kong, museo che la mia guida LP definiva come il migliore della città (la guida, lo ammetto, era un po’ datata essendo del 2017). Per questo motivo la mia sorpresa è stata grossa quando:
- ho scoperto che il museo era gratuito, il che è sempre una piacevole sorpresa.
- ho notato che la prima galleria, a piano terra, era una celebrazione dei risultati raggiunti dalla Cina a 45 anni dall’apertura di Deng Xiaoping (1979 – 2024)
- la seconda galleria, al piano superiore, era divisa in due parti, una dedicata alla storia della Città e dei suoi vari quartieri, e qui niente di strano, mentre la parte più cospicua e visibile era invece dedicata a, non sto scherzando, una recente legge, la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong .
Ora, prima di lanciarci in lunghe descrizioni e dibattiti fenomenologici sul concetto di democrazia, sulla natura transitoria dell’esistenza umana e sul reale impatto del turismo sulla società, mi vorrei soffermare su un termine. Quando in un pezzo di legislazione compare la parola sicurezza allora potete stare sicuri che si tratta di qualcosa di poco positivo e, in genere, di una nuova forma di limitazione della libertà individuale e di pesante punizione di quasi ogni forma di dissenso. Fateci caso e ditemi se sbaglio.


Musei di Hong Kong, il classico: Museo di Storia di Hong Kong
Cominciamo col dire che il Museo di Storia di Hong Kong è una istituzione della città che affonda le sue radici al tempo della HK colonia inglese, anno del Signore 1962.
Oggi, come già detto, ha un ampio percorso dedicato alla storia della città, che è interessante e anche non particolarmente noioso, con parti interattive, video e installazioni di varia natura, tutte ovviamente in doppia lingua, inglese e cantonese. La storia della città e la nascita dei singoli quartieri che oggi la compongono vengono delineate in maniera precisa e senza essere troppo pedanti. Troverete ricostruzioni dei vecchi negozi di Hong Kong e facciate di templi che, per la maggior parte, sono ormai andati distrutti (la conservazione del patrimonio architettonico ha vita durissima ad HK).

La cosa però a mio parere più interessante sono le due gallerie autocelebrative di cui vi ho parlato nel cappello introduttivo, quella sui risultati ottenuti dalla Cina e quella dedicata alla legge sulla sicurezza nazionale del 2020.
Se nell’ottica storica una galleria dedicata ai grandi progressi che la Cina ha ottenuto in campo economico, tecnologico e sociale dalla fine degli anni ’70 ad oggi, può essere considerata un po’ autocelebrativa ma ci può stare, molto più strana, anche per come è impostata, è la parte dedicata alla legge sulla sicurezza nazionale. La sua apertura è recente, Agosto 2024, e riflette un approccio alla sicurezza che l’amministrazione della città definisce “olistico”.
Piccolo salto indietro. Nel 2014 e nel 2019 ci sono state manifestazioni di protesta un po’ in tutta la città. La popolazione, in numeri abbastanza importanti, protestava contro elementi contingenti (una legge sull’estradizione ad esempio) ma anche contro il più generale abbraccio, che rischia di essere soffocante, della Cina continentale verso ZAS di HK (non vi tedio a lungo con i dettagli e gli aspetti storici di questioni che possono interessare solo una piccola parte di chi legge, ma se volete proprio farvi del male potete andare a questo articolo sulla storia di Hong Kong, un paese due sistemi).

Per non farla troppo lunga possiamo dire che la legge sulla sicurezza nazionale del 2020 è stata creata da Pechino proprio come strumento per rispondere a queste proteste. Hanno così preso vita i reati di sovversione, terrorismo, e collusione con potenze straniere allo scopo di promuovere la secessione di HK dalla Cina. Le pene sono severe, viene data alla polizia la possibilità di eseguire perquisizioni anche senza mandato e anche per semplici post online e, insomma, le autorità della Cina continentale hanno dato ampio margine di manovra al governo semi eletto di Hong Kong.
L’obiettivo era colpire duro chi auspicava una HK diversa da quella che Pechino aveva in mente, il tutto stando sempre nella lettera della legge.
Ecco, da occidentale, un’intera ala del museo dedicata ad una legge suona strana. Un video introduttivo, che con una voce baritonale racconta delle “devastazioni” che terroristi collusi con potenze occidentali avrebbero portato nella città nel 2014 e nel 2019, e una generale aria di propaganda, mi hanno lasciato un po’ di amaro in bocca. Un museo di storia, per me, non dovrebbe essere un luogo dove si raccontino i pro di una legge (proprio proprio, se si vuole, si dovrebbe rappresentare anche il punto di vista di chi questa legge non l’apprezza ecco).
Passeggiando per questa galleria mi pervade una certa sensazione di straniamento. Straniamento perché una nazione potente e moderna come la Cina non mi sembra abbia bisogno di questi trucchetti da MINCULPOP per far passare un messaggio di unità. E poi straniamento perché questo la dice lunga su quanto i dimostranti pro democrazia come Joshua Wong siano temuti dall’apparentemente onnipotente apparato governativo della Cina comunista.
Da lontano, dall’Italia, mi era sembrato che le proteste di Hong Kong fossero fenomeni transitori, poco temute e di certo incapaci di scalfire un sistema, quello cinese, che ha innegabilmente delle pulsioni autoritarie. Da qui, lo ripeto, sembrava una dialettica aspra ma che si sarebbe potuta risolvere nell’ottica del modello dei due sistemi. La realtà, evidentemente, è diversa.

Usare parole come terrorismo, collusioni con potenze occidentali, eversione, tradimento, sono termini che non mi sarei aspettato da un governo che sembra avere tutto sotto controllo. Evidentemente, quelle proteste, hanno scosso gli apparatchik cinesi molto più di quanto sarebbe lecito immaginarsi e hanno voluto non solo reprimerli in maniera dura, ma allo stesso tempo istruire la popolazione sul significato di giusto e sbagliato.
Il museo di arte di Hong Kong
Il museo di arte di Hong Kong ha invece un taglio molto diverso. Niente storia, niente politica e attualità ridotta al minimo, in questo bell’edificio che si affaccia sulla baia di Hong Kong (nota relativamente importante, anche questo museo è gratuito se si escludono le gallerie speciali).

Il museo ha cinque piani e in ogni piano si possono visitare un paio di gallerie. A completare il pacchetto c’è una bella vista sulla baia di HK mano a mano che si sale. Le sale sono relativamente piccole e sono divise tra collezione permanente (calligrafia cinese, bottigliette intarsiate per il tabacco, Art personalised, e molto altro) e special exhibition (ad esempio uno spazio dedicato al confronto, quadri e vita, di Cezanne e Renoir.

Molto interessante è l’esibizione definita Art Personalised, dove le opere d’arte sono divise in sale ognuna rispondente ad una personalità. All’ingresso i visitatori sono invitati a rispondere a delle domande per vedere a quale personalità appartengono e poi a visitare la corrispondente sala.

La cosa risulta interessante e divertente e stimola la curiosità dei visitatori, che dopo la galleria con le opere d’arte corrispondenti alla propria personalità sono ovviamente invitati anche a vedere le altre.

Insomma, HKMOA ha sale non troppo vaste, una varietà notevole di opere esposte e molta interattività, espressa non solo nel senso di premere un bottone, ma intesa come sistema per capire qualcosa di più dell’arte e interessarci a essa. Senza dubbio il mio museo preferito ad Hong Kong ed assolutamente consigliato.
Musei di Hong Kong conclusione
Siamo arrivati alla fine della corsa. Come spesso capita con i musei devo dire che alcuni sono un po’ noiosi, magari anche inutilmente propagandistici, almeno dal punto di vista di un occidentale, mentre altri, come HKMOA sono decisamente adatti ad aprire la mente e magari stimolarci alla ricerca di un qualche tipo di arte che ci sembra meritevole della nostra considerazione.
I musei moderni dovrebbero appunto fare questo, non solo, non semplicemente, essere grandi depositi di materiale del passato, ma luoghi di stimolo della creatività e dell’intelligenza di persone che, nella vita di tutti i giorni, non sono normalmente a contatto con l’arte.
Attenta selezione, qualità, percorsi guidati (non nel senso della presenza di una guida ma nel senso di essere pensati da esperti), curiosità e stimolo più che esposizione senza soluzione di continuità. Forse dire qualità su quantità è un po’ una semplificazione eccessiva ma, credetemi, andate al Museo di Storia e poi all’HKMOA e ditemi cosa ne pensate.
Il post sui musei di Hong Kong è finito, se volete leggere ancora vi lascio qualche suggerimento:
Per stare ad Hong Kong vi parlo dei migliori caffè di Wan Chai e i migliori caffè di Tsim Sha Tsui
Un altro classico è come raggiungere Victoria Peak
Oppure cambio continente e scopriamo cosa vedere a Turku, in Finlandia