Le bugie delle mappe – the myths of geography di Paul Richardson

Uno dei souvenir che mi sono portato a casa dalla effervescente Hong Kong è stato un libro, “The myths of geography”, che in Italia è uscito per Marsilio con il titolo “Le bugie delle mappe – gli otto miti della geografia che capovolgono la storia”. Lo scrittore dietro questo libro è un professore universitario dell’Università di Birmingham, Paul Richardson. Andiamo a capire di cosa si tratta e perché potrebbe essere interessante per voi.

Le bugie delle mappe o, ancora meglio, i miti della geografia

Il titolo originale, tradotto in Italiano, sarebbe qualcosa come “I miti della geografia”. La parola scelta nella traduzione italiana, bugie, è forse più accattivante ma a mio parere meno calzante, meno adatta a descrivere quello di cui si parla in questo libro.

Le bugie delle mappe, in Italia edita da Marsilio. Questa è invece la mia versione inglese, edita da The Bridge Street Press e comprata in una graziosa libreria di Hong Kong.
Le bugie delle mappe, in Italia edita da Marsilio. Questa è invece la mia versione inglese, edita da The Bridge Street Press e comprata in una graziosa libreria di Hong Kong.

Tema centrale è infatti qualcosa che stenterei a definire bugia e considererei più propriamente mito. Di cosa stiamo parlando? Parliamo di alcune idee geo-politiche che, pur essendo delle costruzioni recenti, sembrano permeare la nostra società da tempo immemore e in maniera così profonda da non vedere come in realtà, queste idee, abbiano delle fondamenta molto, molto meno stabili di quanto si pensi.

Per rendere le cose più semplici posso fare un elenco dei miti della geografia che sarebbero “bugiardi” secondo l’autore:

  • i continenti
  • i confini delle nazioni
  • l’idea stessa di nazione
  • il concetto di sovranità
  • il mito dell’espansionismo russo
  • il PIL come misura del benessere
  • i fallimenti delle nazioni africane
  • la nuova via delle seta cinese

Detta così, lo so, potrebbe dirvi poco. Diciamo che sembrerebbe l’incubo di Salvini e Trump e il manifesto dell’anarchismo socialisteggiante. I continenti sono una bugia? non sarai mica diventato un terrapiattista mi chiederete. No, lasciatemi spiegare.

Le bugie delle mappe, entriamo nel dettaglio

Quasi tutte le questioni elencate sopra sono, per chi ne mastica di geografia, note. Prendiamo ad esempio l’argomento continenti. Come si definiscono i confini di un continente? per quale motivo l’Europa finisce con i monti Urali? e dove si trova esattamente il confine tra Africa e Asia? l’America poi è un continente o due? e l’America centrale, il Messico in particolare, fa parte dell’America del Nord, di quella centrale o magari del Sud?

Le bugie delle mappe, ancora la mia versione in inglese, 266 pagine con le note, mentre la versione italiana è di 240 pagine. So che queste cose vi interessano da morire.
Le bugie delle mappe, ancora la mia versione in inglese, 266 pagine con le note, mentre la versione italiana è di 240 pagine. So che queste cose vi interessano da morire.

Insomma, la sola questione dei continenti fa nascere tutta una serie di domande, prima geografiche ma che poi diventano politiche e sociali, a cui non è facile dare una risposta e che rendono le questioni geopolitiche assai più complesse di quanto già non immaginiamo. Se anche quello che diamo per scontato non è più sicuro, allora che cosa ci rimane a cui aggrapparci?

Prendiamo poi la questione della nazione. Paul Richardson procede a smontare anche questo mito. La nazione è un concetto per cui, ancora oggi, molti sono pronti a morire e molti in effetti muoiono, ma che anche solo qualche centinaio di anni fa non esisteva nemmeno (in alcuni casi c’erano gli imperi).

Per Richardson le Nazioni insomma, così come gli imperi, appaiono granitici e immutabili ma sono in realtà tutt’altro che tali e prima o poi, forse più presto di quanto immaginiamo, saranno sostituite da altri tipi di costruzioni politico-sociali (in particolare porta gli esempi del trattato che regola la sovranità nel continente antartico o l’esempio della Terra Nullius di Bir Tawil, 2200 kmq al confine tra Sudan ed Egitto che nessuno dei due stati vuole.

E posso continuare. Ne esce infatti male anche il mito della sovranità che alcuni movimenti sociali e politici stanno cercando di rilanciare in pompa magna attraverso l’abbandono dei consessi internazionali (Brexit e MAGA principalmente, in tutte le loro derivazioni locali, sostengono che isolandosi si acquista maggiore sovranità e questo, per tutta una serie di motivi, non è vero).

Le bugie delle mappe, che diciamo della nuova via della seta?

Oltre a questioni puramente geografiche o geopolitiche, Paul Richardson scende poi nel dettaglio confrontandosi con alcune questioni che riguardano specificatamente due nazioni, Russia e Cina, e un continente, l’Africa.

Parlo rispettivamente dell’espansionismo russo che mirerebbe ad ottenere un porto nei mari caldi (e di cui ne parla diffusamente anche Tim Marshal ne “Le 10 mappe che spiegano il mondo” ma che in realtà sarebbe invece legato a questioni di natura revanscista e nazionalista, legate al riaffermare la natura imperiale, e l’importanza globale, della Russia.

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Non ha molto a che fare con le bugie delle mappe ma non volevo che vi addormentaste. Foto di Armin Rimoldi da Pexels

La nuova via della seta cinese sarebbe invece una costruzione molto meno perfetta e pericolosa di quanto non sembra. Questo enorme progetto cinese, lungi dall’essere una macchina perfetta che estenderà la lunga mano di Pechino su tutto il mondo civilizzato, è un qualcosa che si dovrà scontrare con tutta una serie di realtà locali che ne determineranno il successo o meno.

Insomma, credo abbiate capito, non voglio stare qui a discettare nei dettagli delle questioni, perché se siete interessati il libro va letto.

Le bugie delle mappe, conclusioni… lo compro o no?

In un periodo dove il nazionalismo sta risorgendo dalle ceneri e la questione se ci sarà una guerra o meno in Europa viene dibattuta giornalmente su media e social media, Paul Richardson rappresenta una boccata di aria fresca (anche rispetto a Tim Marshall per dirne una).

Con le bugie delle mappe ci ricorda che, come direbbe Harari, siamo animali che amano le storie e i miti e che tendono a dimenticare il fatto che queste sono, appunto, storie e miti e non realtà immutabili come la velocità della luce o la forza di gravità. Le nazioni sono state create e così come state create potrebbero scomparire per lasciare spazio ad una organizzazione della vita sociale e politica che adesso nemmeno conosciamo.

no human is illegal scrtto su una cassetta gialla attaccata ad un palo
New York, altri tempi…

La Geografia inoltre non è solo determinismo ma anche fatta di scelte, convinzioni e idee e siamo sempre noi a disegnare la parabola che ci porta verso il futuro.

Insomma, siamo di fronte ad idee che non sono totalmente nuove, ma che è bene che vengano ripetute, specie in questo periodo storico.


Il post sul libro “Le bugie delle mappe” è finito, qui di seguito vi lascio qualche consiglio per proseguire la lettura, se volete:

Un destino parallelo, la storia del mondo vista attraverso gli occhi dell’Islam

Uomo, storia e ambiente, Tra la terra e il cielo di Peter Frankopan

The fifth sun, una nuova storia degli Aztechi

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