Da Nueva Loja/Lago Agrio a Quito, la capitale dell’Ecuador

In questo avvincente post racconto l’arrivo il viaggio da Nueva Loja a Quito e il mio arrivo nella capitale ecuadoriana. Prima però è forse meglio fare qualche precisazione.

Partendo dall’Italia avevo pensato di dividere il viaggio in due parti più o meno uguali, una dozzina di giorni in Colombia e altrettanti in Ecuador.

Come spesso mi capita però, una volta sulla strada mi lascio prendere e mi sembrava assurdo correre per andare da qualche altra parte quando quello che avevo davanti, o vicino, era così interessante. Senza contare che, soprattutto con le Ande in mezzo, la mappa non è il territorio e uno spostamento anche solo di qualche centinaio di chilometri può essere piuttosto complesso, specie considerando le mie “dimensioni” (intendo altezza, 2.02 m per la precisione).

Insomma, alla fine ho trascorso in Colombia 19 giorni.

Da Nueva Loja a Quito

Il mio ingresso in Ecuador ha poi coinciso con un leggero scombussolamento intestinale che mi ha spinto ad un digiuno. La mattina successiva, quella del 22 febbraio ho preso poi l’autobus che in 8 ore mi ha portato da Nueva Loja (Lago Agrio per gli estimatori) alla capitale ecuadoriana.

Il viaggio è stato piacevole, l’autobus aveva molti posti vuoti e diversi artisti si sono esibiti per una piccola mancia (a voi decidere se darla o meno). Il panorama fuori era piuttosto selvaggio. Il verde dell’Amazzonia lasciava spazio a qualche villaggio e al lungo oleodotto che collega Lago Agrio, la capitale petrolifera dell’Ecuador a Quito.

La strada da Nueva Loja/Lago Agrio a Quito non è in cattive condizioni. Lo scenario e amazzonico, con qualche oleodotto qua e la.
La strada da Nueva Loja a Quito non è in cattive condizioni. Lo scenario è amazzonico, con qualche oleodotto qua e la.

Arrivo a Quito, vado al mio hotel (che mi sento vivamente di consigliare, Casa Carpedm, quartiere di San Blas, a ridosso del centro storico) e sono già le 18, per cui ne approfitto per una veloce doccia (ho anche ritrovato l’acqua calda! mi spiace per gli estimatori, ma le docce fredde non mi attirano nemmeno quando fuori ci sono 40 gradi) e lascio che il caso, e Google maps, mi portino da qualche parte a mangiare.

Cena all’Altar

Finisco all’Altar Cerveceria (vedi aggiornamento sotto), un bel locale gestito da un ragazzo australiano che ci mette tutto se stesso e si vede. Se c’è una cosa che cambia tra il mondo anglosassone e quello latino è il genere di servizio che puoi avere nei ristoranti e nei bar. Saranno le mance ma nel mondo anglosassone, USA in particolare, ho trovato dei camerieri/e e dei baristi/e che sanno davvero farti sentire a casa (e ovviamente farti consumare quelle 5/6 birre in più, ma fa parte del gioco e lo faccio sempre volentieri).

In Colombia ed Ecuador, così come anche in Centro America, il servizio è quasi sempre buono ma non hai mai la sensazione di essere in un posto speciale (quasi mai…mai e sempre sono due parole che bisogna ricordarsi sempre di non usare mai diceva Wendell Johnson).

Una delle più caratteristiche vie del centro storico di Quito, Calle Ronda, stranamente vuota.
Una delle più caratteristiche vie del centro storico di Quito, Calle Ronda, stranamente vuota.

Insomma trascinato dagli assaggi di birre artigianali, dall’insalata buonissima e dall’antipasto, mi getto in una cena luculliana a base di hamburger, pollo, hummus e un paio di altre cose. Il tutto condito da 3/4 birre e un mojito. Forse non sembra moltissimo ma vi ricordo che venivo da un digiuno e il mio stomaco era ancora sottosopra.

Intestino parte seconda

Ho esagerato. La sera la passo più seduto sul water che a letto e la mattina ho l’impressione che anche solo muovere una gamba sia un esercizio quasi impossibile. Quello che bevo o mangio esce subito (come dicono i francesi) e passeggiare in centro storico equivale a scalare l’Everest (o il Cotopaxi per rimanere in tema).

Il Cotopaxi, per rimanere in tema
Il Cotopaxi, per rimanere in tema.

Insomma, il mio arrivo a Quito mi ha colpito al basso ventre. E poi c’è quest’aria un po’ strana della città, con guide cartacee e receptionist dell’hotel che mi consigliano vivamente di non girare a piedi, sicuramente di notte ma se posso evitarlo anche di giorno sarebbe meglio. In fondo i taxi costano pochi dollari.

Uno dei quartieri nella zona nord di Quito.
Da Nueva Loja a Quito. Uno dei quartieri nella zona nord di Quito.

Messa in questo modo, per i primi 3/4 giorni, la città mi sembra quasi pericolosa e ho davvero l’impressione che ci siano quartieri dove farei davvero meglio a non metterci piede. Ne andrebbe, come minimo, del mio portafoglio. Mi faccio influenzare, cosa che capita raramente.

Eppure c’è qualcosa che non mi quadra. Bogotà l’avevo girata a piedi e non avevo avuto problemi pur passando in zone della città che definire disagiate sarebbe stato un eufemismo. Quito era davvero peggio? era davvero, come ho letto online, la più pericolosa città del sud america? Insomma, ero sopravvissuto ai peggiori quartieri della Medellin dei furono cartelli e adesso mi sarei potuto ritrovare rapinato e in mutande a Quito?

Direi che il post che racconta il viaggio da Nueva Loja a Quito, e il mio arrivo nella capitale ecuadoriana, è finito. Ora, se siete interessati a sapere cosa ne penso di Quito pericolosa, vi lascio questo link.


27/03/19 Aggiornamento.

Altar Cerveceria si chiama adesso EXALTAR – culture, food, drinks. Mi è sembrato di capire che la gestione sia la stessa e la qualità forse ancora migliore…fate sapere!

Volete cambiare argomento?

La Colombia è sicura per un turista? e Bogotà è davvero pericolosa?

Che ne dite di andare su una delle migliori spiagge del Costa Rica?

Medellin, poco sesso, molta droga e tantissimo reggaeton.

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