Dall’altra parte del mondo. Ilaria ci racconta le sue esperienze di viaggio e lavoro tra Asia e Oceania

Eccomi qua, pronto per una nuova intervista ad un’altra viaggiatrice, Ilaria, che ci racconterà le sue esperienze di viaggio e lavoro dall’Asia alla Nuova Zelanda.

Questa volta però, contrariamente a quanto accaduto con Cristina, non ho potuto farla nel mezzo di un aperitivo in un bar sulla spiaggia. Un po’ perché Ilaria si trova letteralmente dall’altra parte del mondo, e un po’ perché, non so se ve ne siete resi conto, ma da qualche mese a questa parte ho dovuto ridurre di molto i viaggi (diciamo che ridurre è un eufemismo). Ho compensato parlando dei viaggi degli altri, delle altre migliaia di persone che si spostano, coltivano i propri sogni e provano a far capire agli altri che lo standard lavorativo 9-17 sabato e domenica a casa, è un po’ limitante.

Tabella dei contenuti

Ilaria

Scusate la divagazione. Torniamo a noi, anzi torniamo ad Ilaria che sta facendo alcune cose bellissime e tra poco le racconterà. La sua storia è abbastanza standard fino alla laurea in Agraria.

Terminato il percorso accademico infatti viene colpita dalla “febbre del viaggiatore” e comincia a curarsi partendo per una meta lontanissima, ma classica per i nostri giovani, l’Australia. Torna e poi riparte verso Oceania e Asia, tra fattorie, trekking, templi e notevoli incontri.

I potenti mezzi tecnologici

Ho avuto modo di chiacchierare con Ilaria (di cui qui trovate il profilo IG e qui quello facebook) tramite i potenti mezzi tecnologici che la modernità ci mette a disposizione e mi dispiace davvero che anche voi non possiate sentirla parlare perché trasmette un’energia e una positività che poche volte ho riscontrato in altri viaggiatori (con forse l’eccezione di Sarah Griffith).

Ogni viaggiatore ha una sua cifra espressiva e alcuni propri elementi distintivi. I miei potrebbero essere la barba, i libri e l’avversione per i selfie (il che trasmette un’immagine hipster/luddista più di quanto non sia veramente), quelli di Francesco Corsi potrebbero essere l’interesse per la vita di strada e la macchina fotografica. Ilaria ha invece dalla sua una grande energia, molta curiosità, una sensibilità ambientale che forse è propria solo delle nuove generazioni e… e poi una cosa che trovo bellissima, cioè tanta, tantissima empatia.

Se ne parla poco di questo sentimento ma l’empatia credo sia inevitabilmente collegata al viaggio. Tutti ne possediamo, chi più chi meno, ma viaggiando non può che crescere insieme alla consueta umiltà che deriva dal capire la nostra poca importanza a dispetto del mondo che gira.

In ogni caso, bando alle ciance e diamo voce a Ilaria e ai suoi viaggi, perché ci sono molte cose da ascoltare.

Come in tutti gli altri casi, anche in questo tutte le immagini che vedrete in questo articolo sono di Ilaria 😉

Ilaria Sud est asiatico

1 – Ciao Ilaria, benvenuta! Partiamo dal perché ti ritrovi in Nuova Zelanda.

C’è più di una ragione che mi ha spinto a venire in Nuova Zelanda per un anno. La principale è la mia insaziabile voglia di viaggiare, esplorare e conoscere. Nel mio intero anno trascorso in Australia, ho incontrato tante persone che mi hanno parlato della bellezza della natura neozelandese e cosí, senza pensarci due volte, ho aggiunto questo paese alla mia “bucket list”. 

2 – Da quanto tempo stai viaggiando e quale percorso hai seguito?

Sono in viaggio ormai da due anni e mezzo. Subito dopo essermi laureata alla Facoltà di Agraria di Bologna, sono partita per l’Australia, dove ho alternato viaggio e lavoro. Carica di esperienze, finito il mio anno, sono tornata in Italia per salutare famiglia e amici.

Dopo aver lavorato durante la stagione estiva la mia voglia di viaggiare si è fatta sentire ancora più forte, così ho comprato un biglietto aereo per Bangkok. Con uno zaino piuttosto leggero e zero pianificazione, sono partita a Ottobre scorso ed ho iniziato ad esplorare ogni angolo del sud est asiatico. Ho impiegato 5 mesi per visitare Thailandia, Cambogia, Vietnam e Laos.  Prima di fermarmi in Nuova Zelanda ho deciso di fare un salto in Tasmania, l’isoletta australiana che aveva rapito il mio cuore.

Infine, a metà Aprile 2019 sono arrivata a Christchurch, nell’isola del sud neozelandese, dove ho iniziato la mia avventura che durerà un anno.

Ilaria montagne Laos

3 – Io sono sempre molto curioso, soprattutto riguardo gli aspetti pratici del viaggio. Per cui ti chiedo, servono molti soldi per fare quello che fai? sei partita con dei risparmi o hai lavorato mentre eri in viaggio?

Sia l’Australia che la Nuova Zelanda sono paesi con un costo della vita piuttosto alto. Sarebbe piuttosto dispendioso pensare di viaggiare esclusivamente. Cosí ho deciso di richiedere un Working Holiday Visa, un visto della durata di un anno che permette di lavorare legalmente.

La prima volta che ho lasciato l’Italia avevo un migliaio di euro nel mio conto in banca. Tuttavia ho trovato lavoro dopo circa 10 giorni che mi trovavo a Melbourne; da lì in poi non ho piú dovuto accedere al conto italiano, essendo indipendente al 100%. Ad eccezione dell’Asia, in cui ho puramente viaggiato, sia in Australia che in Nuova Zelanda, alterno diversi lavori e volontariato alle mie avventure.

4 – Ho un certo debole per alcune nazioni. Una di queste è il Canada, e ne ho parlato con Irene qualche settimana fa. Senza dubbio un’altra è la Nuova Zelanda. Che cosa ci puoi dire della vita in Nuova Zelanda? anche qui c’è qualche problemuccio o tutto è così bello come sembra?

Sia l’Australia che la Nuova Zelanda regalano bellissime opportunità ma, come ogmi paese, presentano diverse problematiche. 

Iniziando dai pro, è estremamente facile trovare lavoro, a prescindere dalle previe esperienze lavorative. Entrambi i Paesi non sono densamente popolati, quindi c’è alta richiesta di aiuto esterno per far girare l’economia.  Io per esempio, sono stata assunta come pizzaiola a Melbourne, pur non avendo mai lavorato in cucina prima di allora. Quel lavoro mi ha concesso di lavorare un po’ dovunque, perché, a quanto pare, tutto il mondo ama la pizza.

Nel mio anno in Australia sono stata in diverse farm, dove ho imparato a potare e piantare alberi di mele, a selezionare frutti di prima e seconda categoria, a preparare la vigna per la stagione primaverile, a nutrire e prendermi cura di maialini free range, e a raccogliere ortaggi e venderli ai mercati locali.

Qui in Nuova Zelanda ho lavorato sin dall’inizio come pizzaiola ed ho in progetto di andare in una farm di pecore, per prendermi cura degli agnellini ed imparare a tosare gli animali adulti.

Questi paesi tuttavia, non sono un paradiso felice per tutti. Entrambi sono nati dal colonialismo inglese, che, imponendosi come nuova potenza dominante, ha distrutto la precedente cultura. Gli Aborigeni australiani e i Maori neozelandesi stanno gradualmemte perdendo tradizioni ed usi millenari. Vivendo a stretto contatto con le due comunità (quella pioniera/millenaria e l’ultima arrivata, quella bianca per così dire), si percepisce rabbia da un lato e forte indifferenza dall’altro. Ci sono problematiche di disparità sociale ed economica ed i tassi di alcolismo, violenza domestica e suicidi arrivano a livelli spaventosi. 

La questione dell’integrazione, o meno, degli Aborigeni e dei Maori è una cosa che mi ha sempre interessato. Quando sono stato in Canada ho cercato di approfondire al questione relativa ai popoli delle Prime Nazioni, che credo affrontino problematiche simili, ma la questione, nelle grandi città del sud canadese, è rimossa e di nativi americani quasi non ci sono tracce. I musei stanno cominciando a raccontare qualcosa ma credo che moltissimo sia ancora da fare sulla questione violenza, sull’integrazione e anche solo sul semplice riconoscere quello che è successo. Specie quando al governo va una sinistra che sulla carta è aperta e compassionevole, ma poi non fa cose diverse dalla destra. Tu ci puoi dire qualcosa di più su quello che hai visto in Australia e Nuova Zelanda?

Ti posso dire che anche in Australia, specie nelle città della parte sud – est, di Aborigeni in pratica non se ne vedono e il problema sembra non esistere. Sono poi andata a visitare Uluru e sono passata per Alice Springs. Lì di Aaborigeni se ne vedono di più ma hanno enormi problemi di alcolismo e vivono in una spirale di violenza che si estende dalla famiglia ai gruppi che vedi camminare per strada.

La loro civiltà e il loro modo di vivere è stato completamente distrutto e io credo che le basi della loro società siano così diverse dalla nostra che in realtà non vogliano integrarsi. Il loro modello di vita in armonia con la natura, semi nomade, che attribuisce un’anima a tutte le cose, il sistema religioso/spirituale, sono così diversi da quello che hanno portato gli inglesi che non possono integrarsi senza perdersi del tutto, senza recidere quelle radici che li rendono Aborigeni.

In Nuova Zelanda invece, forse, le cose vanno un po’ meglio. C’è stata, dalla seconda metà degli anni ’80, una progressiva presa di coscienza da parte dei Maori del loro passato e da parte del governo di quello che era successo durante la fase di colonizzazione. Il trattato di Waitangi del 1840 aveva due versioni differenti, una in inglese dove i Maori cedevano la sovranità della loro terra agli inglesi e una in maori dove questi continuavano ad avere autonomia e controllo del territorio. È questo l’inizio della colonizzazione inglese. Da Waitangi in avanti i colonizzatori pensavano di poter prendere tutte le terre Maori che volevano, in virtù di una presunta “superiorità”.

Oggi, specie nell’isola del Nord, i Maori sono più integrati e possono ancora coltivare le proprie tradizioni, eppure molta strada rimane da fare. Ad esempio, in gran parte dell’isola del sud i Maori sono una questione rimossa, se ne vedono pochi e la maggior parte delle persone non è conscia che questo paese è nato strappandolo con la forza a coloro che lo abitavano da centinaia di anni.

Confesso che la questione ci interessa molto, sia a me che Ilaria. Certamente merita un approfondimento per cui spero di uscire con un post solo questo argomento. Stat tuned!

Ilaria Australia farm 1

5 – Ho sempre pensato all’Oceania come ad un continente molto bello e  affascinante ma un po’ troppo lontano dal resto del mondo, diciamo alla  “periferia” culturale dei grandi movimenti/idee e lo dico senza voler offendere nessuno. Credi sia una visione errata o semplicistica? 
Sicuramente, dal punto di vista naturale, ci sono meraviglie incredibili ma la vita culturale?

La Nuova Zelanda è un minuscolo Paese circondato dall’oceano. Se da un lato regala meraviglie paesaggistiche uniche nel loro genere, dall’altro presenta problematiche in parte legate da questo isolamento.

Si percepisce il fatto che sia nata da un recente atto colonialista che ha spazzato via la precedente cultura. Questa mancanza di radici profonde, a mio parere, si manifesta in una crisi di identità nella nuova generazione, la quale non ha molte cose a cui aggrapparsi ed una delle prime via di fuga è la dipendenza dall’alcool.

Una delle cose che mi manca di più, ora che sono lontana da ormai un anno, sono il cibo e le tradizioni che ci contraddistinguono. Più che il cibo in sè e per sè, mi manca la passione con cui le persone si relazionano ad esso e la magia che si crea attorno ad una tavola apparecchiata. In Nuova Zelanda non esiste un singolo piatto tradizionale. Qui sono famose le meat pie, anch’esse introdotte con il colonialismo inglese.

In aggiunta, l’Europa ci regala bellezze architettoniche uniche al mondo. Quello che dico sempre è che in Italia si respira la cultura dovunque ci si trovi. Non appena varchiamo un confine, ci rendiamo conto di essere in un paese diverso. Qui in Nuova Zelanda sembra che gli edifici ed i centri abitati siano tutti molto simili, estremamente moderni e funzionali.

Ilaria 2

6 – A me, che ho la Nuova Zelanda nella lista dei posti da vedere, quanto tempo consiglieresti di fermarmi e cosa dovrei assolutamente vedere?

Finora ho prevalentemente lavorato, e di conseguenza non ho avuto molte occasioni per viaggiare ed esplorare. Ogni persona vive il viaggio in modo diverso. Io appartengo alla categoria “backpacker on budget” e adoro questo stile di vita.

Cerco di evitare voli, spostandomi il più possibile in bici, autostop e autobus e alloggio in ostelli, camping oppure ospitata dalle persone locali attraverso il sito web Couchsurfing. Questo modo di viaggiare è senz’altro più economico e a mio parere autentico, ma ideale solo se si ha a disposizione molto tempo, ovvero mesi o addirittura un anno.

Il tempo minimo da me consigliato è un mese e la cosa più preziosa è entrare a contatto con la cultura locale, oltre che l’esplorare la bellezza paesaggistica.

7 – Se non erro hai partecipato ad un progetto che prevede la riforestazione di alcune aree della Nuova Zelanda. Puoi raccontarci qualche dettaglio ?

Il tema legato ai cambiamenti climatici mi sta estremamente a cuore. Questo è un altro dei motivi per cui cerco di essere una traveler consapevole, che se può evita di volare, utilizza vestiti usati e supporta l’economia locale, comprando ortaggi e frutta di stagione.

A Christchurch sono entrata a far parte di un club di camminate che mi ha permesso di esplorare la bellissima natura attorno alla città. Proprio attraverso questo club sono venuta a conoscenza di un progetto di reforestazione di Quail Island.

Ormai da 15 anni, nel mese di Agosto, decine e decine di volontari si riuniscono per piantare migliaia di alberi nativi, così da salvaguardare la vegetazione di questa piccola isoletta altamente danneggiata da deforestazione e introduzione di specie arboree esotiche.

La Nuova Zelanda ha il tasso più alto del mondo di specie sotto minaccia: 81% degli uccelli, 88% dei rettili e il 72% dei pesci di acqua dolce sono in pericolo. La maggior parte di queste specie non si può trovare in nessun’altra parte del mondo, ed è per questo che bisogna cercare di preservare il loro ecosistema. È stato bellissimo trascorrere alcune ore con le mani coperte di terra, a contatto con la natura e volontari di ogni età e nazionalità. 

Ilaria Nuova Zelanda1

8 – Mi hai anche scritto che il tuo prossimo passo sarà quello di fare la Alps2Ocean. Di cosa si tratta esattamente e come mai questo desiderio?

A Novembre inizierò questa bella avventura in bicicletta.

Si tratta di un trail di 300 km che parte dal lago Tekapo e si dirige a sud nella cittadina Oamaru. Lungo il trail avrò la possibilità di vedere altri laghi, foreste e paesaggi stupendi. Dormirò in camping e talvolta sistemerò la mia tenda nel giardino di qualche gentile famiglia locale.

Ho iniziato a prepararmi per questa esperienza da varie settimane. Ogni momento libero l’ho trascorso in comprando il materiale in negozi dell’usato ed imparando ad aggiustare la bici qualora si rompa nel bel mezzo del nulla. 

Ilaria ripara bicicletta

…i miei viaggi e le mie avventure sarebbero potuti diventare fonte di ispirazione per coloro che si sentono bloccati, spaventati o infelici. Io ero una di quelle persone.

Ilaria

9 – Parlaci un po’ del wwoofing. Non ne ho mai parlato qui sul blog ma credo sia una cosa molto interessante, specie per chi pensa di viaggiare in Nuova Zelanda e Australia.

Il WWOOF è un acronimo per World Wide Opportunities on Organic Farms. Si tratta di lavorare in farm organiche in cambio di vitto e alloggio. Ci sono farm associate al WWOOF in tutto il modo; ciò regala una bellissima opportunità di viaggiare, imparare nuove cose e vivere con la famiglia o il farmer ospitante.

La mia prima esperienza come wwoofer è stata in Italia a San Piero in Bagno, alla Fattoria dell’Autosufficienza. Lì sono entrata a contato per la prima volta con la permacultura ed il vero concetto di organico e rispetto della terra.

Altre bellissime esperienze le ho avute in Australia ed in particolare in Tasmania, dove per due mesi ho lavorato in una pig farm, imparando a prendermi cura degli animali. Come già accennato, verso Dicembre andrò in una farm di pecore per badare agli agnellini ed imparare a tosare.

Consiglio a tutti di provare un’esperienza come il wwoofing. Altri ottimi website sono HelpX e Workaway (questi ultimi non necessariamente relativi alle farm e all’agricoltura organica).

10 – Posso dire che a me il viaggio ha insegnato ad essere umile e a dare il giusto valore (almeno credo) alle cose. Tu che cosa hai imparato viaggiando?

La cosa più preziosa che ho imparato viaggiando è il non farmi spaventare dal diverso e anzi provare una profonda curiosità.

Nei miei 5 mesi in Asia sono entrata a pieno contatto con la cultura locale. Ho cercato di imparare la lingua, di condividere esperienze con le persone del posto e di buttarmi in ogni avventura. Mi sono sempre sentita accolta e ho realizzato che il mondo è un enorme paese, abitato da persone con diversi usi e costumi ma con stesse necessità, paure, passioni e sogni. Ho condiviso pasti, vestiti, emozioni, storie ed esperienze con bambini, anziani, monaci, venditori ambulanti, disabili e chi più ne ha più ne metta.

Prima di questo viaggio non sapevo praticamente nulla rispetto a tragedie come la guerra del Vietnam, i bombardamenti nel Laos e lo sterminio di milioni di civili in Cambogia durante il Regime Khmer Rouge. Mi sono profondamente vergognata della mia grande ignoranza e dell’indifferenza con cui la maggior parte dei turisti visitano questi posti. In questi mesi ho cercato il più possibile di documentarmi, visitando musei, facendo domande e visitando luoghi di interesse. Ora, quando incontro un vietnamita o un cambogiano, un cileno o un polacco, vedo questa persona con occhi diversi, con occhi che non giudicano la diversità, ma che brillano per la brama di condividere e conoscere.

Piano piano inoltre, ho realizzato che i miei viaggi e le mie avventure sarebbero potuti diventare fonte di ispirazione per coloro che si sentono bloccati, spaventati o infelici. Io ero una di quelle persone.

Sono cresciuta reprimendo la vera Ilaria, spaventata dal giudizio degli altri e inibita dalle norme sociali. Ora voglio mostrare al mondo che sono una persona come tutte le altre, che vive la propria vita senza alcun rimpianto.

11 – Infine un classico, 3 luoghi assolutamente da vedere e perché.

1) Nel Vietnam del Nord ho fatto un loop in scooter di 5 giorni nella zona di Ha Giang, guidando fra montagne altissime, colline ricoperte di risaie e ed ho avuto modo di visitare la zona piu’ autentica e meno turistica di tutto il Vietnam.

2) Wat Pa Tam Wua, è un tempio buddista nel nord ovest della Thailandia dove sono stata due volte per meditare. È un posto stupendo, circondato da montagne e vegetazione. Il monastero è gestito da volontari e monaci buddisti ed è finanziato dalle donazioni dei visitatori. Entrambe le volte ho trascorso 10 giorni in monastero, praticando la meditazione ed imparando a conoscere profondamente me stessa. 

3) Nong Khiaw, è un minuscolo paesino nel Laos, raggiungibile dopo ore interminabili di bus e traghetti. Il Laos è tuttora disseminato di bombe, per cui le cose da fare e le escursioni sono rigidamente limitate ad alcune zone. Lì ho fatto uno degli hike più duri di sempre per raggiungere un punto panoramico mozzafiato. 

Ilaria1

Bene. l’intervista finisce qui, purtroppo. Nei prossimi giorni sarà il compleanno di Ilaria e ci tenevo a mettere il link di un’iniziativa che ha fatto partire su Facebook.

A questo indirizzo https://www.facebook.com/donate/724834774697175/ potete leggere nel dettaglio di cosa si tratta e partecipare anche voi. Fatelo, ne vale la pena.

Infine volevo ringraziare Ilaria che ha avuto la pazienza di sorbirsi le mie domande e la mia curiosità in uno dei suoi giorni liberi mentre si trova dall’altra parte del mondo. Spero davvero di poterla ospitare nuovamente qui sul blog, magari con un suo articolo, perché ci sarebbero cose interessantissime da approfondire. Alla prossima!


Se volete proseguire qui sotto vi metto qualche consiglio:

Quello che ho imparato: lezioni dal sud est asiatico

Viaggiare spendendo poco

Cosa vedere a Oslo

Come viaggeremo nel 2021

Come viaggeremo in aereo nel 2021

Un commento

  1. Complimenti ad Ilaria! Tra qualche mmese spero anch’io di poter partire per la Nuova Zelanda, viaggiare e fare qualche lavoretto!

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