Laos Wat Phu Champasak, è il 2024 ma, se arrivate da queste parti, sembra di essere in un vecchio racconto di Joseph Konrad.
Già il nome, Champasak, aiuta a rendere simpatico questo paesino, almeno all’orecchio di noi italiani. Se poi si arriva in una notte buia dalla confusionaria e polverosa Pakse, allora è facile prevedere che vi fermerete per più di un paio di giorni.
Laos Wat Phu Champasak, partiamo dal villaggio
Chiariamoci, il villaggio in se non ha nulla di speciale, due strade parallele lungo il corso del Mekong, una manciata di guesthouse economiche e un unico (il mio viaggio è stato nel 2018, credo che le cose adesso siano cambiate…) hotel di un qualche rilievo.
Eppure nel tutto c’è qualcosa di più della somma delle parti. Un ritmo rilassato, ancor più rilassato che nel resto del Laos, un caldo tipico di un paese tropicale e del discreto cibo. Tutti fattori che contribuiscono a rendere il paese un gradevole luogo di sosta. Ovviamente la maggior parte delle persone opterà per fermarsi a Pakse che sarà pure qualcosa di simile ad una città della frontiera americana del 1800 ma negli ultimi anni ha aggiunto molte frecce al suo arco. Da questa città è facilissimo infatti organizzare un tour giornaliero che vi porti al tempio in questione.
Per quelli di voi che, come me, preferiscono luoghi un po’ meno battuti, diciamo che Champasak poi può anche essere considerata come una camera di decompressione per chi ha corso in lungo e in largo o per chi ha attraversato il Laos di notte su un autobus male in arnese. Darvi temppo per calmare le membra e la mente.
Laos Wat Phu Champasak
Ad essere onesti però la sonnolenta tranquillità da villaggio di campagna non è l’unica cosa che troverete. Champasak è infatti il luogo ideale per esplorare il vicino complesso templare del Wat Phu, uno dei templi in stile khmer meglio conservati del Laos (e forse tra i più interessanti di tutto il sud-est asiatico, Angkor esclusa).
Il Wat Phu è in effetti la perla della regione meridionale del Laos, un complesso religioso utilizzato sin dal V secolo (anche se le strutture oggi visibili risalgono ad un periodo compreso tra l’XI e il XIII sec.) che è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Insomma, sicuramente gli appasionati di storia e archeologia avranno di che tenersi impegnati, ma anche coloro che cercano solo un luogo dove oziare amabilmente per qualche giorno, dondolandosi su un’amaca, non rimarranno delusi.
Come arrivare e dove dormire
Per arrivare a Champasak bisogna passare per la vivace e confusionaria Pakse, una sorta di capoluogo della regione meridionale del Laos. Pakse è collegata alla Thailandia da una strada in buone condizioni. Una volta in Thailandia è piuttosto semplice raggiungere la vivace Ubon Ratchthani e Bangkok.
Autobus “VIP” collegano Pakse con la capitale del Laos, Vientiane. Il viaggio è lungo, molto lungo (10-12 ore). In genere viene fatto di notte, ed è comunque bene armarsi di santa pazienza, perché mai come in questo caso la parola VIP ha un significato assai particolare. Da persona alta più di due metri devo dire che fatico molto ad adattarmi agli autobus del Laos e, in generale, anche a quelli del Vietnam. Preferisco i viaggi di giorno piuttosto che di notte ma probabilmente questo non si applicherà a voi, cari saccopelisti da battaglia.
Le guesthouse lungo la via principale di Champasak hanno prezzi e camere sensibilmente differenti (una doppia con bagno può andare da 10 ai 30 dollari). Un buon consiglio è quello di non prendere nulla a scatola chiusa e dare sempre un’occhiata alla camera prima di scegliere. Spazio per la contrattazione esiste ma non esagerate, uno o due dollari per voi non fanno certo differenza, mentre per un cittadino laotiano potrebbero essere importanti.
Laos What Phu Champasak cosa fare e vedere
La guida Lonely Planet afferma che “il tempio khmer di Wat Phu è una delle maggiori attrattive di un viaggio in Laos”. Potremmo discutere a lungo su questa affermazione. Alla fine il carattere e i gusti di ogni persona hanno un peso determinanate nel fornire una risposta definitiva. Quello che è certo però è che il complesso templare adagiato sul fianco di un monte sacro, circondato da frangipani e da un sistema di laghi artificiali ha un indubbio fascino e una rilassante bellezza.
Il tempio si trova a una decina di minuti in auto da Champasak e i tuk tuk faranno a gara per portarvi. Se volete risparmiare potete prendere gli autobus locali, i sawngthaew, per cui dovrete mettevi semolicemente sulla strada e aspettare.
Entriamo nel Wat Phu Champasak
Il Wat Phu si sviluppa su tre livelli. Su quello inferiore si trova l’ingresso, il museo e i baray (laghi artificiali).
Nel livello intermedio si possono ammirare due padiglioni rettangolari (nel 2014 oggetto di restauro) e una serie di statue khmer.
Nel livello superiore, al temine di una scenografica scalinata costruita sul fianco della collina, si trova il santuario vero e proprio, oltre che una piccola caverna da cui sgorga una fonte di acqua montana ritenuta miracolosa.
Oltre al complesso del Wat Phu, nei dintorni di Champasak si possono trovare altri siti risalenti al periodo khmer. Si tratta di Ho Nang Sida, Hong Ta Tao e la “città vecchia” di Champasak. Non sono in buone condizioni e nemmeno lontanamente paragonabili al Wat Phu, ma per i veri appassionati di storia khmer potrebbero essere interessanti.
A questo punto non rimane che visitare il Wat Phu non pensate? Se invece volete continuare a leggere vi manderei al parco nazionale di Khao Yai, oppure si potrebbe virare decisamente e, coronavirus permettendo, potreste leggere:
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