Parco nazionale Khao Yai, Thailandia.

Se in un post recente avevo raccontato la storia di Ubon Ratchathani, adesso vorrei volgere le spalle al confine con il Laos e raccontare qualcosa di quello che ci sta prima, il parco nazionale Khao Yai.

Che fai torni indietro? Molto poco professionale, lo so, ma vi dovrete accontentare.

Ebbene si, venendo da Bangkok il parco nazionale Khao Yai viene prima di Ubon

L’est thailandese, quella regione che viene chiamata Isan (o Isaan), è generalmente fuori dalle più classiche rotte turistiche thailandesi, dominate da isole più o meno da sogno, spiagge assolate e qualche città (generalmente Chang Mai, Ayutthaya e ovviamente Bangkok).

Questa regione però ha una sua dimensione storica molto interessante, che si snoda soprattutto in relazione al resto del sud est asiatico e al confine con la Cam unbogia, luogo di contatti tra la cultura Siam e quella cambogiana dei Khmer.

Parco nazionale Khao Yai, Foto di Andrew Jones da Pexels

Ovvio che, in particolar modo per il Parco Nazionale Khao Yai, non manca nemmeno una dimensione “naturale”, diversa però dall’immagine spensierata, scosciata e soleggiata che nel resto del divertimentificio thailandese ha acquisito la parola naturale. Non si tratta di spiagge e di luoghi “piacevoli”. In questo parco nazionale abbiamo davvero la giungla, quella giungla che è stata per secoli il volto principale del sud est asiatico e solo recentemente l’uomo ha saputo domare.

In realtà poi la natura del Khao Yai è molto più addomesticata e turistica che in altre zone dell’Asia o dell’Africa, ma non di meno rimane un interessante punto di partenza per scoprire come poteva essere la foresta pluviale di una volta.

Molti viaggiatori che conosco ritengono il Khao Yai troppo turistico (ne parlerò più avanti) ma a me il dibattito su natura “vera” e “addomesticata” alla fine dei conti non mi attira.

Da persona concreta non voglio stare a dilungarmi troppo su quella che si può definire autenticità in viaggio (se vi interessa la discussione commentate quel post e che il dibattito abbia inizio), ma semplicemente segnalare che se siete alla ricerca di aree naturali o di antichi templi dall’architettura affascinante come Muang Tam, Phanom Rung e Preah Vihear, il sud dell’Isan è un luogo che fa assolutamente per voi e il Khao Yai dovrebbe stare in cima alla vostra lista.

Il parco nazionale di Khao Yai – un’introduzione

Il primo appunto sull’agenda Isan, se vi ritrovate a lasciare Bangkok e andare verso est, riguarda propro il Parco nazionale Khao Yai. Grazie alle sue dimensioni (2186 km2) e al suo essere iscritto tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO, il Khao Yai vede sempre un costante via vai di stranieri e coppiette locali.

Una buona idea potrebbe essere quella di sfuggire al trambusto della strada principale che attraversa il parco per fermarsi una notte in uno dei bungalow… ma anche di questo ne parleremo poi.

Parco nazionale di Khao Yai, Colombia. Due cervi sambar su una delle strade che attraversano il parco.
Parco nazionale di Khao Yai, Colombia. Due cervi sambar su una delle strade che attraversano il parco.

Tra gli aspetti positivi di questo parco c’è da citare la facilità con cui lo si raggiunge (4-5 ore da Bangkok su una bella strada) e il numero di animali, anche grandi mammiferi, che è possibile avvistare con un semplice tour giornaliero.

Gibboni e macachi sono numerosi e anche gli elefanti sono, negli anni, aumentati e ora non è raro vederli passeggiare sulla strada principale che attraversa il parco. Se riuscite, da soli o attraverso un’agenzia, a pernottare almeno una notte all’interno del parco, allora sarà facile che durante la serata almeno qualche cervo sambar vi faccia visita.

Se non ricordo male Bear Grylls dice che più grandi sono meno male fanno, quindi qui dovremmo stare sicuri...
Parco nazionale Khao Yai, scorpione. Se non ricordo male Bear Grylls dice che più grandi sono meno male fanno, quindi qui dovremmo stare sicuri…

Proprio per queste ragioni, il parco rimane, almeno per la maggior parte dei turisti, solo poco più che una specie di safari senza animali in gabbia. I tour organizzati dalle guesthouse che si trovano sulla strada fuori dal parco sono abbastaanza veloci e difficilmente permettono di apprezzare le dimensioni e la vera maestosità del luogo. Inoltre non c’è dubbio che la presenza di un numero di turisti sempre maggiore metta in difficoltà la coesistenza tra uomini e animali anche in un luogo che dovrebbe essere un santuario per questi ultimi.

Più in generale, quasi ovunque nei paesi in via disviluppo, la presenza di grandi parchi porta speranza per la sopravvivenza di animali in pericolo ma anche problemi alla popolazione locale. Trovare l’equuilibrio tra questi due mondi non è sempre facile e noi, da bravi europei saputelli, dovremmo controllare un po’ di più la nostra lingua.

Parco nazionale Khao Yai, dormiamo dentro? con un po’ di insistenza…

Se volete vivere il parco per qualche ora in più, specie durante la notte, quando molti animali si sentono un po’ più liberi di andare in giro, allora prenotare una struttura all’interno è possibile ma non facile, specie se volete fare da soli.

In teoria si dovrebbe procedere attraverso questo sito, ma dire che non è molto chiaro è un eufemismo. Già prima del COVID le cose non erano proprio semplicissime e il virus non ha certo aiutato. In linea di massima dovreste prenotare sempre online, mentre noi, non essendoci riusciti, ci siamo presentati al centro informazioni e abbiamo chiesto e insistito e dopo qualche sguardo di traverso la cosa è andata in porto (più per la testardaggine che per altro a dire il vero).

Parco nazionale Khao Yai, cascata di Haew Su Wat. Foto tratta da itravel.com

Come accennato in precedenza, in genere nessun tour prevede la notte all’interno del parco e quelli organizzati da agenzie esterne sono quasi tutti giornalieri (8.00-16.00 più o meno), per cui la disponibilità di strutture è quasi sempre molto ampia. Per qualche arcano motivo gli addetti del parco non sembrano però volerle affittare in maniera diretta (tra l’altro i prezzi sono piuttosto bassi, specie se comparati a quelli degli sciatti resort sorti intorno al parco).

Come al solito i turisti portano problemi, anche al parco nazionale Khao Yai

Qui si ritorna alla questione di cui sopra. Le strade interne e il numero notevole di turisti, anche attratti dai grandi elefanti, ha ovviamente portato una serie di problemi.

In particolare le auto procedono in genere a velocità supersoniche, con rischi evidenti per gli animali che nei pressi delle strade vivono o che le devono attraversare. Il numero di turisti in aumento mette inoltre molta pressione agli animali che trovano, paradossalmente, meno spazi in cui vivere in tranquillità. Inoltre rifiuti e comportamenti maleducati dei visitatori cominciano a destare preoccupazione.

Un elefante passeggia sulla strada principale del parco nazionale Khao Yai. Non è raro vederli anche in branco.
Un elefante passeggia sulla strada principale del parco nazionale Khao Yai. Non è raro vederli anche in branco.

Come dicevo sopra si tratta di trovare una quadratura del cerchio sempre molto difficile. Da quello che ho letto nella fase pre COVID la bilancia pendeva più a favore del turismo, mentre adesso, nel post, le autorità sembrano cercare di riequilibrare il tutto, consce del fatto che senza animali da proteggere il parco non avrebbe nemmeno più senso. Forse. Speriamo.

Parco nazionale Khao Yai, gli alloggi. Nel mio caso la guest house Green Leaf

Oltre ad esserci fermati per una notte all’interno del parco nazionale Khao Yai, abbiamo anche trascorso una notte alla Green Leaf Guesthouse, una scelta condivisa con una moltitudine di altri abbronzati australiani e taciturni giapponesi (consigliata dalla guida LP).

Nel 2014 la Green Leaf aveva quasi tutte le camere abbastanza spartane ma aveva prezzi abbordabili, offriva tour interessanti e si poteva anche cenare e/o pranzare a prezzi modici (il che, come immaginate, faceva si che fosse inondata di turisti bianchicci come me).

Prima del parco ci sono moltissimi resort ed hotel di vario tipo. La qualità oscilla e i prezzi sono piuttosto alti. A meno che non arriviate durante una qualche festa nazionale io mi prenderei lo sbattimento di vedere il posto dove dormirete prima di prenotare.

Parco nazinaole Khao Yai, complichiamo le cose con un autostop?

Infine voglio dirvi che oltre che ai classici tour giornalieri offerti dalle guest house potreste anche provare a fare autostop verso il parco e poi aggregarvi ad una visita guidata o andare per la vostra strada, alla ricerca del vostro trekking. Se siete preoccupati per la parte in autostop vi tranquillizzo, è semplicissima, qualcuno vi darà uno strappo senza dubbio, dato l’ingente flusso di turisti.

Nel parco ci sono 7 percorsi di trekking, dai 45 minuti alle 6 ore, senza possibilità di pernottare sul sentiero. All’ingresso dovete registrarvi per il trekking e verificare che sia possibile farlo. Nel caso non sia possibile procedere in solitaria potreste farvi accompagnare da una delle guide sul posto.


Direi che il post sul Parco nazionale Khao Yai è finito, se volete proseguire nella lettura vi lascio un po’ di altri link:

Che ne dite di discutere un po’ sul tema “Bangkok è pericolosa?”

Se preferite la “calma” delle città di provincia andare a vedere Ubon Ratchthani e ovviamente la regina del nord, Chiang Mai cosa vedere.

Oppure cambiamo completamente regione del mondo:

andiamo a San Agustin in Colombia, Salento sempre in Colombia o Popayan, la ciudad blanca

scoprite perché dovete fare un viaggio nel Caucaso

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