In questi giorni si parla molto di passaporto vaccinale. Lo si fa in relazione alla Grecia, a Israele e ovviamente alla nostra cara Unione Europea. La Commissione Europea ha infatti proposto e definito, almeno a grandi linee, l’idea di un Digital Green Certificate che possa facilitare gli spostamenti tra le varie nazioni europee.
Alla base di tutto, al di là del colore verde che ormai sembra dominare la scena europea e non solo, ci dovrebbe essere l’idea di fornire ai cittadini uno strumento utile per raccogliere tutte le informazioni sanitarie che hanno a che fare con il COVID, permettendo così viaggi e controlli più semplici.
EU Green Digital Certificate
Il certificato digitale pensato dall’Unione Europea conterrebbe indicazioni in merito:
- alla vaccinazione
- risultati dei test test molecolari e antigenici rapidi
- informazioni sulla presenza di anticorpi del COVID, segno del fatto che la malattia è arrivata e l’avete, si presume, superata
Questi tre elementi dovrebbero permettere al titolare del passaporto di muoversi con più facilità verso altri paesi Europei, anche se non è ancora chiaro quali vantaggi concreti ne possano derivare e se ci siano i presupposti legali per l’implementazione di un tale sistema.
Ovviamente l’idea sembra interessante e forse, in qualche modo, è stata già implementata. Al momento infatti, per muoversi in molti paesi europei e anche al di fuori dell’Europa, è necessario effettuare un tampone, in genere uno alla partenza e uno all’arrivo (salvo ulteriori restrizioni e quarantene più o meno lunghe). Quello che manca però in questo momento è uno strumento che permetta di archiviare i test svolti e dare la sicurezza che i tamponi siano stati effettuati nella maniera corretta e da soggetti abilitati.
Passaporti vaccinali, i problemi. Leggi e costituzione
Il fatto che l’idea possa essere interessante non significa che non ci siano dei, grossi, problemi.
Il primo, superabile molto velocemente con la buona volontà dei nostri eccezionali parlamentari, è quello giuridico – legislativo.
Infatti per imporre motivate discriminazioni fra cittadini sulla base di trattamenti sanitari (il nostro vaccino ad esempio), c’è bisogno di una legge ad hoc. Non voglio qui mettermi a fare una disamina soporifera e francamente poco consona, del sistema giuridico – costituzionale italiano, ma sappiate che ha a che fare con l’articolo 16 e l’articolo 32 della costituzione. Ergo occorre una legge ben fatta e a prova di ricorsi, a tutti i livelli.
Passaporti vaccinali, i problemi. La privacy
Secondo problema ovviamente è quello della privacy.
Uno strumento digitale come quello che è stato pensato conterrebbe una serie di informazioni molto delicate, relative alla salute della persona. Chi avrebbe diritto di accedere a queste informazioni? dove verrebbero archiviate? chi dovrebbe controllare i dati inseriti in questo certificato per permettere ad una persona l’ingresso in uno Stato europeo?
Tutte domande particolarmente stimolanti dal punto di vista di avvocatesco anche se credo che tutti coloro che hanno meno di 40 anni in questo momento si stiano facendo un’altra domanda. Quando mi faranno il vaccino?
Quando mi faranno il vaccino
Il punto sollevato da alcuni è proprio la velocità con cui vengono effettuati i vaccini. L’idea è che se solo quelli vaccinati potranno veramente muoversi liberamente, allora tutti coloro che sono al di sotto dei 40 e, ancora peggio, tutti coloro che sono intorno a vent’anni, e che per inciso hanno pagato salato il conto di questo coronavirus con una desertificazione sociale di non poco conto, dovranno aspettare la fine dell’anno per potersi muovere senza finire in quarantena.
Il timore, fuori dai denti, è che un passaporto vaccinale possa aprire la strada alla creazione di cittadini di serie A e B senza possibilità di colmare il gap in tempi relativamente brevi.
Insomma, sembrerebbe una preoccupazione legittima. In realtà però la questione è, a mio parere, mal posta. Nel green certificate troverebbero infatti spazio anche i test molecolari e i test rapidi, che già oggi sono necessari per volare praticamente ovunque. In questo senso bisogna mettersi il cuore in pace: se vogliamo viaggiare in questo 2021, a meno di non essere tra quelli a cui è stato fatto un vaccino, dovremo fare un tampone, forse due.
Non vi piace fare i tamponi? nessuno credo ne vada matto ma al realtà del COVID è questa, prendere o lasciare. Inutile lamentarsi.
Passaporto vaccinale, l’esempio di Israele
Un esempio di passaporto vaccinale, o quasi, lo abbiamo. In Israele chi ha fatto il vaccino, tutte e due le dosi, ha diritto ad un green pass (anche qui verde…) che permette di accedere alle palestre, teatri, cinema, musei e, recentemente, anche ristoranti e bar (ad essere sinceri anche chi non ha il green pass può accedere a tutti questi servizi, però a determinate condizioni, più restrittive rispetto a chi ha il green pass).
L’idea del green pass è stata in genere accettata e ha portato la moderata speranza di un ritorno alla normalità anche se molti si sono poi presto accorti che proprio normalità non è. Palestre, teatri, musei e tutta la vita culturale e sociale deve infatti fare ancora i conti con regole da distanziamento e sulla capacità delle strutture.
In un articolo sul Guardian un vaccinato frequentatore di palestre si lamenta del fatto del fatto che la sua palestra sia praticamente vuota e che quelle poche persone che possono accedervi abbiano un’aria piuttosto triste. Insomma, la vita sociale, anche in Israele, non è proprio uguale al periodo pre pandemia, non ancora almeno.
Passaporto vaccinale. Conclusione
Che dire? come tutte le possibili soluzioni, anche solo parziali, ad un problema complesso ed intricatissimo come quello della pandemia, ci sono lati positivi e lati negativi.
Io mi trovo moderatamente favorevole, a patto che ci si possa muovere anche senza vaccino ma con tampone o test rapido negativo e a patto che la questione dei vaccini venga risolta entro settembre.
Dopo immagino che non sarà un “tana libera tutti” ma che gradualmente si possa tornare ad avere la possibilità, almeno per quelli che lo vogliono ardentemente, di tornare a viaggiare. L’introduzione di questo certificato digitale dovrebbe poi essere limitata nel tempo. Non vorrei che fosse inserito in pianta stabile nell’ordinamento giuridico. In momenti di crisi nazionale ed internazionale un più o meno breve periodo di compressione dei diritti individuali può avere senso, finita la crisi no.
Detto questo direi che il post sul passaporto vaccinale è finito. Voi che dite? fatemi sapere la vostra nei commenti. Se poi avete voglia di leggere altro:
Peloponneso cosa vedere e un viaggio post coronavirus per scoprire cosa vedere ad Atene
Destinazione Florida cosa vedere a Miami, la città per ricominciare a viaggiare dopo la pandemia
Diventare nomadi digitali. Forse.
Cosa vedere a Bangkok e il magico e bellissimo Wat Phu Champasak, in Laos
Il fatto è che vogliamo ricominciare a viaggiare e uscire. Facendo attenzione ma vogliamo farlo. Perché in altri paesi non c’è questo lockdown?
Mi piacerebbe avere la risposta ma non conosco la situazione di altri paesi. Certo tutti, il sottoscritto compreso e specialmente a giugno 2020, avremmo creduto che questa pandemia durasse meno. Ora dobbiamo0 stringere i denti e sopportare ancora, rispetto ad altre situazioni e circostanze il non poter uscire dove vogliamo o quando vogliamo credo sia sopportabile.