Durante l’ultimo viaggio in Grecia (ne parlerò fra qualche settimana) mi sono letto un altro volume della serie di Iperborea “The passenger”, questa volta sulla Norvegia (per vostra informazione c’è né anche uno proprio sulla Grecia).
Precedentemente avevo già trattato il volume sull’Islanda in questo post e devo dire che quello sulla Norvegia alza, se possibile, ancora di più il tiro. Lo so, non bisognerebbe rivelare il finale subito ma…che volete, così è.
The passenger Norvegia, Iperborea, vichinghi e salmone
Che sia un fan della Norvegia non credo sia cosa nuova. Ho parlato di cosa vedere a Oslo, sono entrato un po’ nel dettaglio del progetto Barcode e poi ho anche parlato della calda Stavanger e della bellissima Bergen.
Insomma, c’è molta Norvegia qui sul blog e ammetto di esserci passato ormai 4 volte nonostante :
- non sia certo ricco
- questo Stato sia considerato tra i più costosi del mondo.
Potrei fare a meno della pasta, ma se mi togliete cornetto e cappuccino non saprei davvero come fare la mattina. Bene, questa mia passione in Norvegia mi porterebbe via circa 300 euro al mese! Auch!
I rimedi ci sono, non fanno miracoli ma un po’ aiutano e ne ho parlato in questo post su come risparmiare a Oslo, se siete interessati
Arriviamo al sodo: The Passenger Norvegia e Iperborea
Adesso però è arrivato il momento di dire perché mi sia piaciuto tanto questo volume, se possibile più di quello sull’Islanda.
Il punto è che tratta la Norvegia non come un regno paradisiaco dove tutti sono felici e i problemi sono solo un ricordo degli anni passati senza petrolio.
Si, nonostante sembri quasi impossibile, in Norvegia ci sono dei problemi. E il dovere di un buon reportage non è indorare la pillola e dire che va tutto bene, ma cercare di scavare a fondo in una nazione che ha una paracula (termine tecnico) attenzione e ci ha regalato personaggini come Breivik e l’asassassino con arco e frecce.
Due esempi tratti da The passenger: Norvegia edito da Iperborea
Anche senza andare su temi scottanti come quelli del terrorismo di estrema destra, vi posso citare due questioni che sono molto norvegesi. Si tratta di due argomenti quasi sempre tralasciati dai media classici e che solo adesso, almeno tra una certa fascia della popolazione, stanno avendo una certa risonanza.
Parliamo dello sfruttamento delle risorse petrolifere del Mare del Nord e dell’allevamento di salmoni. Non voglio entrare qui troppo nello specifico anche perché ci vorrebbe una giornata intera, ma quello che voglio dire è che un libro che parla della Norvegia deve trattare anche questi argomenti.
Non molti libri li fanno e deve quindi essere dato atto a Iperborea di avere disegnato un volume che non solo canta le lodi di un paese progressista, moderno, multiculturale e aperto, ma anche individua alcuni punti problematici e che offrono spunti di riflessione.
Breivik ma non solo
In genere gli aspetti problematici della Norvegia vengono riassunti in Anders Breivik, il terrorista suprematista bianco che fece esplodere una bomba in un complesso di uffici del governo a Oslo (8 morti), e poi andò a Utoya a massacrare circa 70 ragazzi che si ritovavano sull’isola per un camp estivo del partito socialista.
Anders Breivik, come il terrorista neozelandese Brenton Tarrant o il tedesco Tobias Rathien sono gli esponenti più conosciuti del terrosrismo di estrema destra, la punta di un iceberg razzista che affonda molto in profondità. Quello del terorrismo di destra è certo un problema ma non è l’unico che la Norvegia debba oggi affrontare.
Energie rinnovabili e petrolio
Per quanto sia bassa la densità abitativa e per quanto grande sia l’attenzione ecologica, il problema dell’utilizzo delle fonti energetiche fossili non rinnovabili e il bussiness dell’allevamento dei salmoni sono probabilemnte questioni più pressanti. Questioni che inoltre rivelano una certa ipocrisia di fondo del sistema norvegese.
Da noi si direbbe predicare bene e razzolare male.
Un paese che produce quasi tutta la sua energia elettrica da fonti rinnovabili (fonti idroelettricche per il 99%) ma è l’ottavo stato al mondo per esportazione di petrolio non raffinato, nono per il petrolio raffinato e il terzo per il gas. Vende combustibili fossili che altri bruciano e i cui profitti vanno ad ingrasssare il più grande fondo sovrano che la storia ricordi (e che, paradossalmente, non investe in aziende che producono combustibili fossili).
I salmoni
L’allevamento di salmoni è davvero un problema? almeno non si pescano più!
Le condizioni in cui vengono allevati sono terribili. Vuoi per il sovraffollamento, vuoi per gli antibiotici, vuoi per la poca possibilità di movimento. E poi c’è la mortalità nelle gabbie, elevatissima, il colore bianco che diventa arancione tramite la chimica. E ci possiamo aggiungere anche le fughe di pesci, liquami e antibiotici che dagli allevamenti in mare vanno a distruggere l’ecosistema marino e stanno facendo diminuire le popolazioni di salmone selvaggio.
Tutto questo però unge la ruota di un busineess, quello del salmone norvegese, le cui dimensioni hanno raggiunto oltre 1,1 milioni di tonnellate di pesce venduto nel 2019 e 7,25 miliardi di euro in valore. Come spesso capita i soldi sono molti e gli scrupoli pochi.
Non parliamo solo male però
Certo, non si può solo parlare male della Norvegia. Ci sono racconti eccezionali sul femminismo norvegese, sul black metal, sulle nuove rotte e sullo sfruttamento dell’Artico, reso possibile dal riscaldamento climatico. E poi ancora gli specchi di Rjukan e il rapporto con la Svezia, vicino molto amico e un po’ nemico.
Lo ripeto, per gli appassionati di geografia e di scandinavia un volume da non perdere!
Che ne dite, salmoni o non salmoni, di andare a Oslo e vedere la citt’ quartiere per quartiere?
Oppure vi ripropongo un paio di link :
Stavanger, cosa vedere e cosa non vedere
Danimarca, andiamo a Copenaghen
Un altro bel libro, la grande livellatrice di Walter Scheidel
La storia del Vichingo nero e il mito della fondazione dell-Islanda, di Bergsvein Birgisson