Confesso di aver provato un senso di vaga inquietudine mentre leggevo il libro “La grande livellatrice” di Walter Scheidel. Se conoscete questo libro forse avete capito perché, se non lo conoscete ve lo spiego.
Provavo inquietudine perché questo libro parla di guerre, epidemie e rivoluzioni. Un conto è leggere della morte nera mentre si è al mare in Grecia, a prendere il sole e sorseggiare vodka tonic alle 11 del mattino, un altro è mentre il Presidente del Consiglio interrompe le trasmissioni alle 23.35 per dire che la nazione è in stato d’emergenza a causa proprio di una pandemia.
Un’altra leggere fonte d’inquietudine, o forse farei meglio a dire di stordimento, era il titolo. “La Grande livellatrice” è semplicemente un brutto titolo. Una bruttezza che mi scavava dentro ogni volta che prendevo in mano il libro. Vendendolo su uno scaffale di una libreria si potrebbe avere l’idea che si tratti di un manuale per muratori o per il fai da te mentre siete chiusi in casa per sopravvivere al coronavirus. Il che è davvero un peccato (precisazione. Io ho la versione originale inglese che ha, anche questa, un titolo bruttino, “The great leveler”. In questo caso possiamo certamente dire che non è colpa di chi si è occupato della traduzione se il titolo italiano risulta così poco interessante).
Ma di cosa parla “La grande livellatrice ” di Walter Scheidel?
Entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di chiarire di che cosa si occupa precisamente “La grande livellatrice” di Walter Scheidel.
Il nocciolo della questione è abbastanza semplice. Dalla fine degli anni ’70 la distribuzione della ricchezza sta variando. Che è un eufemismo per dire che i ricchi accumulano sempre più soldi e il divario tra l’1% più ricco e tutti gli altri sta crescendo. La cosa non è una novità, sta appunto andando avanti dalla fine degli anni ’70, ma negli ultimi tempi il ritmo di accumulazione è aumentato e il concetto si è fatto largo nei media generalisti.
Ne ha scritto Picketty in un best seller (cosa più unica che rara per un libro di economia, per cui complimenti) intitolato “Il capitale nel XXI secolo” (titolo non brillantissimo ma con un paio di riferimenti storici d’assoluto rilievo e almeno non brutto), ne ha parlato Barack Obama nel 2013 in un celebre discorso e se avete letto i giornali o guardato la televisione negli ultimi, diciamo 7 anni, sicuramente avrete capito a cosa mi sto riferendo.
Il bravo Walter Scheidel, dopo aver confermato che continua, per così dire, a piovere sul bagnato, si fa una domanda. Quali sono i meccanismi che possono portare ad una redistribuzione della ricchezza e/o del reddito? possiamo trovare nella storia esempi in cui il grado d’ineguaglianza si è ridotto? e se si, quali conclusioni possiamo trarre?
Da la Grande livellatrice a Steven Pinker, divagazione importante
La questione dell’ineguale distribuzione della ricchezza può essere affrontata da diverse prospettive. Steven Pinker, nel suo “Illuminismo adesso”, la prende un po’ diversamente da Scheidel e Piketty e giunge alla conclusione che si, il coefficiente di Gini si è alzato, i più ricchi 1% o 10% detengono una percentuale maggiore della ricchezza, ma alla fine la famiglia media sta meglio adesso di quanto non stesse nel 1970 o ’78. Perché? Vi faccio un esempio.
Mettiamo che FamA avesse un reddito di 10.000 dollari nel 1978, mentre la FamB, genericamente ricca, avesse un reddito di 100.000 dollari (uso i dollari perché gli esempi americani fanno sempre più scena). Ipotizziamo che l’economia sia cresciuta constantemente di un 3% annuo e allora FamA si ritroverà, dopo 40 anni, con un reddito di 32.620 dollari circa.
FamB, sempre dopo 40 anni, avrà invece un reddito di 335.989 dollari. L’esempio non prevede altri fattori in gioco, è stupido lo so, ma deve solo rendere l’idea, non siamo al MIT. Seguitemi. Adesso la differenza tra i due non è più di 90.000 dollari ma di ben 300.369 dollari. Senza dubbio la ricchezza accumulata FamB sarà anche maggiore di quella accumulata da FamA. Possiamo però dire che FamA sta peggio nel 2018 di quanto non stesse nel 1978? questo è molto più complesso da determinare. Anche senza entrare in questioni filosofiche ma fermandoci al dato numerico dei soldi che fanno la felicità.
Per Pinker la torta diventa più grande
Quello che mette in evidenza Pinker è proprio il titolo di cui sopra. Parlare di percentuali può ingannare se non si dice che la torta si è ingrandita e di molto. Si, le diseguaglianze stanno aumentando, ma oggi ci sono meno poveri di una volta. In termini assoluti, con una economia (torta) in crescita. è quasi una certezza matematica che le differenze aumentino.
In ogni caso, la FamB adesso ha una Lamborghini ma i nostri amici della FamA (perché sono senza dubbio loro i nostri amici) per lo meno si possono permettere una KIA con l’aria condizionata. Aggiungiamo che se mettiamo in un unico calderone i dati sulla distribuzione della ricchezza a livello mondiale, vedremo che oggi c’è meno diseguaglianza che in qualsiasi altro periodo. Tutto dovuto alla fenomenale crescita di Cina e India.
Ritorniamo a “La grande livellatrice” di Walter Scheidel
Insomma, capite che il dibattito infuria. Torniamo però a Walter Scheidel e alla sua Grande livellatrice. Storicamente i meccanismi in base ai quali la ricchezza può essere livellata all’interno di una nazione, mi dispiace rivelarvelo, sono tutti estremamente violenti. Vi risparmio la caterva di dati ma si tratta di:
- guerre mondiali, che prevedono cioè una mobilitazione di massa,
- epidemie come quella di peste bubbonica del ‘300 (con una mortalità che oscilla tra il 30 e il 50%), al cui confornto il Covid-19 è davvero poco più di una influenza.
- rivoluzioni. Mi riferisco a rivoluzioni sanguinose e devastanti. La rivoluzione francese non rientra nel novero (il terrore non era abbastanza terrore evidentemente), quelle comuniste in Russia, Cina e Cambogia Si. Probabilmente anche quella a Cuba.
- collasso totale dello Stato. Anche in questo caso il collasso si riferisce ad una situazione estremamente distruttiva, non come quella venezuelana ma più tipo quella siriana. Il collasso, come potete immaginare, è in genere collegato ad una rivoluzione, epidemia o guerra.
Conclusione sulle diseguaglianze ma non dell’articolo
Qui arriva davvero il colpo di grazia. Stiamo attenti a quello che desideriamo dice Walter Scheidel nel suo “La grande livellatrice”, perché emerge chiaramente che una certa, efficace, redistribuzione si può ottenere solo ad un prezzo enormemente alto. E no, non ci sono cose positive in questo finale. Niente bei pensieri o rosei futuri da centrosinistra al governo.
Addirittura viene citato un esempio di uno studio inglese realizzato da Anthony Atkinson in cui vengono proposte varie misure per ridurre le diseguaglianze. Giusto a titolo esemplificativo vi cito : l’ultimo scaglione della tassa sul reddito dovrebbe essere portato al 65%, dovrebbe essere garantito a tutti un reddito di cittadinanza che permetta di vivere in condizioni accettabili, o un lavoro che però produca un reddito equivalente, dovrebbe essere tassati maggiormente i redditi da capitale e meno quelli da lavoro, dovrebbe essere applicata una tassa annuale sulla ricchezza e magari anche un regime di tassazione globale per la ricchezza delle persone fisiche.
Tutto questo è ovviamente inattuabile dal punto di vista politico/sociale ma anche se lo fosse dove ci porterebbe? nella Cambogia di Pol Pot? nella Russia post rivoluzionaria delle confische ai Kulaki? No, l’indice di Gini, che misura la differenza di distribuzione della ricchezza, scenderebbe del 5,5%. In pratica la Gran Bretagna diventerebbe un po’ più simile Svezia e non riporterebbe le lancette indietro nemmeno al 1970. Da quell’anno infatti l’indice di Gini è cresciuto in Inghilterra del 7%.
Piove sempre sul bagnato, il coronavirus e le disuguaglianze
Arriviamo poi allo stato attuale delle cose. Questo coronavirus potrebbe agire come grande livellattrice? Ne abbiamo già parlato e la risposta è no. Sul breve aumenteranno le diseguaglianze e chi sarà più colpito sarà, ovviamente, chi è più in difficoltà.
Per almeno due motivi. Il primo è che chi era già in difficoltà potrebbe non avere il lusso di un giardino in cui far giocare i bambini, non avrà la possibilità di poter contare sui risparmi che ha accumulato negli anni, non ha magari una casa di proprietà o un reddito che continuerà a fluire senza problemi anche nella fase acuta dell’epidemia e in quella successiva.
Proprio per questi stessi motivi è anche possibile (probabile) che il virus stesso colpisca in modo differente tra classe e classe. Chi deve continuare ad uscire e lavorare, in condizioni difficili, è più facile che si ammali rispetto a chi se ne può stare a casa.
La torta di m***a a doppia farcitura è quindi servita. Più poveri, più colpiti dal virus e ancora più poveri dopo.
Qualche buona notizia
Per quanto possa sembrare incredibile qualche buona notizia c’è. Quasi tutti i governi e addirittura l’Unione Europea, si sono mossi tempestivamente o quasi. Tutti hanno capito piuttosto in fretta l’impatto devastante che politiche di austerity avrebbero comportato sul panorama economico e sociale.
Gli aiuti, il sostegno alle famiglie e all’economia in generale, sono arrivati. Non è mai abbastanza: i tempi e le difficoltà per molti sono enormi, ma non abbiamo dovuto aspettare due anni di riunioni per avere annuncio di mega pacchetti di stimolo che fino a tre mesi fa sembravano cose da “Alice nel paese delle meraviglie”.
Negli Stati Uniti, so che sembra incredibile ma è utile ricordarlo, non esiste una previsione legislativa nazionale che preveda un periodo di malattia pagata. Ora, è vero che molti stati hanno una propria legislazione in materia, ma credo che questo sia indicativo delle difficoltà che possono colpire un lavoratore di Walmart o McDonalds’s (colossi che appunto non prevedono la malattia pagata). Su questo punto è intervenuto una recente legge “Family first Coronavirus response Act”, che tra le altre cose prevede 12 settimane di malattia pagata per le aziende tra 50 e 500 dipendenti.
Insomma, dei cambiamenti possono emergere, anche piuttosto in fretta. Perché la barca forse non siamo noi a guidarla ma possiamo sempre prendere il comando.
Bene, dopo questa scorpacciata di notizie che ne dite d fare come se niente fosse e provare a viaggiare nuovamente?
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