Quando i viaggi incontrano lo sport. E lo mettono KO

Il tema è “viaggi e sport”.

Svolgimento.

Avrei potuto ri-parlare di quando sono andato a vedere un match di Premier League (già fatto il post è come acquistare biglietti di premier league) oppure di quando sono andato a vedere la Superliga danese a Copenaghen (cosa vedere a Copenaghen ). Ma questo è sport visto, non giocato. Per cui voglio raccontare un’altra storia.

A pensar da terrapiattisti sembrerebbe quasi che questo storia sia poco credibile. Invece no, tutto quanto scrivo qui sotto, e qualche altra cosa che invece non metto per iscritto, è avvenuta veramente in una fresca giornata di Ottobre a Oslo.

Viaggi e Sport. Sport e viaggi. In questo caso Basket e Oslo

Nella mia esperienza di “sport che incontra il viaggio” c’è stato un qualcosa, e lo dico con malcelata soddisfazione, c’è stato qualcosa di… casualmente memorabile. Un po’ come la scoperta dei raggi X. Certo, la mia storia non salverà la vita di nessuno. Potrebbe però salvare me o qualcuno di voi da una serata noiosissima a base di invidia digitale e disprezzo reale. Una di quelle storie che racconti seduto a tavola il giorno di natale, quando alle 17 stai ancora aspettando il secondo e qualcuno dei tuoi parenti afferma quasi con spirito di sfida di non aver mai sentito questa vicenda.

Quando i viaggi incontrano lo sport. Il CUS basket ad Oslo
Viaggi e sport. Il CUS basket ad Oslo

Viaggi e sport nell’anno del Signore 2010

Tutto ebbe inizio in un fine agosto, anno del Signore 2010. Con i miei compagni di basket decidemmo che la nostra stagione cestistica si sarebbe aperta non con la solita triste sequela di amichevoli locali dove 2/3 dei giocatori nemmeno si presenta. La gloriosa stagione 2010/11 si sarebbe aperta con un confronto internazionale, in una capitale europea.

In tempi di voli low cost il cerchio si strinse attorno a Lisbona e Oslo, entrambe servite dai 737 giallo/blu di O’Leary. Il servizio informazioni turistiche di Oslo, così splendidamente preciso e affabile, mi mise in contatto con ben due squadre universitarie della capitale, mentre i pur bravissimi ragazzi e ragazze di Lisbona furono un po’ presi in contropiede dalla mia richiesta di avere un contatto per organizzare una partita di basket.

La scelta ricadde quindi sulla calda capitale nordica, che già conoscevo (trovate un bel post su cosa vedere a Oslo ).

Le divise dei nostri avversari, o per essere più precisi, delle nostre avversarie.
Le divise dei nostri avversari, o per essere più precisi…leggete il resto.

Università di Oslo? si grazie

Le cose procedettero speditamente. Trovammo un’accordo con l’Università di Oslo per effettuare la partita sabato 2 ottobre (vado a memoria, potrei sbagliare di qualche giorno ma in fondo il succo è quello), in un palazzetto che si trovava nella parte nord della città.

I biglietti aerei erano stati acquistati, luogo data e orario decisi, ma un leggero dubbio cominciò a divorarmi dall’interno giusto prima di prendere il volo. I contatti che mi aveva lasciato la responsabile dell’Università erano di Amadine e Delphine. Inizialmente non ci feci molto caso. Prima di salire sulla scaletta dell’aereo ebbi però una sorta di flash che mi tenni per me durante tutto il volo, ma che poi dovetti obbligatoriamente rivelare ai miei colleghi una volta atterrati.

Amadine e Delphine non mi sembravano nomi maschili, avevano un certo suono femminile, almeno al mio orecchio poco avvezzo ai nomi norvegesi. I miei colleghi concordarono e una volta arrivati a Oslo la questione era chiara. La partita sarebbe stata contro la squadra femminile di basket dell’Università di Oslo. Come era nata questa incomprensione?

Viaggi e sport, in questo caso la baia di Oslo in tutta la sua magnificenza. Tra l'altro, da vecchio, vi posso anche dire che Oslo ha una delle migliori qualità dell'aria di tutta Europa. Insomma, fortunelli i norvegesi.
Viaggi e sport, in questo caso la baia di Oslo in tutta la sua magnificenza. Tra l’altro, da vecchio, vi posso anche dire che Oslo ha una delle migliori qualità dell’aria di tutta Europa. Insomma, fortunelli i norvegesi.

Viaggi e sport: introduciamo i nomi femminili Andrea e Nicola

La risposta era più semplice di quanto non si potesse pensare. Nelle varie email scambiate gli unici nomi che comparivano erano il mio, Andrea, e quello del nostro coach, tra l’altro al debutto in panchina, Nicola. Sia Andrea che Nicola sono, nei paesi nordici, nomi femminili. Per questo la ragazza che organizzava l’incontro non ha potuto che immaginare che noi fossimo una squadra femminile. E noi ragazzi a questo punto cosa dovevamo fare? A me il dubbio non sarebbe mai venuto, ve lo confesso con sincerità, ma i miei colleghi non erano molto convinti:

– Giocare contro delle ragazze?!
– Non possiamo scontrarci con una squadra femminile. Cosa direbbero a Rimini?

I ragazzi erano confusi. D’altronde #metoo e l’era gender fluid erano ancora di là da venire e soprattutto loro erano giocatori di basket mentre io ero andato più che altro per il viaggio. Dopo una breve discussione tutti però convennero che non si poteva far altro che procedere. Maschi contro femmine.

The italians

Ricordo ancora il sorriso, che non ho capito bene se fosse di scherno o di approvazione, con cui l’addetta all’accoglienza ci accolse una volta arrivati all’interno del campus universitario.

  • Ahhhh, the italians! – disse con un malcelato sorriso

Sembrava che i cari norvegesi avessero interpretato la genesi completamente accidentale di questo malinteso come l’ennesima riprova della natura Dongiovannesca del maschio italico. Ad ogni modo, la partita fu divertente. Il primo stralcio fu, come si diceva alle elementari, maschi contro femmine, poi mischiammo le squadre e ci divertimmo tutti.

Quinto tempo

Alla fine, chiacchierando del più e del meno nel cerchio centrale del campo, una delle ragazze ci invitò a casa sua, dove avrebbe fatto una festa insieme a vari amici. L’unica indicazione era di portare qualcosa di alcolico. Il che non fu poi così semplice, vista l’ossessione anti alcool che hanno da quelle parti.

Credo che si tratti della vecchia questione dell’uovo e della gallina. L’ossessione generale per l’alcool c’è perché è “proibito” e la vendita è regolamentata in maniera piuttosto ferrea (oltre che ad avere prezzi decisamente proibitivi) oppure la regolamentazione c’è perché i norvegesi sono i più grandi bevitori sulla faccia della terra? Lascio a chi ha più esperienza la risposta.

In ogni caso portammo tre pacchi da 6 birre, pagato ognuno la modica cifra di 24 euro. Poi ci pensarono gli altri invitati a rimpinguare il piatto.

Qualche birra. Non ho foto della partita. Anche, se qualcuno deve averle fatte. Ho queste foto del post partita. Quando i viaggi incontrano lo sport ragazzi.
Viaggi e sport e eualche birra. Non ho foto della partita. Anche, se qualcuno deve averle fatte. Ho queste foto del post partita. Quando i viaggi incontrano lo sport ragazzi.


Non mi dilungo sulle pieghe che la serata prese. Basta dire che fu divertente, che rimane un bel ricordo per tutti i partecipanti, che uno di noi finì lungo sui sanpietrini di piazza Youngstorget (una gara di velocità finita con uno sgambetto e un accenno di tensione, capite….)

E adesso cantiamo tutti insieme.
Viaggi e sport o meglio viaggi e Musica. E adesso cantiamo tutti insieme.

Ecco, questo insomma è il mio, il nostro, caso di sport che incontra il viaggio. Forse, ad essere onesti fino in fondo, sarebbe il caso di dire “quando lo sport incontra l’alcool in viaggio” che sarebbe tra l’altro un bellissimo tema da affrontare su queste pagine e sulle pagine di qualsiasi altro blog. Alla salute!

Il post su viaggi e sport (italiani a Oslo) è quindi, ahinoi, finito.

Se volete avere qualche dritta su come viaggiare spendendo poco allora andate qui.

Oppure vi propongo i miei classici:

Oslo cosa vedere

Cosa vedere a Copenaghen

Perché dovete fare un viaggio in Caucaso

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