Intro: il viaggio low cost che non esiste più
In questo giro di giostra vi voglio parlare del viaggio low cost, ma per parlarne dobbiamo partire dalla sudata giungla malese (non ne rimane molta), attraversarla con un autobus con l’aria condizionata rotta e le sospensioni mangiate, per poi uscirne, quasi indenni, nel nord est del paese, a Kota Bharu, anno 2011. Arrivo in città ed entro nel secondo ostello che trovo lungo la strada principale (entrate sempre nel secondo ostello) e qui noto due cose piuttosto interessanti:
- le pareti dell’ostello sono coloratissime, piene di tappeti variopinti e quadri la cui fattura andava chiaramente da “questo lo potevo fare anche io” alla copia più o meno riuscita della “notte stellata” di Van Gogh. I tappeti a terra e sui muri non erano una soluzione particolarmente igienica ma per viaggiare ci vuole un po’ di pelo sullo stomaco.
- Non sembrava esserci molto movimento, il silenzio rotto solo dal ticchettio dell’orologio appeso al muro
Queste piccole problematiche non mi colpivano negativamente. Non ero alla ricerca di baldoria anzi, (Kota Bharu è una delle città più religiose della Malesia, nazione musulmana) e per quanto riguarda i quadri la mia frequentazione con l’arte moderna ha sempre avuto alti e bassi. Certo, c’è poi la questione della pulizia ma sul tema non sono ossessivo, specie in viaggio.

L’ostello costava circa 7 euro a notte e per me andava più che bene, considerando che avevo una mia camera (molto colorata ma senza finestre, oscura e un po’ umida, anch’essa piena di tappeti), il personale dell’ostello era simpaticissimo e, apparentemente, l’unica altra persona ospite era un ragazzo americano che era appena stato lasciato dalla fidanzata cinese e aveva deciso di affogare i suoi dispiaceri nel succo d’arancia a buon mercato che Kota Bharu offriva.
Se adesso andiamo alla questione costi, perché piano piano ci sto arrivando eh, era in generale semplice, nel 2011 in questa gradevole città del nord della Malesia, vivere da turista con 10-15 euro al giorno. La Thailandia, poco più a nord, offriva, almeno in alcuni luoghi, esperienze indimenticabili a prezzi decisamente abbordabili. E, guardate bene, non sto parlando del 1970 e degli hippy che percorrevano il banana pancake trail, sto parlando del 2011 e più in generale degli anni che vanno dal 2008 al 2019.

Oggi, senza dubbio, molti tour ed esperienze varie si pagano un po’ o molto di più, e viaggiare con pochi soldi è diventato, piuttosto difficile, a meno di non essere influencer alla ricerca di un video virale chiedendo l’elemosina in 5 lingue diverse.
Su questo credo possiamo essere tutti d’accordo. Il mio punto di vista però è un po’ diverso dal solito e quello che voglio argomentare in questo post è che per me questo generale aumento dei prezzi non è negativo, non solo almeno. Poi, per chiudere questo capitolo introduttivo sul viaggio low cost, vi voglio fare una precisazione. Il genere di viaggio a cui mi riferisco è quello zaino in spalla (che adesso tutti fanno con il trolley ma vabbè), con lunghi periodi lontani da casa e dai normali comfort degli amici e della vita casalinga. Questo è il mio viaggio low cost, non una crociera a basso prezzo ecco.
Il viaggio low cost: inflazione globale e mentalità coloniale
Si sa, dare la colpa all’inflazione è facile ed è anche, in ultima analisi, abbastanza sensato. L’inflazione recente, quella post covid per intenderci, è un dato di fatto. Gli aumenti dovuti a difficoltà di approvvigionamento, ad una domanda esagerata rispetto all’offerta e all’aumento dei prezzi delle materie prime sono un elemento, come si suol dire, assodato.
Sappiamo poi molto bene che una volta che i prezzi sono saliti questi hanno la testarda tendenza a non voler più scendere anche nel raro caso in cui le condizioni che hanno portato all’aumento siano venute meno.

Aumenti di prezzi dovuti a scelte politico – economiche hanno poi lo stesso effetto. Penso ad esempio all’adozione dell’euro in Croazia o all’aumento dell’IVA sui servizi di ristorazione in Germania (1 Gennaio 2024, passata dal 7% al 19%, che ha portato aumenti dei prezzi mediamente del 30%).
Insomma, se a Bangkok o Berlino aumentano i prezzi della benzina, il costo dei tuk tuk (o taxi) sale per sempre e i guidatori non accettano certo buoni pasto.
Accanto all’inflazione però c’è anche una nostra, europea o forse occidentale, mentalità post coloniale che non sappiamo di avere ma che accompagna le nostre scelte e influenza la nostra visione del mondo. L’aumento dei prezzi generalizzato, in molti paesi del Sud e Centro America ma anche in Asia, è anche dovuto al fatto che l’economia di questi paesi è cresciuta negli ultimi anni e una classe media curiosa ha cominciato ad affermarsi in quasi tutti i paesi del mondo.
Voli sempre più cari
Se parliamo di viaggio low cost il capitolo voli è interessante. Partire dall’Italia verso l’Asia, in genere, costa meno che andare verso il continente americano (in particolare Centro e Sud, per il Nord America potete ancora trovare offerte interessanti), ma questo è uno degli ultimi miti che resistono.
I voli per l’Australia, fino al 2018 intorno ai 900 – 1100 euro, oggi vanno dai 1300 ai 2000 euro (periodo di viaggio gennaio). I voli per Bangkok, che dal 2008 al 2018 si trovavano a prezzi compresi tra i 400 e i 600 euro, oggi partono in genere da 600 per arrivare fino a 850 – 1000 (sempre Gennaio ed esclusa, per un evidente motivo geopolitico, Air China che offre prezzi “pre pandemia” a 450 euro. Air China è nota per i prezzi super competitivi, con l’obiettivo, si dice, di portare turisti a Pechino, con la Cina che ha esteso il periodo di soggiorno senza visto a 10 giorni).

I voli verso il Sud e Centro America sono saliti dai 600 euro pre pandemia (sempre fuori stagione) agli 800-1000 euro di oggi, se si esclude Lima e la bellissima Colombia.
Ovviamente è quasi sempre possibile, specie se si è molto flessibili, trovare delle offerte interessanti, ma è chiaro che i prezzi dei voli sono certamente andati verso l’alto. Le questioni forse più spinose riguardo i voli, sono però relative:
– al costo dei bagagli imbarcati, che ora molte compagnie (anche “nobili” come Air France e KLM) fanno pagare a parte (50 – 70 euro aggiuntivi per tratta)
– e lo spazio per le gambe/reclinare il sedile nella classe economy, entrambi ormai quasi inesistenti e riservati alla neonata classe Premium Economy. La premium economy è infatti una invenzione relativamente recente, e per questa i prezzi si impennano come neanche un 16enne sul motorino davanti alla scuola.
Insomma, oggi per un volo economico dovete avere la prontezza di un ninja e la pazienza di un monaco tibetano.
Hotel e ristoranti: la vita cara anche in vacanza
Anche qui due tendenze si mischiano.
Da un lato abbiamo un aumento dei prezzi che si direbbe fisiologico e molto benvenuto, perché come detto più sopra, è indicativo di una crescita dell’economia, dell’emergere di una classe media che si può permettere qualcosa di meglio che un chioschetto sulla strada seduto su uno sgabello di plastica ad altezza tubo di scappamento dei SUV. Dall’altro lato abbiamo anche un recente periodo di inflazione che ha portato ad aumenti immotivati. Inoltre, ciliegina sulla torta, non dimentichiamoci che i nostri salari sono piuttosto fermi.
L’effetto combinato di queste tre forze (crescita dell’economia, inflazione recente e nostri salari stagnanti) hanno reso molto più costosi i nostri soggiorni all’estero, sia nella classica Thailandia, Brasile, Messico o tanti altri posti. Insomma bungalow sulla spiaggia a Phi Phi Don a 25 euro a notte sono un ricordo e una camera in zona Sukhumvit Soi 8, a Bangkok, che nel 2016 costava 32 euro a notte, adesso varia tra i 55 di Booking (non rimborsabile) e i 76 euro sul sito dell’hotel.

Per quanto riguarda il viaggio low cost e ristoranti abbiamo due grandi categorie. Quelli con il servizio al tavolo, camerieri e delizie varie, che hanno visto un aumento dei prezzi considerevole, dai 15/20 euro a persona per la cena a Bangkok in un ristorante economico, fino a cifre importanti se si va in ristoranti stellati o particolarmente famosi.
Il cibo di strada o le catene di fast food hanno invece prezzi ancora relativamente bassi per i nostri standard (sempre Sud Est asiatico dai 2-3 euro fino a 10).
Dobbiamo però essere onesti e spezzare un’arancia (avete letto bene, un’arancia e non una lancia) a favore della nuova scena, per così dire, alimentare. La qualità è infatti aumentata enormemente e non parlo solo del top 5% o di quei ristoranti che finiscono nei best 50. Sto parlando di tutta la scena ristorazione. Influenze, fusioni e confusioni, mixing, esportazione/importazione di prodotti di qualità (non quelli che voi immaginate, rimaniamo sempre nel campo alimentare), insomma c’è una nuova scena che ha portato prodotti salutari e di livello, idee nuove, metodi di cucina moderni, un maggiore rispetto delle locali regole sul lavoro, e tante altre buone cose.
Anche in questo caso infatti, nella critica all’aumento dei prezzi in paesi asiatici o sud americani, vedo spesso una mentalità da “si stava meglio quando si stava peggio” e “ai miei tempi con 10.000 lire ci portavano un intero pesce spada fresco e due litri di birra”. Gli anni ’90, nonostante l’interessante ed inquietante tentativo dell’amministrazione americana, non torneranno. Per fortuna si potrebbe aggiungere.
Ecco che per me sarebbe il caso di sganciarci da questa mentalità coloniale e benvenuto Gaggan.
Il viaggio low cost, piano B e C
Ok, mi vuoi dire che i prezzi sono aumentati ma va bene così?
In un certo senso si. Non è che il mondo può restare fermo nel 1910 perché un inglese spocchioso ama parlare solo il suo idioma in tutto il mondo e fare fotografie ai bufali che trainano un aratro sotto il sole che bacia le risaie del nord del Laos. Il mondo cambia e si evolve e noi dobbiamo evolverci con esso.
Se però la vostra situazione economica non è rosea, volete viaggiare lo stesso e siete quindi alla ricerca di un piano B per viaggiare senza spendere troppo vi rimando al mio articolo su come viaggiare spendedo poco in cui, in pratica, indicavo di fare attenzione alla destinazione, al periodo di viaggio, a cosa si ordina al ristorante e, alla fine, avere tanta pazienza nel fare ricerche online (bella scoperta direte, eh lo so, ma almeno l’articolo completo l’avete letto?).

Se a questo poi aggiungete l’uso (ma con molta attenzione) di Couchsurfing, BeWelcome o Workaway allora potreste davvero aprirvi un nuovo mo(n)do di viaggiare. Una precisazione: condivisione e vicinanza, lavori in progetti dispersi nella giungla e poca privacy possono essere molto al di là della vostra normale comfort zone, per cui procedete con cautela.
Se queste soluzioni non vi bastano allora c’è il piano C, restare a casa e guardare Google Earth.
Il viaggio low cost è morto, evviva!
Eccoci arrivati alla fine di un deludente articolo giusto? niente lamentele e pochi consigli, solo un generale suggerimento di fare meno i colonialisti e rendersi conto che il resto del mondo si sta muovendo più veloce di noi.
Molte delle ragioni per cui i viaggi stanno diventando costosi, e mi riferisco soprattutto alle classiche destinazioni per viaggiatori zaino in spalla che se stanno in viaggio per mesi, risiedono nel fatto che le nazioni che fino a qualche anno fa erano in via di sviluppo, adesso sono sviluppate come e forse più dell’Europa. Certo, ci sono ancora enormi differenze, e come da noi i prezzi variano tra Milano e un paesino della Calabria, anche all’estero i prezzi possono essere molto differenti.

L’economia di mercato ha portato uno sviluppo incredibile soprattutto in Asia, America Meridionale e Centrale e ha sollevato dalla povertà letteralmente miliardi di persone. Standard igienici, costruttivi, legislativi, qualitativi, sono stati aumentati praticamente dappertutto. Per fortuna.
Per noi viaggiatori flessibili c’è sempre modo di adattarci, per cui non lamentiamoci, zaino in spalla e andiamo a cercare nuove avventure!
Questo post sul viaggio low cost è finito. Se volete proseguire nella lettura vi lascio questi spunti:
Le 5 città più pericolose del Sud America
3 tuffi sulle spiagge della penisola di Nicoya, Costa Rica
Cosa vedere a Lubiana, tra nomadi digitali e inflazione



