Era un po’ che non parlavo di libri e allora vorrei tornare sull’argomento con “L’illuminismo perduto” di Frederick Starr, edito da Einaudi.
Con gli Einaudi non si scherza
Una mia amica libraia mi ha detto una volta che con un Einaudi da 670 pagine non si può scherzare. In effetti il libro di Starr è un tomo denso di avvenimenti, nomi, date e luoghi geografici come poche volte mi è capitato d’incontrare. Non fatevi però spaventare perché il libro è molto bello e, considerato l’argomento trattato, nemmeno ostico.
Ok, vi sento in sottofondo. Mi state chiedendo ma di cosa parla “L’illuminismo perduto”?
Il tema oggetto del libro è quel periodo di straordinario fulgore e brillantezza intellettuale (e anche materiale) che si verificò nei territori islamici compresi fra Baghdad e Kabul nel periodo tra il 600 d.C. e il 1400 d.C. (come dice il sottotitolo del libro, dalla conquista araba a Tamerlano).
Effervescenza culturale islamica
I capitoli coprono un periodo storico, e un ambito geografico, che vengono solitamente relegati ad una nota a margine in un qualsiasi libro di storia o corso di studi universitari (senza ovviamente parlare delle scuole superiori).
Invece questa area del mondo fu, per un certo periodo, il cuore pulsante di una effervescenza quasi rinascimentale. I personaggi e gli studiosi, le correnti di pensiero e le forze politiche che qui sono protagoniste meriterebbero certamente un palcoscenico più grande e meglio illuminato. Specie in questi giorni, dove il confronto con l’Islam si fa più di pancia che di testa.
Ecco che Ar-Razi, Ibn Sina o Biruni (e in particolare un notevole scambio di lettere tra gli ultimi due), per non citare Mahmud di Ghazni e Sanjar, diventano fondamentali per chiarire che anche nel mondo islamico, all’apparenza così granitico e immutabile, ci sono stati dibattiti feroci sul ruolo della scienza e della religione, sulla nascita della vita e sul nostro posto nell’universo.
Dibattiti che testimoniano il livello culturale degno di un ‘700 europeo, con accenni di eliocentrismo e, da parte di Biruni, l’affermazione che da qualche parte tra Europa e Cina, in quello che era allora considerato il grande “mare mondo”, ci doveva essere una terra abitabile.
Insomma, per gli appassionati di storia e di geografia, ma anche per chi vuole meglio capire il passato e provare a dubitare di come viene raccontato il mondo arabo, “L’illuminismo perduto” di Frederick Starr è una lettura essenziale. Con un po’ di pazienza e tanto gusto, fino in fondo.
Illuminismo perduto… chi è l’autore?
L’autore è Frederick Starr, laureato in storia a Princeton, ex presidente dell’Oberlin College (per quei pochi che non lo sapessero si trova ad Oberlin, Ohio 🙂 ) e ora presidente e fondatore del Central Asia-Caucasus Institute & Silk Road Studies Program. Considerato un esperto di storia e geografia dell’Asia, è anche coinvolto nei progetti legislativi del parlamento americano che riguardano gli -Stan facenti parte dell’ex Unione Sovietica e, perché no, anche gli stati del Caucaso.
Illuminismo perduto, conclusione
È evidente che Starr ha tutte le credenziali, mi state dicendo voi, ma il libro com’è?
Dopo una partenza inevitabilmente un po’ lenta e forse disorientante (specie per quei poveretti che non avevano nemmeno idea di dove fosse la città di Merv), si rivela sempre più sorprendente e godibile. Per un appassionato di storia si tratta di uno dei migliori libri che possiate regalare.
Adesso vi è venuta voglia di leggere un altro libro? magari le “Terre scomparse” di Berge? oppure la “Storia del mondo in 12 mappe” di Brotton?
Che ne ditte invece della storia del portolano di Zuane Pizzigano?
O magari vi interessa leggere degli sviluppi recenti nelle terre dell’Asia centrale? allora potete andare a vedere Sovietistan di Erika Fatland!
Infine, perché no, l’incredibile storia di Alexander Von Humboldt.