Ayutthaya cosa vedere? Molte, molte cose. Perché Ayutthaya era l’antica capitale del Regno del Siam ed è oggi una città antica e moderna, capace di offrire Storia, storie e qualche buon ristorante. Partiamo?
Ayutthaya cosa vedere: storia e Siam
A 80 chilometri a nord di Bangkok, l’antica città reale di Ayutthaya è uno dei luoghi classici del turismo thailandese. Si trova su una delle direttrici più battute dai turisti, quel percorso che dalla capitale arriva fino a Chiang Mai e Chiang Rai.
Il fascino di Ayutthaya non risiede nelle spiagge, nei party sfrenati al chiaro di luna, nelle minigonne delle ragazze dei gogo bar o nelle avventure notturne ad alto tasso alcolico (che sono, lo ammetto, pur sempre possibili).
Il suo fascino sta in quello che rimane, nella Storia, che ha fatto di quest’isola alla confluenza di tre fiumi (Chao Praya, Lopburi e Pa Sak), la seconda capitale del regno del Siam, dopo Sukhotai e prima dell’odierna Bangkok.
Certamente meno affascinante della leggendaria Angkor Wat, eppure avvolta anche lei in una dimensione a-storica un po’ fuori dal tempo, Ayutthaya sembra essere il prodotto di uno scontro impari tra il regale passato fatto di enormi buddha, stupa di mattoni e templi che ispirano rispetto e devozione, con un presente fatto di capannoni anonimi, cani randagi e chiassosi ristoranti sul fiume.
Ayutthaya cosa vedere, la città moderna
La cittadina moderna è vivace e a suo modo anche interessante, ma è ovvio che tutto quello che interessa al turista tipico sono le vestigia del passato.
Alcuni complessi templari sono ancora oggi in funzione, mentre altri sono in rovina. In entrambi i casi, qualsiasi sia la vostra religione, un minimo di rispetto richiede che visitiate il sito non come se andaste ad un bar sulla spiaggia (so che la cosa può sembrare strana ma pantaloni lunghi per gli uomini e spalle coperte per le donne dovrebbero essere la norma).
Ayutthaya cosa vedere? Una lista arriva in soccorso
Il numero totale dei templi si aggira intorno alla dozzina e quelli che mi sento di segnalarvi sono:
- Wat Phra si Sanphet. Un classico, con i Chedi a fare bella mostra nella zona centrale. Prima che venisse distrutto ospitava le cerimonie sacre reali.
- Wat Phra Mahatat. Anche questo distrutto dall’invasione dell’esercito birmano nel 1767. Fa un certo effetto la fila di buddha senza testa e il leggendario albero cresciuto attorno ad un buddha (immagine sacra per i thailandesi, per cui prestare sempre rispetto e inginocchiarsi).
- Wat Ratchaburana. Dominato da un enorme prang recentemente restaurato. Troverete anche una scala che da accesso a due camere sotterranee (non sempre aperte) con ancora visibili tracce di affreschi.
- Wat Lokayasutharam. Si trova nella parte nord-ovest dell’isola. La principale attrazione è un grande buddha reclinato che emana un certo fascino decadente.
- Wat Chaymongkon. Anche qui un buddha reclinato e diverse statue più piccole tutte vestite con la tunica giallo-arancione tipica dei monaci buddisti.
Ayutthaya cosa vedere, ok, ma poi dove dormire?
Per dormire segnalo senza ombra di dubbio il Luang Chumni village, un hotel affascinante, con spazi e giardino che sembrano usciti da un racconto sull’antico Siam. Le camere sono in legno e costruite su palafitte sopraelevate, con i bagni al piano inferiore. I prezzi cambiano a seconda della tipologia di camera ma con 30 euro dovreste riuscire a trovare qualcosa.
In alternativa le guesthouse abbondano (se non siete troppo esigenti potete fare a meno di prenotare) e anche gli alberghi di livello medio sono presenti in numero sempre maggiore.
E girare?
Per girare vanno benissimo le biciclette anche se è possibile scegliere un mezzo più esotico, l’elefante (il che, lo ammetto, mi provoca un certo fastidio).
E mangiare?
Il panorama culinario è piuttosto monotono, ma confesso di non essere troppo imparziale. Almeno è in genere a buon mercato. I locali sul lungofiume, riva sud, dovrebbero accontentare tutti.
E se ad Ayutthaya scegliessi un tour?
Girando per Bangkok avrete molte occasioni di prenotare un tour giornaliero con ritorno alla sera. Qualora abbiate i giorni contati potrebbe essere un’idea da prendere in considerazione ma se avete un po’ di tempo credo che lasciare la caotica Bangkok per immergersi nella vita di provincia thailandese, e nel passato del regno del Siam, sia un’occasione da non lasciarsi sfuggire.
Adesso il Gioca Jouer è finito, andate in pace!
Ma se invece volete proseguire con un classico della Thailandia, c’è il parco nazionale di Khao Yai o ancora il Laos con il Wat Phu Champasak.
E poi vi offro anche qualcosa di classico come la sculettante Bangkok o un bel viaggio al Phanom Rung e al Muang Tam.
Oppure andate a quel paese, per la precisione a Bergen in Norvegia.