Lo chiamavano shock culturale

A proposito di shock culturale. Ricordo ancora il bordello di Bangkok in cui il guidatore di tuk tuk ci aveva portato.

Foto di Aleksandr Neplokhov da Pexels

Per essere precisi ho impressi nella mente l’aspetto esterno, alcune vetrate anonime con varie scritte “massage” e foto generiche di giovani thailandesi, una donna cicciottella sulla porta e il ragazzo sul tuk-tuk che sorride dicendo “se non vi piacciono le donne posso portarvi dagli uomini”.

Shock culturale o meno, come non amare Bangkok?

Io e il mio amico eravamo invece perplessi, incerti su quale parte della nostra richiesta di andare in un bar non fosse stata compresa dall’autista.

Vi spiego. Nel 2008 io ed un mio amico avevamo deciso di fare il primo viaggio al di fuori dell’Europa. La scelta, grazie ad un passaparola di un ragazzo olandese, i classici di Conrad e i racconti di Lawrence Osborne, era ricaduta sulla Thailandia. Noi, dal canto nostro, eravamo :

  • in grado di parlare un buon inglese
  • più o meno consapevoli che l’arrivo sarebbe stato interessante, tra jet lag e shock culturale
  • consci dell’esistenza di un “variegato mercato” dedicato al turismo sessuale, che aveva avuto nella Thailandia uno dei luoghi più in vista, ma che, almeno così raccontava sempre il buon Osborne, negli ultimi anni era andato perdendo volume d’affari e consistenza. Se una volta le storie di leggendari e peccaminosi bordelli erano realtà fatte di svariati livelli di sfruttamento e perversioni piuttosto reali, oggi il tutto si era ridotto, più o meno, ad un luna park a luci rosse
UN ALTRO LUOGO DOVE POTRESTE MANIFESTARE SEGNI DI SHOCK CULTURALE È LA CAMBOGIA. QUI UNA FOTO DI ANGKOR WAT.
Un altro luogo dove potreste manifestare segni di shock culturale è la Cambogia. Qui una foto di Angkor Wat.

Già all’uscita dal moderno aeroporto di Bangkok si percepiva un’aria umida e bagnaticcia, dalla consistenza simile a quella di un bicchiere di latte di mandorle andato a male. L’odore di smog e sudore sembrava prendere consistenza ad ogni respiro e quando decidemmo, come molti alle prime armi, di prendere un taxi (ancora non esisteva il collegamento diretto con il centro città), io sbagliai il lato di salita, finendo per aprire la porta dell’autista invece che quella del passeggero.

Nagalà?

Il taxista poi parlava un inglese a dir poco stentato e con un accento così forte che in confronto noi potevamo sembrare dei Lord del Lancashire. L’hotel dove eravamo diretti, il Niagara, era poco più che un motel a ore, un postribolo interessante solo per chi aveva interesse a portarsi una ragazza in camera, ma noi non lo sapevamo.

Il nostro Niagara diventava Nagalà per l’autista e il tempo impiegato per trovarlo una onesta mezz’ora, ma in fondo andava bene.

Ahhh l'hotel di Udon Thani, bei ricordi. A questo punto del viaggio lo shock culturale era scomparso.
Ahhh l’hotel di Udon Thani, bei ricordi. A questo punto del viaggio lo shock culturale era scomparso.

L’hotel si trovava nella zona di Silom e, nonostante il jet lag, decidemmo di uscire subito per prendere il polso della situazione.

Shock culturale a Metropolis

La città era enorme e non avevamo bene idea di dove andare. Avevo sentito parlare dell’Oriental Hotel e del bar all’ultimo piano della Lebua State tower e decidemmo di andare da quella parte. Camminammo per Silom road e una volta arrivati all’Oriental Hotel ci rendemmo conto che non era per noi ragazzini in pantaloni corti.

Che fare?

Decidemmo di prendere un tuk tuk e nonostante le nostre indicazioni vaghe per raggiungere un certo bar o ristorante, mi ricordo che il ragazzo partì deciso. Così deciso che si fermò davanti al locale di massaggi di cui noi non avevamo fatto assolutamente menzione, ma non perché fossimo santi, giusto perché non ci avevamo nemmeno pensato come meta per la prima sera.

Proseguire a piedi?

Fanno fatica ora a tornarmi alla mente i dettagli di cosa facemmo dopo. Forse proseguimmo a piedi, forse ci facemmo accompagnare da qualche altra parte. Non era tardi e avevamo fame, non solo di cibo ma anche di quella città così strana e affascinante.

Ritornare a Bangkok

Da quello shock culturale ad oggi sono stato a Bangkok almeno altre 3 volte, quasi sempre in concomitanza di un qualche mezzo cataclisma politico (se vi interessa date un’occhiata qui), e non posso negare quanto la città mi abbia conquistato e sedotto con il suo mix di umanità varia, complessa e semplice allo stesso tempo.

Quella sera di novembre 2008 però, me ne sono reso conto solo qualche anno dopo, eravamo in pieno shock culturale. Se non vogliamo esagerare almeno dobiamo ammettere di essere stati in piena confusione e quando il progetto di Momondo per cui collaboro mi ha chiesto di scrivere qualcosa sullo shock culturale non ho potuto fare altro che sorridere e ripensare a quella prima sera a BKK (a proposito, cliccate qui se vi interessa leggere cosa vedere a Bangkok, tra Tuk Tuk e sky bar).

In ogni caso ne siamo usciti indenni e migliori. Proprio da quel viaggio cominciò la mia passione per l’Asia e per i viaggi. Nonostante la confusione un inizio interessante, curioso e promettente.


Recentemente ci sono state le elezioni in Thailandia e se voi siete curiosi di sapere chi ha vinto cliccate sul link.

Se avete voglia di proseguire nella lettura qui trovate un post sulle mi scene più imbarazzanti in viaggio.

Oppure qualcosa di moooolto interessante sul turismo e la politica.

2 commenti

  1. Ahhh, il Nana hotel…quanti ricordi. Ne è passata di acqua sotto il ponte. Chissà se funziona ancora come scriveva Lawrence Osborne.

    • Hai letto anche tu il turista nudo? Bella lettura, non vedo l’ora di passare a leggere Bangkok!

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