Elezioni Thailandia marzo 2019…e adesso?

Elezioni Thailandia, l’annuncio è arrivato relativamente inaspettato. I risultati delle elezioni tenutesi in Thailandia nell’Aprile 2019 saranno resi noti ufficialmente dalla commissione elettorale il 9 maggio. Se tenete conto che le votazioni si sono svolte il 24 marzo, qualche domanda comincia a farsi strada.

Le elezioni della Thailandia infiammiamo l’opinione pubblica?

Partiamo col dire che queste elezioni non hanno infiammato l’opinione pubblica europea (eufemismo) e men che meno quella italiana. Eppure credo che questo sia un argomento meritevole di approfondimento. In fondo la Thailandia è una delle mete più gettonate del turismo mondiale e gli italiani non fanno eccezione.

Buddha ricoperto con la tonaca arancione, colore classico del buddhismo.
Il buddhismo non è poi diverso dalle altre grandi religioni, forse anche perché è praticato da uomini e gli uomini hanno difetti. Fatto sta che sia in Thailandia che Birmania la tradizionale figura del monaco pio, pelato e penitente, sempre sorridente e povero, ha lasciato il posto, in qualche caso, a veri seminatori d’odio. Vedi Ashin Wirathu..

Su questo blog ho poi già parlato dello strano intreccio tra politica e turismo (per la precisione qui) e non vi nascondo che di questa relazione, spesso scomoda, penso si discuta un po’ poco tra viaggiatori.

Capisco la voglia di vacanza, capisco tenere i piedi a bagno e la mente leggera, comprendo la necessità di non infognarsi in discussioni senza via d’uscita (avete presente i parenti a natale?). E poi in qualche caso arrivo anche ad intuire la volontà di non fare la figura del colonizzatore/evangelizzatore europeo che critica gli sviluppi politici di nazioni asiatiche o africane.

Però. C’è un però.

Non si può sempre far finta di nulla o almeno io non riesco a farlo. In particolare amo troppo la Thailandia e l’Asia per fregarmene allegramente dei risultati delle elezioni, di queste elezioni.

Ne ha parlato recentemente anche Hasan Minhaj su Netflix, in una delle puntate di “Patriot Act”.

Patriot Act con Hasan Minhaj

Elezioni Thailandia, introduzione (un pelo noiosetta ma necessaria)

Lo so, non morite dalla voglia di sapere i retroscena della politica. E io non ve li darò. Accenno solo che la politica thai è da anni divisa in due campi/colori/partiti. Uno vicino alla borghesia e alla monarchia (partito democratico, camicie gialle), l’altro, che potremmo definire populista o popolare e ha le sue radici nell’Isan e nella Thailandia del nord e dell’est (il padre/padrino è il miliardario Thaksin Shinawatra).

Immagini dell'occupazione dell'aeroporto di Bangkok nel 2008, da parte dei sostenitori del partito democratico.
Immagini dell’occupazione dell’aeroporto di Bangkok nel 2008, da parte dei sostenitori del partito democratico.

Fra questi due contendenti negli ultimi anni ha goduto l’esercito, che ha fatto da mediatore/manipolatore ed è da lungo tempo uno degli aghi della bilancia politica (insieme alla monarchia).

Tah dah! la (bella) sorpresa delle elezioni in Thailandia 🙂

Sulla scena è poi arrivato un nuovo partito. “Avanti nel futuro”, di ispirazione progressista, fondato da un miliardario piuttosto belloccio di nome Thanathorn Juangroongruankit (che per mia e vostra facilità chiamerò affettuosamente, spero non se ne voglia a male, Juan). “Avanti nel futuro” ha ottenuto un ottimo risultato elettorale, con 5,8 milioni di voti e 80 seggi in parlamento.

A questa ricetta, già di per se piuttosto complicata, dovete poi aggiungere la riforma costituzionale del 2016, che ha creato un senato di 250 membri nominati dal governo, con potere di veto sulle leggi approvate dal parlamento. Un aiutino che serve a far capire chi comanda.

Elezioni Thailandia. Il buon miliardario Juan di "Avanti nel futuro".
Elezioni Thailandia. Il buon miliardario Juan di “Avanti nel futuro”.

Elezioni Thailandia, ora arriviamo al sodo. Che cosa è successo?

Ma che dicono i risultati? per quel poco che si sa sembra che il partito creato dai militari (Phalang Pracharat detto anche “piatto ricco mi ci ficco”) per rimanere al centro della politica abbia ottenuto più voti, mentre il Pheu Thai (vicino a Shinawatra), abbia ottenuto più seggi.

A chi toccherà quindi formare il governo?

Se vi sembra di aver già sentito questa storia non siete gli unici. Come disse Bersani in un momento di memorabile, e forse involontaria, comicità “siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”. Evidentemente non succede solo in Italia.

In mezzo al casino ci sono anche un po’ di presunti brogli elettorali (in qualche regione gli scrutatori si sono ritrovati qualche migliaio di voti in più rispetto ai votanti registrati e da qualche altra parte sono invece scomparsi).

Per finire. Aggiungete al marasma i discreti risultati di altri due partiti, il Bhumjaithai di stampo populista e il Partito Democratico che si trova però in caduta libera.

Per ora non c’è il vincitore delle elezioni in Thailandia

Sarà piuttosto difficile riuscire a trovare la quadra. Anche per la politica thailandese sembra che il sano vecchio modello politico, che si articolava in una più o meno vera contrapposizione tra un partito delle classi borghesi/cittadine e uno delle classi popolari, potrebbe essere giunta al termine.

Quello che uscirà dalle urne potrebbe essere un’alleanza ancien regime che prova ad aggrapparsi al potere, oppure un modello nuovo, che, si spera, aprirà lentamente la Thailandia alla vera democrazia.

Elezioni Thailandia e la mamma la Cina!

Non dimentichiamoci però che dietro l’angolo c’è il fascino autoritario del modello cinese. Una ricetta fatta di liberalismo economico accompagnato da una certa limitazione delle libertà individuali, a cui verrebbe, in teoria, preferito il benessere della comunità.

Noi in Europa forse non ci pensiamo ad importare il modello di sviluppo cinese e magari non ci facciamo nemmeno più domande sulle limitazioni delle libertà individuali nel colosso asiatico (per mille motivi, economici ma non solo).

Nel sud est asiatico però il polo d’attrazione rappresentato da Pechino è quasi irresistibile. Il Laos, il Vietnam, la Corea del Nord, la Birmania, in qualche modo anche la Thailandia e la Cambogia, stanno lentamente scivolando da corrotti sistemi politici, teoricamente democratici, ad autocrazie.

Elezioni Thailandia. Va già meglio (prima del Coronavirus)?

Questa cartina mostra come oggi, dal punto di vista della democrazia, le cose non vadano poi così male. L’attrazione del modello socio-politico cinese è forte soprattutto nel sud-est asiatico. Rispetto a questa cartina la situazione è peggiorata nelle Filippine, in Venezuela, in Honduras e Nicaragua. In Etiopia e Kazakhstan si notano invece segni di miglioramento.

Nonostante quello che passi oggi il convento non sia granché, e l’impressione data dalla stampa è quella di un generale arretramento della democrazia e delle libertà individuali, vorrei mandarvi a questo indirizzo per farvi capire le dimensioni reali della cosa.

Le democrazie nel 1971 erano 31, mentre nel 2016 sono 97.

Sempre nel 1971 c’erano ancora circa 160 milioni di persone che vivevano in stati coloniali, 1,76 miliardi in autocrazie e “solo” 1,2 miliardi in democrazie. Oggi le persone che vivono in democrazie sono 4,1 miliardi.

Potremmo andare avanti a lungo (se vi va leggetevi qualcosa sulle dittature in Africa in questo post). Non vorrei dire che va tutto bene ma molte cose vanno meglio di quanto si pensi.

Detto questo, la battaglia per la democrazia non è mai facile e in Thailandia non sembra fare eccezione. Se vi interessa la cosa rimanete sintonizzati che vi darò news appena ne arriveranno*.


*Aggiornamento maggio 2019. i risultati sono arrivati e il post che spiega come sono andate a finire le cose è questo.

Se invece volete andare da qualche altra parte vi suggerisco:

come viaggiare spendendo poco

Cosa vedere a Oslo (capite il testa coda?)

il perché dovete fare un viaggio in Caucaso

Copenaghen cosa vedere

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