“Illuminismo adesso” è l’ultimo libro scritto da Steven Pinker, un autore che ho imparato ad apprezzare con “Better angels of our nature”, titolo che credo sia una lettura fondamentale per chiarire da dove veniamo e in che direzione stiamo andando. Me cojoni! direte voi. Ok, aspettate che vi spieghi.
Steven Pinker, Illuminismo adesso e il declino della violenza
In “Better angels” (“Il declino della violenza” in italiano) Pinker analizzava il declino della guerra e l’abbassamento del numero di crimini commessi e arrivava alla conclusione che non si stava meglio quando si stava peggio.
Lungi dall’aver intrapreso una parabola discendente che ci porterà verso l’apocalisse (zombie o equivalente), l’umanità è invece, quasi in ogni luogo, più sicura e lontana da violenza e morte.
Steven Pinker e il ruolo dell’illuminismo (adesso). 3 ragioni per leggerlo.
“Enlightement now” (“Illuminismo adesso” nella versione italiana), si trova ad espandere questo concetto abbracciando il concetto di progresso come elemento caratterizzante l’avventura dell’umanità negli ultimi anni. Nessun settore escluso. Dalla guerra, ai diritti civili, dall’ambiente alla scuola, dalla felicità alla distribuzione della ricchezza, il progresso, secondo Pinker è ovunque. I cavalieri, non dell’apocalisse, che ci hanno portato fin qui si chiamano ragione, scienza, progresso e illuminismo. Tesi ardita?
Forse si, ma proprio il fatto di avere una tesi sociologica ardita è la prima ragione per cui vale la pena leggerlo.
La seconda ragione è data dalla capacità di Pinker di disegnare un quadro generale della situazione umana che non vi farà mettere le mani nei capelli o non vi porterà al suicidio. Le sue tesi sono chiare, ben argomentate e hanno una nota di positivo realismo che è quasi una boccata di aria fresca nell’apocalittismo odierno. Saggi tecnici sull’umanità raramente fanno questo. Anche il bravissimo Harari è piuttosto duro nei nostri confronti.
La terza ragione è che per quanto si possa essere d’accordo o meno con Pinker i suoi libri sono fonte infinita di spunti di discussione intelligente e magari vi porteranno a voler andare a recuperare qualche altro libro anche solo per smentirlo. Insomma, avrete un buon argomento da aperitivo (ovvio che dipende un po’ dai circoli che frequentate per l’aperitivo) e tante idee per altre letture
Detto questo Illuminismo adesso ha anche qualche problema
Detto questo devo subito mettervi a parte di due cose che che non mi sono piaciute. Trovo il titolo veramente pessimo. “Illuminismo adesso” sembra più la reclame di un detersivo anni ’80 (illluminismo adesso! e il tuo pavimento non sarà più lo stesso!) che uno slogan di un movimento di pensiero del XXI secolo. Aggiungo che anche “Better angles of our nature” non era proprio un titolo bellissimo, tant’è che anche con la traduzione italiana siamo forse riusciti a far meglio.
L’edizione che ho io è quella economica, presa su una bancarella a NYC, e devo dire che fra la copertina e il titolo non so chi stia messo peggio. Il che è molto strano per un’edizione americana, anche se economica. Si vede che i grafici erano in pausa pranzo.
Che ci dice Pinker?
E sul contenuto? Premessa doverosa. Il mio punto di vista non è molto obiettivo. Apprezzo Pinker e le sue idee e le condivido in gran parte. Le sue analisi sul declino della violenza sono semplicemente corrette, oltre che formalmente eleganti. I dati a supporto sono troppi e provenienti dai più disparati campi. Solo terrapiattisti e fan del capitano potrebbero negare questa realtà
In questo libro la prosa rimane sempre leggera, a tratti ironica, ma il tentativo di allargare la rete dell’ottimismo è riuscito solo in parte. Per due motivi. E adesso, ovviamente, vado a spiegarvi quali sono.
Illuminismo adesso. Qualche capitolo del libro di Pinker è più debole degli altri
Primo. Alcuni capitoli si dimostrano, ma credo che sia inevitabile, più deboli di altri. Ambiente, felicità e diseguaglianze economiche (per un approfondimento della questione vi rimando al post su “La grande livellatrice” di Walter Scheidel) sono quelli dove la tesi del progresso continuo fatica di più a tenersi in piedi. Diciamo che lo fa ma ne esce un po’ malridotta. Non entro nel dettaglio perché dovrei scrivere un libro e poi non sono un critico ma certo si sente il peso di possibili contraddizioni che stanno lì alla finestra, pronte ad entrare.
Vero Greta?
Parliamo di numeri e non di sensazioni
Secondo. Purtroppo abbiamo capito già da tempo che l’uomo è si un animale razionale ma che è anche molto semplice manipolarlo e toglierli quel poco di sicurezza che ha, specie se l’economia non tira e le fette della torta diventano ogni giorno un po’ più piccole.
Ci vuole poco per incendiare il senso d’irrazionale tribalismo che alberga in ognuno di noi e raccontare la favola che le ragioni delle nostre difficoltà stanno sempre negli altri (e sostituite altri con chiunque possiate immaginarvi: ebrei, rom, africani, immigrati, comunisti, gay e miscredenti ecc…).
Intervento di Baricco a gamba tesa
In un certo senso, e ne parlava anche Baricco su Robinson in un suo recente intervento critico, la gente si è rotta i coglioni delle analisi razionali basate su numeri che il ragioniere di turno gli propina. In tempi fluidi e complessi, in tempi in cui non si capisce bene nulla e bisogna abbracciare con certezza l’incertezza, alcuni semplicemente non ce la fanno, si aggrappano ai tempi che furono, quando gli immigrati erano pochi e si chiamavano vu’ cumprà, le donne stavano al loro posto e l’Italia era la settima potenza economica mondiale e non uno stato di serie B.
La realtà di oggi è più dinamica e regala soddisfazioni a chi è capace di navigarla, mentre regala solitudine ed emarginazione a chi rimane indietro, anche se appartiene ad un ceto sociale che fino a poco tempo fa dominava la scena (maschio, bianco, più o meno in buona salute, licenza media o superiore). Oggi ci sono opportunità se non per tutti per molti e il fatto di essere un maschio bianco italiano, grazie a Dio, non garantisce più nulla.
In mezzo a tutto questo marasma molti si sono stancati dei tecnici e dei professori e delle loro esposizioni dotte che gli dicono di fare questo o quello, che le cosse vanno abbastanza bene o comunque meno peggio di quanto non sembri. Abbracciano le cattive notizie della TV e non si rendono conto che alla TV danno solo le cattive notizie. Non accettano più intermediazione da parte ci un gruppo che potremmo anche chiamare d’elite (anche se alcuni sono davvero poco elite) e vogliono fare da soli.
In conclusione?
Il risultato è che il pur ammirevole lavorone di Pinker (650 pagine in edizione economica tutte scritte fitte fitte) verrà letto da me e da tutti quegli altri che già la pensano come lui e l’impatto sul popolo pensante sarà quasi nullo. O almeno io mi immagino che le cose andranno così ma sarei ben felice di sbagliarmi.
In ogni caso, per chi di voi avesse dei dubbi su quello che abbiamo fatto come umanità, su quello che stiamo facendo e sulla direzione in cui il nostro sforzo colletticvo ci stà portando, consiglio assolutamente questo libro perché potrebbe darvi spunti nuovi e notevoli. Anche solo per controbattere il vostro zio leghista.
Volete leggere di un altro bel libro che parla di attualità? ecco “Le vie della seta” di Peter Frankopan e soprattutto “La grande livellatrice” di Walter Schiedel, che parla della storia delle diseguaglianze.
Qui trovate un bel link su viaggio e cambiamenti climatici.
C’è poi anche Sovietistan di Erika Fatland e un bellissimo libro sulla Cina “Il leopardo di Kublai Khan” di Timothy Brook.
O magari un classico del viaggio, Budapest e le sue terme.
Se invece siete bloccati a casa per via dell’epidemia perché non andare a recuperare questa storia sul misterioso volo N545JN oppure imparare a viaggiare spendendo poco.