Niente “cosa vedere” questa volta, lasciamo pure che questo articolo languisca nei bassifondi delle ricerche Google, ben oltre la terza pagina. Chi lo leggerà è perché se lo sarà davvero meritato ed è interessato a scoprire qualcosa su questa non troppo visitata parte del Quebéc e del Canada.
Prima di partire però una necessaria precisazione. Baie St. Paul, Tadoussac e Saguenay non sono davvero nel nord del Quebéc. Con uno slancio d’improvvisa onestà direi che non sono nemmeno nel centro del Quebéc ma in realtà si trovano a sud.
Perché scrivere a nord allora? Perché muovendovi in autobus in Canada si fatica moltissimo a rendersi conto delle distanze e dopo ore e ore di viaggio verso nord sei in qualche modo abbastanza sicuro di essere arrivato in questo Nord. Invece no davvero. Tradotto per noi italiani è come se partite da Roma Tiburtina in autobus e dopo 6 ore di viaggio vi ritrovate ancora a Fiano Romano. Potenza del Canada.
Il mio viaggio in Canada. Fin dove arrivare?
Giusto per mettere in chiaro le cose parliamo dell’Ottobre 2015 e se guardate Goggle Maps avrete anche voi, come l’ho avuta io, l’idea che partendo da Quebéc City, attraversando Baie St. Paul e Tadoussac per arrivare a Saguenay, abbiate in qualche modo raggiunto la fine della strada, il punto più a nord che un comune viaggiatore con mezzi pubblici possa raggiungere in Québec (se si esclude la strada costiera che prosegue poi per 100 km verso nord-est, fino Kegaska… ma vai a trovare l’autobus).
Per chi vuole lasciare la costa e addentrarsi nell’immenso entroterra canadese, direi quindi che Saguenay rappresenta un punto di arrivo, a meno di non essere Bear Grills. Studiando poi la mappa è chiaro però che con questo punto d’arrivo non hai nemmeno sfiorato una piccola parte dell’immensità del Canada e del Quebéc, ma in fondo non siamo qui a misurare chi ce l’ha più grande giusto?
La prima tappa, Baie St. Paul
Da Montreal mi sono mosso verso Québec City e poi con un autobus ho raggiunto la ridente Baie St. Paul che inizialmente, e con una stagione estiva ormai finita, sembra un po’ Cervia a Febbraio. Non pensate male però.
Quelle poche attività ancora aperte hanno un che di caratteristico e riescono a rendere Baie interessante, al contrario di Cervia, anche in bassa stagione. Nelle due strade principali (parliamo pur sempre di una città di 7.000 abitanti), Rue Sainte Anne e Rue Saint Jean Baptiste, si trovano caffè, ristoranti, gallerie d’arte, pub, negozi di souvenir, tutti ospitati in edifici in legno a due piani che conferiscono al centro del paese un caratteristico aspetto d’altri tempi, un po’ far west in versione family friendly diciamo.
La spiaggia e la piccola darsena, attrattive principali della città durante la Stagione, si trovano alla fine di Rue St. Anne e sebbene il mare, specie in autunno, non sia particolarmente invitante, farci una passeggiata è un must, anche per il fascino selvaggio della zona che sembra decisamente lontano dalle nostre aree balneari.
Nella zona c’è anche un museo, invero non particolarmente interessante: quello di arte moderna.
Sebbene io abbia raggiunto la città in autobus è anche possibile, specie durante la stagione estiva, farlo in treno. Inoltre, poco più a nord della città, si può prendere il traghetto per attraversare la baia e raggiungere l’Ile Aux Coudres. Si tratta di un’isoletta piuttosto carina (simile, anche se più piccola, dell’Ile d’Orleans che si trova vicino a Quebec City) in cui potrete girare in bici, passando tra boschi, fari non abbandonati, un’azienda che produce sidro, chiese e molto altro. Inutile sottolineare che per molte delle attività, tra cui anche un festival musicale, bisogna raggiungere l’isola nella stagione estiva.
Baie St. Paul ha un’aria da paesino nordamericano vecchio stile unito ad una comunità artistica/hippy piuttosto attiva che lo ha trasformato in una tappa obbligata per chi si muove verso il nord del Quebéc. Fuori stagione, come detto, si percepisce solo una frazione del ritmo vacanziero estivo (che non è però mai eccessivamente incasinato) ma vale comunque la pena di rilassarsi un paio di giorni in questa città e magari ammirare il sole nascere sulle placide acque del San Lorenzo, cosa questa notevole, a detta di chi si è alzato ad orari improponibili per vederla (che pensavate che fossi un amante delle albe?).
La seconda tappa, Tadoussac
Proseguendo verso nord ho deciso di fermarmi a Tadoussac, una città famosa soprattutto per essere il punto da cui partono i tour per avvistare le balene e per lo storico Hotel Tadoussac.
Per quanto riguarda la prima attività si può dire che diverse compagnie offrono giornalmente il tour alla ricerca delle balene e sebbene gli avvistamenti sono probabili non si può averne la certezza. Il prezzo si aggira sui 100 euro a persona (cosa per cui, onestamente, mi sono solo fatto una camminata verso Point Rouge e Les Dunes, zone della costa dove, a volte, si possono lo stesso avvistare le balene o almeno i loro sbuffi).
Per quanto riguarda invece l’Hotel Tadoussac bisogna dire che l’originale struttura, risalente al 1864, è stata abbattuta e ricostruita, in versione più grande mantenendone però lo stile, nel 1941. Inutile dire che, date le dimensione del paese, questo hotel rosso e bianco che domina la spiaggia e la baia sarà la cosa più riconoscibile e fotografata.
Terza tappa del viaggio in Quebèc, si arriva a Saguenay
Arriviamo quindi, dopo un altro interessante viaggio in autobus, a Saguenay. La cittadina nasce sul fiume omonimo, ad una quarantina di chilometri dal Lac Saint Jean e saranno proprio questi due elementi, il fiume e il lago, a segnare, almeno storicamente, lo sviluppo di questa città.
La regione di Saguenay è quella con il più basso numero di persone che parlano inglese in tutto il Canada ed è anche, ovviamente, la regione che ha dato origine al momento indipendentista del Quebéc. Rispolverate il vostro francese quindi perché vi ho avvisati.
A vederla in una spenta giornata d’autunno Saguenay non sembra essere particolarmente allegra e anche l’abergo da me scelto, che per ragioni economiche era ovviamente piuttosto modesto, non contribuiva a rallegrarmi l’animo. In ogni caso.
Saguenay è famosa per la sua natura incontaminata, con il parco nazionale omonimo che copre buona parte dell’area attorno alle sponde del fiume, da Tadoussac fin quasi alla città. Nella stagione buona si può andare in kayak, seguire percorsi di trekking e mountain bike.
Nella zona ci sono poi altri parchi, tra cui quello di Monts-Valin e quello del Lac Saint Jean. In generale tutta l’area attorno alla città è esattamente quello che pensate quando pensate ai grandi spazi canadesi. Boschi a perdita d’occhio, laghi, montagne e poco o nessuna traccia d’insediamenti umani. Anche il percorso che da Saguenay, in autobus, vi riporta a sud verso Quebéc City, è tutto in una interminabile foresta, certamente l’area boschiva ininterrotta più grande che io abbia mai visto.
Per quanto riguarda le attrattive cittadine diciamo che non sono moltissime. Al di là della casetta bianca che ha resistito all’inondazione del ’96, direi che più interessante è il Museo della cartiera di Saguenay – Chicoutimi, dove viene raccontata la storia dell’industria più importante della città. Impossibile poi mancare anche il nuovo lungofiume di Saguenay, inaugurato nel 2021, che permette, attraverso il ponte pedonale di St. Anne, di raggiungere l’altra sponda del fiume (anche se, ad essere onesti, dall’altra parte non è che ci sia molto da fare. Il ponte però si presta a fotografie interessanti).
Al margine est della città, c’è un bel sentiero, il sentiero dei mulini, piuttosto facile e ben mantenuto. Inoltre, sempre in tema di sentieri, nel centro della città, nel parco Rosaire – Gauthier, c’è un altro piccolo sentiero (cosa breve ma in un bel bosco).
Conclusioni sul viaggio in Quebéc
Di ritorno dal Quebéc mi sono rimaste tre cose.
La prima, senza dubbio, sono le dimensioni. Arrivando a Saguenay avevo decisamente l’impressione di essere in un luogo con pochi turisti e piuttosto lontano dalle grandi città. Ero insomma entrato nel Canada più selvaggio e “naturale”. Tutto sbagliato invece, anche solo una piccola occhiata alla cartina metteva chiaramente in risalto che la maggior parte del Quebéc, per non parlare poi del Canada, era assolutamente irraggiungibile, lontano, fuori portata del piccolo turista zaino in spalla come mil sottoscritto.
Le foreste senza fine, le montagne selvagge, la mancanza di centri abitanti lungo le strade, tutte queste cose che credevo di aver visto in quantità erano in realtà solo la punta dell’iceberg. Le dimensioni e la natura canadesi sono qualcosa difficile da spiegare senza averle viste e se le cose stanno così oggi figurarsi 50, 100 o 200 anni fa.
La seconda cosa che ci si può portare dietro sono i costi. Il Canada è un paese piuttosto caro e solo il fatto che un euro valga 1,35 dollari canadesi ci mette un minimo al riparo dai prezzi importanti che s’incontrano nel paese, soprattutto se si viaggia da soli. Per mangiare ci si può arrangiare ma se si vuole un posto letto in un motel o un hotel, anche di basso livello, bisogna essere pronti a spendere almeno 80 euro e questo, alla lunga, pesa. Nei piccoli paesini del “nord” poi non ci sono possibilità di alloggi in ostelli come invece a Toronto e a Montreal.
La terza, infine, è la gentilezza, ma anche una certa chiusura, dei canadesi. Abituato a viaggiare nel sud est asiatico e in America Latina, quello che troverete in Canada è un paese gentile, educato, rispettoso e moderno ma certo non “caloroso”. A questa mancanza di calore umano può sostituirsi un certo uso disinvolto dell’alcool, che come italiani non siamo soliti conoscere (veneti esclusi). L’alcool come strumento relativamente economico per addormentare problemi più complessi è un classico riconosiuto sia in America che in molti altri paesi del Nord Europa.
Il post sul Quebéc e su Baie St. Paul, Tadoussac e Saguenay è finito. Commentate, fatevi sentire, oppure proseguite silenziosi la lettura, vi lascio qualche link:
Quali sono le zone pericolose di New Orleans?
Stanchi del Norda America e volete andare in Cambogia? che ne dite di Battambang?