Terre scomparse di Bjorn Berge

Alla ricerca di terre scomparse ma seduti in poltrona. La cosa mi piace e a voi?

Questo post sarà piuttosto veloce ed indolore, con l’obiettivo di dare, a quelli che come me sono interessati alla geografia, un ottimo spunto di lettura.

C’è, non c’è… sono le terre scomparse di Bjorn Berge, introduzione

Girovagando tra gli scaffali di una bella libreria di Riccione (se la conoscete forse avrete scoperto che no, non ci sono solo vestiti) mi sono imbattuto in un libro particolarmente interessante. Si tratta di “Terre scomparse” di Bjorn Berge.

Già dalla copertina s’intuiva che la storia raccontata doveva essere interessante. Dove qualcosa è scomparso c’è una storia molto affascinante e io sono letteralmente affamato di storie affascinanti. Nonostante i paesi e le terre di questo libro siano scomparse, usare per questo libro il termine mistero è forse un po’ azzardato. Perché le terre scomparse di questo libro non sono terre scomparse in maniera letterale, ma sono terre che si potrebbero definire inghiottite dalla fame atavica della Storia. Nulla a che fare con il mistero ma molto con la spietatezza.

Il volume riunisce l’evidente passione dello scrittore per la geografia, la storia e anche la filatelia. Diviso in capitoli che partono dai primi del’800 e arrivano fino al 1975, il libro racconta brevemente la storia di tanti Stati, Regni e territori vari che per un breve periodo della storia sono stati indipendenti o comunque hanno avuto la possibilità di emettere dei francobolli per affermare la loro presenza sulla scena mondiale.

Terre scomparse di Bjorn Berge, una delle mappe che accompagna il libro, in questo caso le isole africane di Annobon, Elobey e Corisco
Terre scomparse di Bjorn Berge, una delle mappe che accompagna il libro, in questo caso le isole africane di Annobon, Elobey e Corisco. Ogni stato scomparso è accompagnata da una cartina come questa

Ogni continente della terra è presente con qualche stato scomparso. Alcuni sono più “famosi” e forse li avrete sentiti nominare (parlo dello Schleswig al confine tra Germania e Danimarca oppure Labuan, nell’attuale Indonesia, o ancora l’isola di Vancouver), altri sono davvero misteriosi (penso al territorio di Corrientes, tra Brasile e Paraguay o Elobey, Annobon e Corsico, isole di una colonia spagnola a largo della costa africana nel golfo di Guinea).

L’Italia poi è specialmente presente, vantando diversi legami con “stati scomparsi”: il Regno delle Due Sicilie, lo stato libero di Trieste, la reggenza del Carnaro (la Fiume di Dannunzio che ci ricollega a Mussolini e al fascismo), l’isola albanese di Saseno e la Tripolitania. Non entro nel dettaglio ma confesso che anche per me è stata davvero una sorpresa leggere alcune storie. Ad esempio non avevo mai saputo che l’Italia aveva occupato l’isola, albanese oggi e greca prima, di Saseno, in cambio dell’abbandono delle pretese italiane sul porto di Valona. E questa è solo una delle interessanti storie raccontate nel libro.

Un'immagine di una spiaggia dell'isola albanese di Saseno, fu possedimento italiano
Un’immagine di una spiaggia dell’isola albanese di Saseno, fu possedimento italiano. Foto di Fation Plaku tratta da turismo.al

Dal Sud Africa a D’Annunzio

Passando dai piccoli villaggi dell’entroterra sudafricano (che per via della guerra degli inglesi con i boeri si trovarono, in qualche modo e per breve tempo, staccati dall’Inghilterra), per arrivare a strani regni come quello Vietnamita del Sedang, creazione alquanto incredibile di un truffatore europeo, quello che il libro emana è un fascino per una storia che sarebbe potuta essere ma non è stata, quasi si trattasse di una porta su un universo parallelo che non è il nostro ma lo sarebbe potuto essere se solo…

LA COPERTINA DEL LIBRO TERRE SCOMPARSE, EDITO DA PONTE ALLE GRAZIE.
La copertina del libro terre scomparse, edito da Ponte alle Grazie.

Con i se però non si fa la storia e quelli che abbiamo davanti non sono più oggi paesi esistenti, sono solo parentesi della Storia, seppure più o meno lunghe (nel caso del Regno delle Due Sicilie, diciamolo, la parentesi è piuttosto lunga).

Il libro di Berge è diviso in 3 periodi storici e presenta una piccola scheda per ogni paese o regno, rendendo la lettura molto agile e molto semplice, complice anche l’ironia, evidente, dello scrittore (un po’ come nell’Atlante dei paesi che non esistono più di Gideon Defoe).

Il libro, così come “L’atlante immaginario di Edward Brooke-Hitching”, può essere letto anche senza un preciso ordine, saltando di paese in paese, perché la con-fusione in questo caso non va a diminuire il piacere della lettura ma anzi lo esalta in un passaggio da paese a paese senza continuità ma con molto fascino.

Terre scomparse con un’avvertenza

Ammetto che certe storie avventurose, accadute in luoghi remoti, mi hanno spinto ad andare a vedere su Google Maps che fine avessero fatto quei Paesi (o anche solo a capire dove diavolo fossero) e a pensare che magari sarebbe stato interessante organizzare un viaggio verso qualche misterioso ed antico regno scomparso per via d’intrighi geopolitici, eventi catastrofici e storie conquista, gloria e morte.

Una delle schede del libro, in questo caso il fantasioso, ma quanto mia interessante, Regno del Sedang.
Una delle schede del libro, in questo caso il fantasioso, ma quanto mai interessante, Regno del Sedang.

L’autore però dedica un paragrafo proprio a questo e, per farla breve, lo sconsiglia caldamente. Mi piacerebbe qui riportare proprio le sue parole per far meglio comprendere la cosa: “voglio sottolineare che questo libro non è inteso come una guida turistica mirata a spingere i lettori alla ricerca delle vestigia di regni dimenticati. Questo non è un opuscolo di pacchetti vacanze: tratta di viaggi lunghi e complessi, che richiederebbero mezzi di trasporto di ogni sorta, e che sarebbero più inquinanti che istruttivi, probabilmente senza dare il minimo senso di avventura al lettore.”

Ora, capisco l’avvertenza ma un forte dubbio mi rimane. Partiamo dal presupposto che in pratica ogni viaggio è inquinante e se mi fermassi a questo potrei appendere le scarpette al chiodo e via, l’idea di viaggi lunghi e complessi con mezzi di trasporto di ogni sorta mi trasmette, già di per se, l’idea di avventura.

Insomma, l’esortazione a non cercare di fare i duri c’è, ma siamo sicuri di volerla seguire fino in fondo ? siamo sicuri di non avere già voglia di partire?


Se volete un altro bel suggerimento di lettura vi direi di andare a leggere I ragazzi di Barrow. Si va nell’Artico questa volta.

Un altro libro, questa volta sulla Cambogia, Cacciatori nel buio di Lawrence Osborne.

Vi interessa qualche spunto per un prossimo viaggio? Guida per salvarsi la vita viaggiando oppure le idee di viaggio 2023

O ancora:

potreste decidere di scoprire cosa vedere nel Peloponneso.

e se l’Egitto è davvero pericoloso

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