Paula Scher design, mappe e arte. Direi che non ci dovrebbe essere molto altro da aggiungere. Infatti in questo post lascio il terreno che mi è più familiare, quello delle droghe leggere e dei viaggi economici, per avvicinarmi ad una grandissima artista e designer, Paula Scher (e in particolare al suo ultimo interesse, le mappe).
Per arrivare a Paula Scher e le sue mappe partiamo da Netflix
Lo spunto mi arriva da una notevole serie di Netflix che si chiama Abstract (se volete ecco il trailer…).
La sesta di queste puntate ha come protagonista Paula Scher, la donna di cui ho deciso di scrivere perché, tra le altre cose, ha una discreta passione per le mappe.
Paula Scher è una graphic designer, pittrice e artista. Ha iniziato a lavorare dopo essersi laureata alla Tyler School of art nel 1970 e il primo lavoro è stato nella divisione libri della Random House.
Da qui è poi passata a disegnare copertine per la CBS record, ha aperto una propria attività di designer (Koppel&Scher) e poi è entrata all’agenzia Pentagram come partner. Qui ha collaborato ad una serie di progetti che hanno fatto la storia del design, come i poster del New York Public Theater o quelli del MoMA.
Paula Scher, le mappe
Al di là dei tantissimi esempi del suo magistrale lavoro (si potrebbe parlare ore della sua capacità di unire il disegno e il testo, i font e i colori, per comunicare e creare messaggi pubblicitari che sono più di messaggi pubblicitari), quello su cui mi vorrei focalizzare è però il suo ultimo interesse, le mappe appunto.
In generale le mappe, cartacee ma anche e soprattutto quelle dipinte, hanno oggigiorno un che di anacronistico e fuori dal tempo. Eppure rimangono uno strumento affascinante e spesso immediato, utili per comprendere realtà geografiche, sociali ed economiche.
Paula Scher si è dedicata, in questi ultimi anni in cui la manualità del designer è stata sostituita dal lavoro al computer, a dipingere mappe che hanno una dimensione astratta e pratica al tempo stesso.
Questo tipo di lavoro prende evidentemente spunto da una componente informativa (nomi e posizioni di città e stati) che poi si sviluppa, attraverso colori e forme particolari, in un’altra dimensione, dove alla precisione del GPS si preferisce l’impatto visivo e la forza descrittiva della creatività. Il che è un po’ la chiave di lettura del design, unire aspetti artistici a quelli pratici.
Il lavoro di Paula Scher con le mappe è dichiaratamente non oggettivo. Vuole anzi mettere in evidenza l’arbitrarietà di ogni mappa, di ogni ricostruzione che parte sempre da un certo punto di vista e vuole sempre mostrare qualcosa a cui l’autore tiene. Il vecchio detto che la mappa non è il territorio è più vero che mai in questo caso.
Il mio consiglio è di vedere Abstract e di informarvi sui lavori che i protagonisti della serie hanno fatto, potreste cominciare ad incamminarvi per una strada che vi porterà in luoghi che nemmeno avete immaginato!
Il post su Paula Scher, i suoi lavori di design e le sue mappe è finito. Se qualcuno fosse interessato a proseguire il discorso sul design potreste fare un salto qui, dove parlo di Copenaghen, cosa vedere compreso il museo del deisgn.
Oppure, cambiando del tutto argomento, si può passare a Londra magari per acquistare dei biglietti di premier league, oppure Oslo cosa vedere e perché andarci e, se volete, il discreto fascino malese di Georgetown.