Devo tornare sulla questione delle manifestazioni di piazza, anche perché, dopo Ecuador e Bolivia, oggi (21 novembre 2019) c’è uno sciopero in Colombia.
Il 21 novembre è infatti prevista un grande sciopero (paro nacional) che coinvolge lavoratori, studenti, insegnanti e rappresentanti delle popolazioni indigene. L’appuntamento è sulle strade di Bogotá. Ovviamente la polizia si prepara ad affrontare i manifestanti come possiamo immaginarci.
La situazione colombiana
L’attuale situazione colombiana nasce, almeno in parte, da un processo di pace che dopo aver raggiunto un risultato storico sotto la presidenza di Santos (pace con le FARC e reintegro dei suoi membri nel tessuto sociale), sembra ora arrancare o addirittura arretrare. Il passaggio da guerrigliero a cittadino è stato più complesso del previsto. Molti esponenti delle FARC sono stati uccisi o minacciati, al punto da convincere alcuni a riprendere la strada della guerriglia.
Ad aggiungere ulteriore benzina sul fuoco c’è la questione delle uccisioni di attivisti ambientali e sociali, le cui battaglie sociali in difesa dei diritti dei popoli indigeni, dei contadini o dell’ambiente, li hanno trasformati in bersagli di gruppi guerriglieri o di gang criminali. Il numero dei morti dal 2016 è di ben 476 (anche se le stime variano da 292, secondo la procura generale, a 734 secondo think tank indipendenti).
Non aiutano nemmeno le proposte riforme su pensioni e università proposte dal Presidente Duque.
Ma la Colombia non è sola
Sembra che il fuoco della protesta si stia però diffondendo velocemente in Sud America. Qui vi faccio un’analisi veloce, paese per paese:
- In Ecuador, a seguito di problemi economici e in vista di un possibile prestito del Fondo Monetario, il presidente Moreno prova a far passare provvedimenti che noi definiremmo di austerità. Tra questi la fine dei sussidi all’acquisto del carburante, diminuzione del numero dei giorni di ferie e del salario dei dipendenti pubblici. Manifestazioni di piazza e scioperi obbligano il governo a traslocare a Guayaquil e Moreno a ritirare la proposta. La presentazione di un nuovo pacchetto di riforme (il solito eufemismo) viene bocciata dal parlamento. Moreno accusa l’ex presidente Correa di essere dietro le proteste e i problemi di bilancio dell’Ecuador rimangono (crescita allo 0,3% e debito passato in 10 anni dal 25% all 44% del PIL).
Venezuela e Cile
- Vi ricordate del Venezuela? Il fatto che non se ne parli più non significa che i problemi siano superati. La crisi economica divenuta umanitaria c’è ancora tutta, così come il dualismo tra presidenti. Guaidò da una parte (riconosciuto dalla nuova presidente boliviana Añez) e Ma-Duro dall’altra. Il tutto mentre il governo lancia la criptomoneta Petro.
- In Cile invece sembra affacciarsi la possibilità di riscrivere la costituzione. Questo dopo le proteste di ottobre che hanno messo seriamente in difficoltà il governo di Piñera e mostrato che la polizia e i carabineros sono ben capaci di risvegliare gli spettri della dittatura con stupri, arresti arbitrari e torture. Per ora il presidente Piñera si mantiene in sella grazie all’ammissione degli eccessi da parte delle forze di sicurezza e alla promessa di indagini.
I peronisti si rinnovano, i golpisti boliviani no
- L’Argentina si dibatte nei suoi perenni problemi economici. Il nuovo presidente, il peronista Fernandez, s’insedierà il 10 dicembre ma dovrà subito rimboccarsi le maniche per evitare un nuovo default. Aggiungo. Se, come il sottoscritto, non avete mai ben capito che cosa significasse il termine peronista, non siete i soli. In pratica è una ratatouille di populismo, fascismo, socialismo e patriottismo. Che, me ne rendo conto, vuol dire tutto e niente. Detto questo Fernandez, con il suo cane, un figlio drag queen e la promessa di legalizzare l’aborto ha un profilo atipico anche per un peronista.
- La Bolivia è assurta alle cronache prima per presunti brogli elettorali del presidente uscente Morales (che aveva già governato il paese per 14 anni), poi per quello che si configura sempre più come un colpo di stato. Colpo di stato orchestrato dai militari e da quei poteri economico/politici che da troppo tempo si ritenevano fuori dalle stanze dei bottoni (grandi proprietari terrieri, industriali, medio/alta borghesia bianca che ha la sua base nella città di Santa Cruz). In questo senso il decreto che garantisce impunità ai militari per i reati commessi in questi giorni sembra segnare la direzione che il governo della presidente Añez vuole prendere. Tra l’altro la validità della stessa autoproclamazione a presidente della Añez è oggetto di dibattito.
Sciopero in Colombia. E noi turisti cosa c’entriamo?
Per ora non molto, almeno a quello che so. Bisognerà vedere se l’instabilità politica dei paesi sud americani si rifletterà sulle infrastrutture e i servizi turistici. Certo che un eventuale coprifuoco, come proclamato nella capitale Bogotà oggi, a Santiago nel momento delle manifestazioni e a Quito in seguito alle proteste, potrebbe senza dubbio avere effetti sul turismo, sui turisti e sulle normali attività che questi svolgono.
Se avete in mente di fare un salto in questi paesi sud americani nei prossimi giorni o mesi, tenete monitorata la situazione tramite internet (a me piace molto questo sito ma poi fate voi) e magari tramite il classico viaggiare sicuri del Ministero degli Esteri. Vi ricordo che è sempre possibile registrare il vostro viaggio sullo stesso sito alla sezione “dove siamo nel mondo”.
Detto questo, siete comunque interessati ad andare in Colombia e volete se è davvero pericolosa?
Se volete qualcosa di più dettagliato su Bogotà su Bogotà potete andare a questo post.
Se volete sapere qualcosa di più sulle manifestazioni di Hong Kong.
In alternativa vi faccio una serie di proposte :
Ayutthaya e Ubon Ratchathani, in Thailandia
Cosa vedere a Yerevan e Cosa vederre a Tbilisi in Caucaso
Che cosa è successo a Bogotà? Ho sentito che ci sono stati 3 poliziotti morti e disordini vari…
I poliziotti morti non erano a Bogotà ma in un’altra città e sembra che non fosse una cosa legata allo sciopero. Le cose che ho letto sul giornale e visto indicano che ci fossero gruppi organizzati che si sono infiltrati nella manifestazione per creare panico, devastazioni varie e saccheggi (oltre che moltissime false chiamate alla polizia). L’imponente manifestazione di Bogotà è stata invece allegra e pacifica (in rete puoi trovare molte immagini di gente in costume). A me sembra incredibile che un’ampia parte politica, fra cui l’ex presidente Uribe, sia così smaccatamente contraria al processo di pace e faccia di tutto per farlo deragliare. Senza contare il paquetazo di riforme sociali a spese dei più deboli.