Coronavirus e compagnie aeree. Cosa succederà nei prossimi mesi?

Il post di questa settimana prova ad analizzare il complesso rapporto (LOL) tra coronavirus e compagnie aeree. Come e quando riprenderemo a volare?

Il Coronavirus ha travolto un po' tutto. Compagnie aeree, Stati, famiglie, economie. Chiaro segno della complessità e dell'interdipendenza che ormai lega il mondo. Mai come adesso siamo tutti sulla stessa barca. L'immagine viene da WSJ.com.
Il Coronavirus ha travolto un po’ tutto. Compagnie aeree, Stati, famiglie, economie. Chiaro segno della complessità e dell’interdipendenza che ormai lega il mondo. Mai come adesso siamo tutti sulla stessa barca. L’immagine viene da WSJ.com.
Ci vorrà un po' prima di poter tornare in Asia, ho annullato il viaggio a Bangkok e chissà quando potrò rivederla. Qui però ero in Laos, al Wat Phu Champasak. Il post lo trovate qui
Ci vorrà un po’ prima di poter tornare in Asia, ho annullato il viaggio a Bangkok e chissà quando potrò rivederla. Qui però ero in Laos, al Wat Phu Champasak. Il post lo trovate qui

Coronavirus e compagnie aeree. Cosa è successo?

Quello che è successo è che per via del lockdown generalizzato imposto in tutti i paesi del mondo (o quasi), il numero di passeggeri delle compagnie aeree in aprile è sceso del 90-95%. Secondo analisi affidabili, compagnie come Delta faranno volare in tutto maggio meno passeggeri che in un giorno qualsiasi di maggio 2019.

Questa immagine presa da vox.com si riferisce agli USA ma credo possa rendere l’idea. La situazione in Europa è simile e nel resto del mondo, con qualche eccezione, i cali di passeggeri sono su questi livelli.

Chiaramente gli incassi sono crollati, il tutto mentre gli stipendi devono essere pagati, i contratti per il pagamento del carburante (in alcuni casi spalmati su più anni) devono essere onorati e salta fuori pure il problema di dove parcheggiare gli aerei che non volano (senza contare poi i controlli su aerei che sono stati fermi un paio di mesi o più. Parcheggiare un 787 non è come lasciare ferma sotto casa la punto).

Coronavirus e compagnie aeree. Come stanno reagendo?

Inutile dire che molte compagnie hanno chiesto aiuto. La struttura di queste grandi aziende le mette chiaramente in difficoltà. Da un lato, almeno in alcuni Stati, potrebbero far ricorso ad un numero cospicuo di licenziamenti, e sicuramente alcune lo faranno. Eppure il genere di professionalità che serve per salire su un aereo sia come hostess/steward che, a maggior ragione, come pilota, sono diverse da quelle che può richiedere McDonald’s. Manda via la metà dei tuoi piloti e puoi dire addio ai piani di crescita.

Che fare quindi? L’idea è più o meno quella di mettersi al riparo, limitando i danni finché poi la tempesta non è passata e poi si può riprendere a vivere. Un po’ rischioso ma inevitabile. E allora a chi chiedere aiuto? alle finanze pubbliche ovviamente.

Lufthansa sta negoziando con vari stati un prestito per se stessa e tutte le compagnie controllate (Swiss Air ha già ricevuto circa 1,2 MLD di euro dal governo svizzero, e poi ci sono Brussel Airlines e Austrian). Ha inoltre deciso di chiudere Germanwings.

Immagine classica di questo 2020 senza voli. Il coronavirus ha costretto molte compagnie aeree ha fermare a terra gran parte della flotta. Questa è British Airways.
Immagine classica di questo 2020 senza voli. Il coronavirus ha costretto molte compagnie aeree ha fermare a terra gran parte della flotta. Questa è British Airways.

Air France ha ottenuto un prestito dal governo francese di 7 miliardi, KLM di 4,4 miliardi da quello olandese e sul fronte americano la United ha deciso di utilizzare 9,5 miliardi che il governo federale ha messo in un pacchetto per le compagnie aeree.

Insomma, adesso ma anche in futuro, il rifugio è messo in piedi dallo Stato. Non che sia un male, almeno dal mio punto di vista.

Qualche problemino antecedente al fattaccio

Bisogna anche dire che alcune compagnie avevano modelli di business poco performanti già prima del Coronavirus. È il caso di Alitalia ma anche di Norwegian.

Il caso Norwegian è interessante. Dopo aver lanciato un’aggressiva campagna per la conquista delle rotte transatlantiche con prezzi bassi, si è trovata affossata da una serie di problemi prima legati al modello di businnes e poi ai suoi aerei (in particolare ai motori del 787 e ai terribili 737 max, che sono tuttora bloccati). Già a fine 2019 il piatto piangeva. Adesso sta cercando di trovare i soldi per un aumento di capitale che lascerebbe agli attuali azionisti il 5% della compagnia. Potrebbe inoltre lasciare a terra i suoi aerei fino al 2021.

Norwegian è una delle compagnie aeree più colpite da questo lockdown a causa del coronavirus. Già prima però le sue finanze erano in rosso. Fonte Forbes.com
Il coronavirus lascia a terra una delle più conosciute compagnie aeree low cost? Già prima però le sue finanze erano in rosso. Fonte Forbes.comIl coronavirus lascia a terra una delle più conosciute compagnie aeree low cost? Già prima però le sue finanze erano in rosso. Fonte Forbes.com

Coronavirus e compagnie aeree. Qualcuno si prepara alla ripartenza?

Preparando la ripartenza si, pubblicizzando no. Da un sondaggio effettuato dalla IATA è emerso che il 60% degli intervistati sarebbe pronto volare in 1-2 mesi dalla fine dei blocchi. Quello che però preoccupa la IATA, e le compagnie aeree, è quel 40% che pensa di attendere fra i 6 e i 12 mesi dall’apertura delle “gabbie” per riprendere un aereo. A me piace concentrarmi sul 60% che è pronto per ripartire, ma un calo del 40% della domanda o anche solo del 22% diciamo, è un calo impressionante.

Coronavirus e compagnie aeree. Questo sondaggio è un classico caso di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Bisognerebbe sapere qualcosa anche delle modalità con cui è stato condotto ma tant'è, si tratta della IATA quindi fidiamoci. Le colonne blu rappresentano le risposte date in febbraio, quando il 23% degli intervistati pensava di ripartire subito. In aprile la percentuale è scesa al 12% e non penso che con Maggio miglioreranno le cose.
Coronavirus e compagnie aeree. Questo sondaggio è un classico caso di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Bisognerebbe sapere qualcosa anche delle modalità con cui è stato condotto ma tant’è, si tratta della IATA quindi fidiamoci. Le colonne blu rappresentano le risposte date in febbraio, quando il 23% degli intervistati pensava di ripartire subito. In aprile la percentuale è scesa al 12% e non penso che con Maggio miglioreranno le cose.

Come voleremo quando tutto sarà finito?

Eccoci alla domanda da un milione di dollari. Leggendo le opinioni espresse da personaggi importanti del mondo dell’aviazione sembrano chiare una serie di cose:

  • almeno inizialmente ci saranno prezzi bassi. Chi potrà e chi se la sentirà, potrà usufruire di prezzi scontati fatti dalle compagnie per convincere i clienti a tornare in aereo.
  • alcune rotte non avranno più senso. Voli relativamente brevi (400-500 km diciamo) potrebbero essere sostituiti dal treno o dall’auto (se vi interessa provate a leggere cosa succederà a Hop!, la controllata di Air France). Altre rotte poco remunerative, indipendentemente dalla distanza percorsa, potrebbero essere abbandonate.
  • Ci potrebbero essere meno voli. Meno voli in generale e meno voli al giorno per una stessa località. Milano – Londra alle 7.00, alle 14.00, alle 17.00 e alle 21.00 potrebbe essere un ricordo del mondo pre-virus. Niente colazione a Trafalgar Square e poi serata alla Scala, mi spiace.
  • La diminuzione dei voli, l’abbandono di alcune rotte, l’abbondanza di aerei in vendita e probabilmente di personale/piloti, potrebbe convincere qualcuno a creare nuovi modelli di business per coprire quelle quote di mercato lasciate scoperte dalle grandi compagnie. Bisogna però trovare i soldi per fare tutto questo. Per ovvie ragioni , non sarà affatto facile. Come si dice in genere però, quando il sangue scorre nelle strade è ora di comprare.

Ok, adesso direi di fare un caffé, prendetevi un po’ di tempo per rilassarvi, ci siamo quasi.

Ripartiamo con il futuro

  • Le autorità o le compagnie aeree dovranno trovare un modo di effettuare controlli sanitari anti coronavirus nella fase d’imbarco. Non si dovrà perdere troppo tempo, ma dovranno essere abbastanza efficienti per rassicurare la gente che decide di volare. La persona seduta accanto a me sta bene, l’aereo è tutto pulito e, come si dice adesso, sanitizzato.
  • Attualmente le compagnie coprono i costi vendendo il 66% dei biglietti (dato medio). Sugli aerei narrow body lasciare libero il sedile centrale significa avere a disposizione il 67% dei posti. Il grasso che cola non è molto se si impone di lasciare il posto centrale vuoto.
A proposito di Coronavirus e compagnie aeree. Questa è la proposta dell'italiana Aviointeriors. Mi sembra interessante. L'incrocio di sguardi è assicurato.
A proposito di Coronavirus e compagnie aeree. Questa è la proposta dell’italiana Aviointeriors. Mi sembra interessante. L’incrocio di sguardi è assicurato.
  • Per questo è probabile che passata la prima scorpacciata di prezzi bassi, ci saranno una serie di rincari. Meno voli, qualche compagnia fallita e le distanze da mantenere faranno sì che i prezzi, molto probabilmente, saliranno. Ammetto però che sulla questione prezzi ci sono opinioni discordanti. Su lonelyplanetitalia Seth Kaplan, conduttore del podcast Airlines Condidential, riferisce che sarà una gara al ribasso tra domanda e offerta. Se sarà la domanda a scendere di più scenderanno i prezzi, se sarà l’offerta allora saranno i prezzi ad aumentare. Elementare Watson.
  • Molti potrebbero decidere che, per determinate attività aziendali, volare non sia poi così necessario. Molto oggi si può fare anche in teleconferenza e il coronavirus l’ha dimostrato. Come diceva la vignetta del New Yorker “Tutte quelle riunioni potevano essere davvero email”

New Yorker cartoon
  • Qualcuno ipotizza delle fusioni, specie tra due soggetti deboli. Altri dicono che non avrebbe molto senso perché non esiste una regola che dice che dalla fusione di due soggetti deboli ne esce uno forte. Se poi il problema è la domanda, le fusioni non la stimolano.

Coronavirus e compagnie aeree. Proviamo a concludere

Le aerolinee (vintage beh?) sono entrate in crisi prima di altri e ne usciranno dopo. I più ottimisti parlano di un anno per una ripresa della domanda, qualcuno dice 3. Non si fa menzione del vaccino. Primo perché potrebbe arrivare a 2021 inoltrato e poi perché bisogna vedere come e quanto funzioni.

I miei due soldi su tutta questa cosa? Sarà un bagno di sangue e questo non è un bene. Non mi sento però di sposare la tesi per cui “nulla sarà più come prima”, tesi che quasi tutti i giornali hanno stampato a caratteri cubitali.

Metteremo una mascherina, ci misureranno la febbre, non abbracceremo sconosciuti (?), forse un volo intercontinentale costerà di più e forse non avremo 13 voli al giorno tra Milano e New York. Forse sarà necessario programmare in anticipo la partenza, magari molto in anticipo. A Central Park però ci saranno meno turisti. Non mi sembra la fine del mondo.

Perché in un modo o nell’altro noi ci saremo, vivi e viaggianti ancora una volta.


Anche questa volta vivi alla meta. Volete ridere un po’ ? allora vi propongo questo post sul Grand Tour.

Oppure :

La misteriosa storia del volo N545JN

Cosa vedere a Bangkok

un libro che parla della Norvegia o andate direttamente a Oslo.

Aggiornamento luglio 2020

Tra giugno e luglio 2020 sono riuscito a fare il mio primo viaggio all’estero post coronavirus, in questo post vi racconto i dettagli pratici del viaggio.

Se invece siete interessati alla meta Peloponneso, vi consiglio di andare a cliccare su Peloponneso cosa vedere. Abbastanza autoesplicativo….

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