Coronavirus, turismo e società, intervista a Dennis Mussoni

Il post di questa settimana è un’intervista a Dennis Mussoni, un amico che ho il piacere di conoscere da ormai 20 anni e i cui interessi spaziano dal turismo (campo in cui lavora da ormai 35 anni), a quello della scuola, della pedagogia e della musica.

Confesso che una delle caratteristiche che ammiro di più in una persona è la capacità di dubitare l’indubitabile, di entrare e di sedersi dalla parte sbagliata [cit.], di porsi domande anche su cose che si considerano verità assolute. Perché è spesso in questi casi che si trovano delle risposte interessanti.

Dennis ha questa capacità e da qui credo si possa partire per farsi delle domande in un periodo così complesso per la nostra società.

Dopo l’articolo su Coronvirus e compagnie aeree, l’intervista ad Andres Gozzi, Direttore del gruppo Hoy Hotels e l’intervista ad Alessandro Mosca, Direttore del Camping verona Village, ho pensato che fosse arrivato, come direbbe Alessandro Baricco, il momento dell’audacia. Cioè il momento di chiudere con la fase emergenziale dove regnano le preoccupazioni e il timore per la fine del mondo, e muoverci in direzione di una “relativa comprensione” di quello che è successo unita ad una valutazione critica sia di quello che è stato ma, soprattutto, di quello che sarà.

Parleremo quindi di lavoro, scuola, ma anche di turismo e di società, tra l’altro da un punto di vista esterno, dato che Dennis risiede adesso con la famiglia in repubblica Ceca.

Praga, foto di Xuan Hoa Le da Pexels
Praga, foto di Xuan Hoa Le da Pexels

1 – Siamo internazionali quindi “first things first”. Come hai passato questa quasi apocalisse? In Repubblica Ceca mi sembra di capire che il virus abbia colpito con meno forza

Non so se qui il virus è stato meno aggressivo, ma è stato gestito diversamente. Avendo i cechi molti rapporti con la Cina (l’aeroporto per esempio è per metà loro, come pure la compagnia aerea), probabilmente li conoscono bene ed hanno deciso di non prenderli come esempio.

Pertanto, invece di seguire le direttive dell’Oms, hanno preferito imitare i due paesi che sono venuti fuori dal lockdown in maniera più indolore, e cioè Corea del Sud e Taiwan, e cioè con mascherine obbligatorie sempre e anziani in sicurezza. Quindi già da febbraio hanno blindato le residenze per anziani, il due di marzo hanno avuto il primo caso di contagio e il 15 è iniziato il lockdown: negozi chiusi (per poche settimane) ad eccezione di quelli di pubblica utilità, ristoranti e bar aperti solo da asporto e libertà di circolazione, ma solo con volto coperto (da mascherina, sciarpa o altro).

Il risultato è stato che in un mese è tornato tutto normale, a parte naturalmente il turismo, ed i decessi in tutta la Repubblica Ceca sono stati quanti quelli della sola città di Rimini. Poi bisogna dire che i cechi, nel bene e nel male, sono molto inquadrati e quindi la loro disciplina ha aiutato. Ogni due settimane arrivavano poche e chiare direttive nella tv di stato, anche qui da parte del loro discusso Premier, che non tranquillizzavano ma non stressavano neppure.

2 – Ci conosciamo da tanto tempo e credo di non sbagliare se dico che c’è stato qualcosa, in questa gestione della pandemia, che ti ha stupito, ce ne vuoi parlare?

Ciò che mi ha molto stupito, guardando da fuori, è stato il fatto che gli italiani hanno accettato tali e tante privazioni per più di due mesi senza opporre alcuna resistenza, fidandosi ciecamente delle poche e contraddittorie spiegazioni, rese poco credibili dalla modalità con cui sono state comunicate e teatralizzate in un modo secondo me sadico. Mi riferisco ai ridicoli ed inutili bollettini quotidiani (che chiamavano conferenze stampa, ma non mi pare che qualcuno avesse mai fatto domande), che secondo me servivano solo a stressare le persone deboli, alle trasmissioni televisive dedicate sempre e solo al virus, all’informazione sempre univoca che alla fine informava ben poco.

conferenza protezione civile rainews
Conferenza protezione civile, fonte Rainews.

Io non sono sicuramente complottista, ma l’aspetto dell’uniformità dell’informazione e dei soggetti che la gestivano, non mi ha dato una grande fiducia. Non so se tutto ciò sia stato causato dall’inesperienza della nostra classe politica (per non dire inettitudine) oppure da qualche motivo di opportunità, nel senso che comunque la sanità ha la fetta più grande delle risorse finanziarie, quindi non vorrei che per non andare contro a qualche interesse si siano astenuti dal dire una parola in più del dovuto. Sta di fatto che ci ritroviamo un paese in ginocchio, tanti morti, un governo instabile e il morale sotto i piedi. Peggio di così forse non poteva andare.

3 – Ben prima dello scoppio della pandemia abbiamo discusso spesso sul fatto che sia possibile o meno impostare delle riforme (partendo dal piano personale e arrivando a quello statale) che migliorino la nostra vita e diminuiscano il nostro impatto sull’ambiento. Qualcuno sperava che questa pandemia potesse farci riflettere su alcuni aspetti del nostro modello di vita/lavorativo per magari apportare dei cambiamenti in questo senso. Io continuo a credere nella possibilità di riforme graduali ma in questo preciso momento credo che questa possibilità sia pura utopia. Tu cosa ne pensi?

Io purtroppo faccio parte di quella piccola schiera di persone che hanno perso la fiducia e che pensa di avere superato da tempo il punto di non ritorno. Detto questo, c’è anche l’aspetto etico che è quello che a me permette di dormire dalle otto alle dieci ore per notte, e per il quale io continuo a lottare, facendo apostolato laico per chiunque affronti in maniera decisa il problema, senza compromessi. Come tu sai spesso cito Manicardi che, nella copertina del suo primo libro, cita a sua volta Brecht: “Se stai segando l’albero su cui sei seduto, e non vuoi cadere, non serve segare più lentamente e neppure cambiare sega. Devi smettere di segare”.

Il migliore suggerimento che ho sentito di recente, è stato quello di Jonathan Safran Foer, nel suo ultimo libro, che se non ricordo male hai letto anche tu: egli suggerisce di cercare di mangiare meno carne, in quanto è da lì che arriva il 70% dell’inquinamento mondiale. E questo è uno di quei consigli che non è impossibile da seguire, perché non si dice di diventare tutti vegani, ma di mangiarne la metà. Che non è un’impresa impossibile.

Sul lavoro invece, penso che passo da vecchio se dico “lavorare meno, lavorare tutti”. Sicuramente per buona parte delle persone lavorare significa vivere, quindi il lavoro è un modo di esistere e di essere valorizzati. Quando non è il motivo per uscire di casa, soprattutto se si hanno dei figli piccoli. Le poche persone illuminate che cercano di lavorare meno possibile per non sottrarre tempo prezioso alla vita vera forse lo fanno già perché per loro ci sarà sempre spazio.

Questa pandemia per molti è stata una frustrazione e penso che quasi tutti non vedano l’ora di tornare a lavorare, non solo per lo stipendio. Sono altresi convinto che qualcuno, al contrario, abbia scoperto qualcosa di nuovo di cui forse non potrà più fare a meno.

4 – Se andiamo su un piano un po’ più concreto come vedi il turismo dopo questo scossone?

Vedo il turismo purtroppo come vedo tante altre realtà economiche e sociali, e cioè l’ennesima occasione allargare la forbice tra ricchi e poveri. Poi certamente chi sarà più abile potrà sicuramente sfruttare l’occasione per riempire i vuoti lasciati da chi non ce la farà, chi ha già conoscenza del web staccherà ulteriormente coloro che non hanno voluto o non hanno saputo adeguarsi, chi sarà abile ad accedere ad aiuti e contributi avrà sicuramente una spinta ulteriore rispetto a chi non ha strumenti e soprattutto professionisti alle spalle.
Se penso a tanti albergatori romagnoli vecchio stile alle prese con il click day per gli aiuti economici, esauriti dopo un secondo e quattro millesimi.

5 – In questi giorni si richiede a gran voce, al governo nazionale o a quelli locali, una serie d’interventi economici. Questo è comprensibile, ma a me viene da pensare che forse dovremmo non solo cercare l’aiuto dello Stato ma anche qualche tipo di soluzione creativa, audace e adatta al nuovo scenario. Tu cosa ne pensi?

Devo dirti che purtroppo negli ultimi anni soffro sempre più le certezze che ha la gente intorno a me, e non solo. Tutti sanno esattamente cos’è il Mes, il Recovery Fund, …Io purtroppo non saprei proprio cosa fare, anche perché non ho i numeri, a parte quelli della Protezione Civile.

Guardandomi intorno vedo che continua a funzionare il Crowd Founding, che penso potrebbe essere funzionale sia ad una start up turistica che semplicemente ad un rilancio di qualche attività turistica. Qui a Praga, per esempio, ho incontrato una persona che ha aperto un ristorante di alto livello, senza soldi. Come ha fatto? Si è rivolto ad una serie di investitori e amici i quali hanno partecipato per il cinquanta per cento, diventando così di fatto tutti soci. Sicuramente credono nel progetto e nella persona, ma lui oltre ad avere cinquanta soci all’uno per cento, ha anche cinquanta famiglie con relativi amici che andranno a mangiare “nel loro ristorante”, magari vantandosi con i colleghi. Sono ragionamenti laterali che solo chi ha una mente aperta può sfruttare. Non voglio tirare sempre in ballo lo stesso albergatore di cui sopra, ma è il pensiero viene spontaneo.

Poi, anche se è una frase fatta, bisogna approfittare della situazione e farla diventare un’opportunità. Specialmente nella zona della Romagna, abbiamo un turismo ai limiti dello stanziale, fatto di una clientela a dir poco affezionata a cui è sempre stato difficile chiedere qualsiasi cambiamento, dal numero della camera al menu. Questo è l’anno in cui le persone sono disposte a tutto pur di andare in vacanza e, in aggiunta, sono già abituati ad accettare qualcosa di spiacevole. Pensa solo a chi non riesce a lavorare in b&b perché ha tutta la clientela che vuole la pensione completa: questo è l’anno giusto per fare il salto. E di questi ce ne sono tanti.

6 – Non so se condividi, ma al di là di tutti i limiti che sappiamo credo che la reazione messa in campo da quasi tutti sia stata piuttosto sorprendente, in senso positivo. Forse mai nella storia la scienza è stata così ascoltata, così centrale. Non c’è praticamente nessuno degno di nota che abbia pensato di sconfiggere il virus con la preghiera. L’immagine del Papa solo in piazza San Pietro è stata quasi commuovente, per vari motivi ma soprattutto, almeno per me, per la sua impotenza. In effetti tutto questo mi sembra una grande conquista.

Come ho già scritto poco fa, per me è stata una cosa molto strana e affatto positiva. Gli italiani hanno accettato di stare chiusi in casa per due mesi e mezzo, addirittura senza calcio, senza alcuna spiegazione. Anzi, con spiegazioni poco chiare e contraddittorie. Forse sarebbe stato meglio non dare alcuna spiegazione. Io temo che qualche domanda verrà fatta presto perché mi pare di avvertire che sempre più persone non sono del tutto convinte di ciò che è successo e della bontà dei consigli virologici.

Dissento anche dal giudizio positivo sul Papa a San Pietro: fa parte anche questo del sadismo di pochi e del masochismo di tanti, per di più privo per secondo me di valore simbolico, ma forse questo è dovuto al mio agnosticismo.

coronavirus vaticano

7 – Passiamo ai timori legati alla privacy e alla limitazione delle libertà personali. Molti sono dell’opinione che si stia esagerando, che si stia preparando il terreno per uno stato “Grande Fratello” che osserva tutto e tutti. Io non penso sia così, credo anzi che in certi frangenti le libertà personali possano essere limitate per il bene della comunità. La salute pubblica, a mio parere, deve avere il sopravvento rispetto al diritto di andare in libreria, al cinema o a prendere un cappuccino, almeno per un limitato periodo di tempo.

Anche su questo non so risponderti, innanzitutto perché non so di quanti dati si approprieranno in più di quelli che già hanno e comunque il mio timore è che comunque quella sulla privacy è una legge e come tale è potenzialmente modificabile. Sulla limitazione alle libertà personali sono invece più preoccupato, al contrario degli italiani i quali hanno creduto in pratica che non è più vero che fa bene uscire, non è più vero che fa bene camminare, ecc… E credono che a Rimini non fa bene passeggiare in spiaggia, ma a Gabicce invece fa bene; In Emilia Romagna è pericoloso andare al bar, in Calabria no; in Italia si rischia la morte ad andare al ristorante, in Austria, Germania, Repubblica Ceca invece non si rischia nulla.

Non parliamo poi del fatto che all’orizzonte c’è l’obbligo di vaccinarsi contro un’influenza, cosa a cui io sono totalmente contrario. Anche qui non ho la verità in tasca e non sopporto chi pensa di averla, che sia pro-vax o no-vax. Ma in questo caso l’imposizione di questa cosa assolutamente non mi convince. In ogni caso, venendo alla tua domanda, se la salute pubblica deve avere il sopravvento allora bisogna intervenire sulle cause e non sugli effetti, quindi prima di curare con le medicine, educare a vivere in modo sano (alimentazione), sicuro (educazione stradale) e senza stress (qualità del lavoro).

8 – C’è stato, questo lo ammetto, molta retorica in questo periodo. Retorica patriottica, per cui nelle pubblicità tutti adesso mettono “orgogliosamente italiani”. Molta retorica familiare e sul fatto che questo distanziamento sociale sia un dramma che modificherà la nostra vita in maniera irreparabile. “Niente sarà più come prima” è stato uno dei titoli preferiti dei giornali. Francamente delle grandissime stronzate. Concordi?

Io, come penso anche tu, ho cancellato dal vocabolario le parole Dio, Patria e Famiglia, pertanto non mi è difficile concordare con te sul fatto che si, sono tutte stronzate, e chi ci rimette sono sempre i poveri, che abitano in trenta metri quadrati senza contratto di lavoro e spesso senza alternative culturali che possono colmare i vuoti delle passive ed interminabili giornate, passate a guardare quello che sappiamo, e che posso figurarmi bene in quanto guardo Blob.

9 – Abbiamo discusso più volte delle teorie di Manicardi e Zerzan (per chi non le conosce riassumerle è molto complesso, dico solo che esprimono una critica estrema della civiltà in cui ci troviamo a vivere, così estrema che ogni tentativo di riforma sarebbe inutile) e io credo, anche alla luce di questa pandemia, che il genere umano sia molto più adattabile e resiliente di quanto possiamo immaginare. Sarà molto dura abbattere questa società, per cui perché non accettare l’idea di venire a patti con quello che non puoi sconfiggere?

Qui ti rimando, come al gioco dell’oca, alla casella numero tre, quella del ramo di Brecht.

10 – Sono costretto ad ascoltare spesso Radio 3 e ammetto che, specie nei primi giorni di questa pandemia, mi faceva davvero impazzire. Ore e ore di trasmissioni e interventi sul problema della scuola e dei ragazzi che non possono andare a scuola, chiaramente senza mai far intervenire un ragazzo ma solo vecchi tromboni che si ritenevano più o meno intellettuali. Ora, non so se vuoi parlare del percorso che tu hai scelto per i tuoi figli, ma quella dei ragazzi che non vanno a scuola credo sia un problema solo per i genitori che non sanno dove smollarli.

La questione, da parte mia, è molto semplice, e si risolve nella definizione che io ho sempre dato della scuola:”Scuola: luogo in cui si lasciano i bambini dai 6 ai 14 anni, quando i genitori vanno a lavorare”.

scuola deserta
Foto di Pixabay

Purtroppo la scuola, come scritto dai numerosi articoli scritti quotidianamente da quindici o venti anni a questa parte, si è rotta. Tutti sono d’accordo con questo, tutti i ministri dell’istruzione hanno cercato di passare alla storia come i salvatori della scuola stessa, tutti i genitori si lamentano, tutti gli psicologi e i pedagoghi hanno sempre confermato ciò. Purtroppo però siamo ancora al punto di partenza, con una scuola ferma agli anni settanta, sia nelle modalità (secondo me siamo l’unico paese rimasto a fare le lezioni frontali), che nelle strutture (scuole fatiscenti, arredamenti vecchi con banchi degli anni sessanta quando l’altezza media era notevolmente più bassa), che nei programmi.

11 – Ho appena finito di leggere un libro “The great leveler” (La grande livellatrice in italiano), abbastanza complesso ma il cui tema di fondo è essenzialmente questo: storicamente, la redistribuzione del redditto e della ricchezza, avvengono solo quando ci sono fenomeni violenti di inaudita potenza (e no, il coronavirus non rientra minimamente nel novero, si parla di peste, guerre mondiali, rivoluzioni simili a quella comunista in Russia e Cina). L’autore conclude che bisogna stare attenti a quello che si desidera, perché l’analisi storica ci dice che senza milioni di morti non si arriva ad un livellamento della ricchezza/reddito. Cosa ne pensi?

Qui invece ti rimando alla casella “So di non sapere”. Io da sempre auspico una ribellione, o anche una rivolta se necessaria, che però sia illuminata e che quindi sia rivolta a togliere ai ricchi per dare ai poveri.

Temo però che la cosa sia utopica, poiché gli stessi ricchi avranno gli strumenti per controllare la rivolta stessa, corrompere i rivoltosi e vanificare il tutto.

12 – Passando a cose più leggere. Se un grande appasionato di musica e concerti. Al di là dei problemi dei cantanti più o meno famosi e più o meno ricchi, come vedi la situazione per i lavoratori delle aziende che erano occupate nella grande macchina dei concerti? Quando pensi che si potrà riprendere ad andare ai concerti?

Questa è una cosa terribile, anche perché dietro a ogni artista c’è un’organizzazione fatta di tante persone che quasi sempre non sono tutelate: anche qui purtroppo c’è chi ha le spalle coperte, e non solo quelle, e chi invece non esiste neppure come soggetto avente diritto anche del più piccolo aiuto, che siano le 600 Euro, la cassa integrazione o la disoccupazione. Io senza concerti posso resistere, anche perché la mia frequenza stava comunque scemando, fino quasi a scomparire.

13 – Mi spiace ma te lo devo chiedere, visto che in genere qui parlo di viaggi. Tre luoghi che consigli di visitare a tutti perché.

Io sono un ex viaggiatore, e molti dei luoghi da me visitati in passato saranno probabilmente cambiati. Quindi ti do tre luoghi vicini che ho visitato di recente e che mi hanno colpito anche per ciò che c’è intorno:

  • Tolosa. Città ricca di risorse, in quanto sede di Airbus, e di gioventù, in quanto sede della seconda università di Francia.
    A pochi chilometri ci sono i paesi baschi da una parte (Biarritz, Bayonne, San Sebastian) e l’Occitania dall’altra (con Carcassone, Montpellier, Marsiglia).
  • Friburgo, quella tedesca (in Brisgovia), nella regione della Foresta Nera, con laghi, città, terme (siamo nel Baden Wurtenberg) e natura.
  • Casalborsetti. Si tratta di una ridente cittadina nei lidi ravennati, al confine con quelli ferraresi. Questo è l’anno giusto, perché so che tante persone che fanno tendenza l’hanno scelto come luogo di lavoro. Evidentemente un motivo c’è ed io penso di saperlo. Fra l’altro quest’anno passerò lì parte delle mie vacanze, sperando magari di trovare qualcuno di questi personaggi. E non sto parlando solo di Gianni Morandi. 
Casalborsetti spiaggia
La spiaggia tra Casalborsetti e Marina Romea. Luogo swag per eccellenza dell’estate 2020.

E con questa splendida immagine di Casalborsetti direi che siamo arrivati alla fine. Come avete letto molte cose interessanti che magari approfondiremo in futuro. Devo certamente dire che accolgo con piacere l’invito su Casalborsetti e quindi potremmo lasciarci sulle note di Young Signorino, che si dice frequentatori dei campeggi della zona.

Se siete interessati a proseguire nella lettura vi suggerisco:

Cosa vedere a Oslo

Budapest e le sue terme (e un po’ di Orban)

Bogotà, la bella capitale colombiana, è davvero pericolosa?

Dovete poi sapere che, nel frattempo, sono riuscito a fare il mio primo viaggio all’estero post conronavirus!

Qui poi vi suggerisco cosa vedere nel Peloponneso greco, una meraviglia!

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