Da dove salta fuori il mio interesse per il portolano di Zuane Pizzigano? salta fuori da un bellissimo libro di Jerry Brotton. Si tratta de “Le grandi mappe – oltre 60 capolavori raccontano l’evoluzione dell’uomo, la sua storia e la sua cultura” edito da Gribaudo (Feltrinelli).
Da 12 (“La storia del mondo in 12 mappe” ) siamo passati a una sessantina di mappe e anche il formato, per meglio apprezzare le carte, si è ampliato notevolmente.
Il risultato è un libro di pregevole fattura. Molto semplice nello schema espositivo, con solo un paio di pagine piene di immagini per ogni mappa. Il libro scorre veloce, anche se, dato il formato extra, vi sfido a leggerlo a letto!
Piri Reis? il portolano di Zuane Pizzigano? interessanti!
Tra le tante mappe spiccano quella famigerata di Piri Reis (con un profilo del Sud America che alcuni interpretano come Antartide), quella di Waldseemüller e un’altra carta particolarmente misteriosa, il portolano di Zuane Pizzigano.
Conservata alla James Ford Bell Library in Minnesota, questa mappa, risalente al 1424, è piuttosto misteriosa per vari motivi.
Com e prima cosa devo dire che non si sa quasi nulla di Zuane Pizzigano, l’autore della mappa (nonostante Wikipedia sia adamantina di Zuane non si sa la data di nascita, di morte e se fosse il vero nome o uno pseudonimo).
Zuane dovrebbe essere un diminutivo del nome Giovanni, mentre il cognome Pizzigano dovrebbe far riferimento, intuitivamente ci eravate arrivati anche voi, alla famiglia Pizzigano, di cui conosciamo però due fratelli, Domenico e Francesco, autori di almeno un altro famoso portolano del 1367 (altre 4 mappe sono comunque loro attribuite fra qualche dubbio).
Nel portolano di Zuane compare, nella parte centrale in alto, una piccola isola tonda di nome Brasil. L’idea che sia ricollegata al Brasile odierno è però improbabile (verrà scoperto circa 80 anni dopo).
Quasi sicuramente è un italianizzazione del termine Hy Breasal, l’isola della felicità della tradizione folkloristica irlandese, sempre ricoperta di nebbia ma visibile per un giorno ogni sette anni (se vi interessa il tema a questo link potete andare a leggere qualcosa di un altro libro che parla di isole leggendarie…).
Sono poi rappresentate anche il gruppo di isole di Madeira e l’arcipelago delle Azzorre, la cui scoperta formale risale però al 1427 o 1431.
Il portolano di Zuane Pizzigano, un po’ di cose strane
Nella parte sinistra della mappa sono invece presenti le isole di Antilia (rossa, con sette città) e di Satanazes (blu). Antilia potrebbe essere una delle isole delle Antille (Porto Rico? Haiti? Guadalupe?) ma in questo caso bisognerebbe capire cosa ci fa su una mappa 70 anni prima dei viaggi di Colombo. Molti ritengono si tratti semplicemente di una delle misteriose isole che nel medioevo si diceva occupassero l’Atlantico. Ma perché non coltivare un piccolo dubbio?
Satanazes potrebbe fare riferimento alle terre colonizzate (per poco) dai vichinghi nell’estremo nord, cioè la Groenlandia o il Labrador e il termine Satanazes potrebbe quindi essere la traduzione di Skraelings, il nome che i Vichinghi davano agli Indiani d’America.
Satanazes, Antilia, Ymama e Himadoro
Nello stesso gruppo di Antilia e Satanazes ci sono pure l’isola nera di Ymama (forse la leggendaria isola di Mam o Maida, per la prima volta disegnata proprio nel 1367 dai fratelli Pizzigano), e l’enigmaica e rossa Saya, per cui pochi finora hanno provato a trovare una spiegazione.
Infine la curiosa Himadoro, grande isola rossa al di sotto delle Canarie, circondata da quattro isolotti più piccoli. Anche qui si ripete il dubbio tra invenzione del cartografo e riferimento all’arcipelago di Capo Verde, che sarebbe però stato scoperto dai Portoghesi solo nel 1460.
Si potrebbe certamente sminuire tutto il problema dicendo che Antilia, Satanazes e tutte le altre “strane” isole, fanno parte di quella tradizione di “isole fantasma” presenti sulle mappe disegnate nel medio evo e che in alcuni casi sono arrivate quasi fino al XX secolo.
Sarebbe semplice ma forse non del tutto corretto. Se è vero che secoli fa si tendeva a mischiare con una certa facilità il mito alla realtà, fino al punto che spesso il mito era realtà, bisogna anche nutrire rispetto nei confronti di navigatori e cartografi che forse lavoravano facendo riferimento a qualche vecchia conoscenza che non è stata codificata ma era comunque presente fra chi navigava le tempestose e scure acque dell’Atlantico.
Se vi gusta l’idea di sentire un’altra storia su un’antica mappa della Cina, vi segnalo questo post sulla Mappa Selden.
Qui parliamo dei “Cacciatori nel buio” della Cambogia.
E infine uno dei miei libri preferiti, l’Atlante immaginario di Edward Brooke Hitching.
Non è che forse volete sapere cosa vedere in Libano o nel Peloponneso?