Siria Damasco. Due parole che evocano solo guerra in questo momento. Ho già accennato al mio viaggio in Siria e a Damasco, prima della guerra civile, nel post in cui parlavo delle occasioni perse in viaggio.
Da un po’ pensavo di tornarci su e credo che sia ora di tirare fuori dalla saccoccia qualche pensiero, se non sulla Siria in generale, almeno su Damasco.
Siria Damasco: cosa succede alla fine (?) di una guerra civile?
Che città è oggi la capitale della Siria? Com’è la vita quotidiana dopo anni di guerra civile? Se volessimo poi andare ancora più in profondità, ci potremmo chiedere che tipo di città fosse prima del 2011.
Quando ci andai io si poteva trovare caffè Pascucci (marca di caffè ben nota qui dalle mie parti, in Romagna) nei centri commerciali alla moda, poco fuori dalla città vecchia. I ristoranti erano ospitati in vecchie dimore damascene perfettamente restaurate e offrivano il meglio che la squisita cucina mediorientale potesse offrire (cucina che mi fa quasi sempre impazzire ma lì eradavvero il massimo, frutta compresa). Si potevano trovare hammam, musei eccezionali, alcolici per innaffiare serate che non erano quelle dannunziane di Beirut, ma avevano comunque spunti interessanti.
Distruzione di un posto che hai conosciuto
Viaggiando ho conosciuto alcune persone che, nonostante la guerra civile, hanno fatto un viaggio in Siria e sono stati a Damasco in questi anni. L’hanno trovata piegata ma non distrutta, ancora permeata da quel senso vitale che riesce a spaccare il cemento e a portare sprazzi di normalità anche in luoghi martoriati.
Non sono un giornalista e non ho mai pensato, in questi anni, di tornare a visitare la città. Non ho a Damasco parenti o amici per fortuna, non saprei che aiuto dare e il turismo del macabro non fa per me. Mi piangeva il cuore a vedere alcune immagini di distruzione ma credevo e credo, che la situazione fosse/sia troppo complessa da gestire per un turista occidentale.
Siria Damasco prima della guerra
Potrei provare a rispondere su come fosse la vita pre guerra civile. Nell’ottobre/novembre 2010, 4/5 mesi prima che scoppiassero i disordini e 1 anno circa prima che la Siria diventasse un inferno da cui 6 milioni di persone sono scappate, ho fatto un piccolo viaggio in Medioriente e Damasco è stata forse la tappa più interessante dopo Beirut.
Avendo per guida un ragazzo e una ragazza di Couchsurfing, entrambi dell’alta borghesia siriana, posso dire che la città non l’abbiamo vista solo con l’occhio del turista. Non ci sono stati solo musei, ristoranti e hammam ma anche lunghe conversazioni su cosa significasse crescere nella capitale di uno stato poco apprezzato nei consessi occidentali pro-americani.
Una visione superficiale ok, ma la nostra o la loro?
A vederla dall’esterno, e a sentire il ragazzo e la ragazza (lui con un inglese dall’accento americano e lei senza velo), sembrava che la grande famiglia siriana fosse si in difficoltà, ma unita da almeno due cose: una comune visione dove si rispettavano le diverse sensibilità culturali e le diverse religioni (certo, sorvolò sul massacro di Hama da parte di Hafez Al Assad) e dalla comune avversione verso Israele.
Ricordo abbastanza distintamente alcuni riferimenti all’instabilità del vicino stato libanese (in cui la stessa Siria aveva giocato, e continuava a giocare, un ruolo da protagonista pur avendo ritirato il contingente armato stazionato nel paese dei cedri nel 2005) in contrapposizione all’amicizia che legava i fratelli siriani e ricordo anche i riferimenti alle eccessive pretese delle donne libanesi che costringevano i bravi uomini di quel paese a cercarsi una moglie siriana, generalmente più comprensiva (perdonate, il periodo del #metoo era ancora lontano).
Con il senno di poi è sorprendente notare come quella unità si sia frantumata, per una serie di ragioni che sarebbe troppo complesso andare anche solo a nominare, solo pochi mesi dopo.
Il regime e il partito Baaht
L’altro aspetto che sarebbe stato poi interessante indagare era la presenza oppressiva degli apparati di polizia. Il partito unico Baaht c’era e lo si sapeva, ma quanto e come il dissenso fosse represso e poi la crudeltà che le forze governative hanno dimostrato durante la guerra civile è qualcosa di cui siamo tutti rimasti colpiti.
Ovviamente le crudeltà sono poi arrivate da tutte le parti ma se non mi stupisco dei crimini perpetrati da terroristi, dall’Isis o da chi si dice vicino a posizioni estremiste, quelli commessi dai soldati governativi mi colpiscono di più.
Siria Damasco, turista fai da te
All’epoca, da semplice e coccolato turista nei quartieri più “in” della capitale, era impossibile percepire qualcosa e sia il ragazzo che la ragazza non avevano accennato ad alcuna limitazione della libertà anche quando gli avevo specificatamente fatto una domanda. L’unica cosa percepibile da un turista erano le limitazioni alla navigazione internet.
Dalla linea wi-fi in hotel non era infatti possibile accedere a Facebook o YouTube e la cosa ci sorprese, anche perché negli internet caffè della capitale era possibile accedere a tutti e due senza problemi (il termine tecnico usato era vpn, date un’occhiata al buon Salvatore Aranzulla in merito). Come ho già scritto in un precedente articolo rimango (qui) colpito dalla mia ingenuità. Nulla mi avrebbe fatto pensare che da lì a pochi mesi, come dicono gli americani, “all hell brakes loose”.
La non conclusione
Qualsiasi fossero i contorcimenti profondi della società siriana, ormai quello che è successo è successo e i cavalieri dell’apocalisse sono scesi su Aleppo, Homs e la stessa Damasco.
Quello che nascerà dopo anni di guerra civile sarà un nuovo stato, speriamo più libero, giusto e democratico di quello che c’era prima. Le notizie che arrivano dal medioriente non sono però incoraggianti.
Israele e i palestinesi continuano ad essere ai ferri corti, l’Egitto è in un periodo di grande crisi e in Siria la continuità di governo rappresentata da Bashar Al Hassad non sembra promettere nulla di buono. La speranza però è una droga e, visto il periodo, non posso smettere di abusarne.
Se volete proseguire il viaggio in Medioriente possiamo puntare a cosa vedere in Giordania o anche cosa vedere in Libano in 7 giorni!
Oppure vi propongo:
5 ragioni per cui dovete fare un viaggio Caucaso
Copenaghen, cosa vedere e come ottenere un biglietto per il Telia Parken
Sono sicuro che Damasco, nei suoi 3000 anni di storia, ha visto anche di peggio. Tornerà più bella di prima!
Spero che tu abbia ragione.
Sai se l’hotel dove eri stato è ancora aperto?
Sembra di si. Ti confermo che il Beit Zafran appare attivo e con un sito funzionante.