Il falco di Hernan Diaz – the Hawk

Vi voglio parlare di un romanzo, cosa abbastanza inusuale per il mio blog. Se non erro è la seconda volta che scrivo un pezzo su un romanzo (la prima volta vi ho parlato de “I cacciatori nel buio” di Lawrence Osborne).

Il libro di cui vi voglio parlare in questa occasione è “Il falco” di Hernan Diaz edito in Italia da Neri Pozza (per inciso il titolo originale è “In the distance”).

Il libro è ambientato nel 1800 e racconta il viaggio nel far west americano di un ragazzone svedese di nome Hakan che, finito per errore su una nave che lo porterà in California, cercherà di attraversare le immense pianure del Nord America per ritrovare il fratello Linus, che lui presume essere invece arrivato a New York.

il falco di hernan diaz

Il falco di Hernan Diaz – il punto di forza

La premessa è tutto sommato banale. Due fratelli che si perdono nella confusione di un porto inglese e finiscono uno sulla costa est, l’altro sulla costa ovest degli Stati Uniti.

Hakan (che tutti chiameranno falco per via dell’assonanza tra il suo nome e la parola hawk, falco) non parla però una parola d’inglese e per quasi tutto il viaggio faticherà moltissimo ad esprimersi. Sarà proprio questa barriera linguistica una delle chiavi della bellezza del romanzo.

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Nel testo troveremo infatti pochi dialoghi, tra l’altro molto scarni, e molte descrizioni, molte sensazioni, ragionamenti e riflessioni, che Hakan svilupperà in seguito agli incontri con i personaggi buoni e crudeli, strani e ordinari che incrocierà nel suo lungo attraversamento degli Stati Uniti continentali.

Sento odore di noia? no, l’esatto contrario

Se avete pensato ad un pippone pseudo trascendente nato dalle difficoltà che nascono dall’ attraversare luoghi senza legge (e senza lingua si potrebbe aggiungere) ripensateci. Non sono per i pipponi e non credo sarei riuscito a terminare il libro se di questo si fosse trattato.

Ad Hakan succedono molte cose, alcune facilmente comprensibili, altre molto più difficili da capire, specie per via del fatto che lui non parla molto e capisce molto poco l’inglese, almeno all’inizio. Quello che però è importante far presente è che Hakan non segue un percorso iniziatico, non ha consigli esistenziali da elargire, ma ha solo un obiettivo preciso, raggiungere suo fratello a New York.

Tutto quello che gli capiterà lungo il viaggio sarà il riflesso di eventi esterni che lo obbligheranno a comportarsi in un certo modo, tenendo sempre presente la sua voglia di rivedere il fratello e la sua volontà di sopravvivere.

Il falco di Hernan Diaz. Questi sono i paesaggi che si sono presentati al nostro Hakan nel viaggio che lo porterà dalla California a New York. Foto di Ignacio Palés da Pexels
Il falco di Hernan Diaz. Questi sono i paesaggi che si sono presentati al nostro Hakan nel viaggio che lo porterà dalla California a New York. Foto di Ignacio Palés da Pexels

Un’altra cosa bella del romanzo è poi il percorso personale di Hakan, che da ragazzino impaurito cresce stretto tra la dura realtà del Far West e un modo “civilizzato” in cui si trova quasi sempre fuori posto.

Il falco di Hernan Diaz. Cosa parliamo quando parliamo di Far West

Potete immaginare che nel 1800 attraversare gli Stati Uniti non fosse un affare da poco (tanto che molti preferivano passare per il canale di Panama o, prima che questo fosse aperto, circumnavigare l’America del Sud piuttosto che attraversare quello che noi conosciamo come far west).

E proprio questa difficoltà del viaggio si riflette nella difficoltà di relazione che il protagonista ha con gli altri uomini e nel fatto che il paesaggio, la natura e gli animali, diventano protagonisti aggiungendo un altro modo di raccontare il Far West e la nascita degli Stati Uniti.

deadwood

Siamo lontani anni luce dai film di John Ford ma dobbiamo dire che il Far West brutto e cattivo lo conosciamo già dai tempi di Deadwood (2004), la prima serie TV che ha trasformato la conquista dell’Ovest americano in un qualcosa di molto sporco, cattivo e fondamentalmente fuori legge (nel senso letterale di “al di fuori” di qualsiasi legge).

Il falco di Hernan Diaz prosegue senza dubbio in questa tradizione ma ci mette qualcosa di diverso, qualcosa che pochi, o forse nessuno, avevano aggiunto prima. Una visione più intima e descrittiva, densa e sorprendente, più umana e personale ed allo stesso tempo estremamente accattivante.

Se dovessi fare un riferimento cinematografico penserei un po’ a The Revenant girato da Tarantino con una spruzzata del Terrence Malick de La sottile linea rossa e Il nuovo mondo.

Il Falco di Hernan Diaz – conclusioni

Direi che a questo punto avrete capito quello che penso. Il falco di Hernan Diaz è un libro da leggere anche perché vi permetterà di fare quel tipo di viaggio che al momento, causa pandemia, ancora ci riesce complicato fare. È un libro pieno, vivo, vero e quindi assolutamente consigliato.


Il post su Il falco di Hernan Diaz è finito. Vi lascio qualche link di altri post dove parlo di libri:

La storia del mondo in 12 mappe

Illuminismo perduto di Frederick Starr

I ragazzi di Barrow e la ricerca del passaggio a nord ovest

I muri che dividono il mondo di Tim Marshall

Il leopardo di Kublai Khan di Timothy Brook

Norvegia e Islanda della collana di Iperborea The passenger

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