Si torna sui libri. E che libro. Vi parlo infatti “Storia del Medio Oriente moderno“, un corposo Einaudi di circa 500 pagine, scritto da James L. Gelvin, Professore di Storia del Medio Oriente moderno alla rinomata UCLA di Los Angeles.
Il Medio Oriente è senza dubbio una delle aree del mondo che più hanno attirato la nostra attenzione in tempi recenti. Pensate solo alla guerra civile in Siria o all’intervento americano in Iraq o ancora alla grande questione del rapporto tra Iran e Arabia Saudita, tra Iran e resto del mondo. Oltre all’attualità c’è poi una storia assai risalente che, volenti o nolenti, condividiamo.
Storia del Medio Oriente Moderno, il titolo parrebbe già piuttosto esplicativo
Eh si, non vorrei apparire saccente ma il titolo descrive abbastanza bene il contenuto del libro. Quasi nessuna sorpresa su questo fronte. Che dite, chiudiamo qui? No dai.
Al centro di questo saggio c’è il periodo storico che va dal 1550/1600 fino ai giorni nostri (il libro è uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 2004 ma poi ha subito diversi aggiornamenti per includere i recenti eventi) ma bisogna dire che sono trattati anche temi di fondamentale importanza come la nascita e l’espansione della religione islamica (600 d.C), la crisi e il crollo dell’Impero Bizantino, che trovano le proprie origini in periodi antecedenti a quella che storicamente potremmo definire età moderna.
Credo sia infatti evidente che per provare a trovare le risposte ad alcuni sviluppi relativamente recenti bisogna andare a ricercarne le cause nelle sabbie del tempo (Sabbie del tempo che tra l’altro era anche il titolo di un bel videogioco della serie Prince of Persia di qualche anno fa, ma credo che qui stiamo divagando giusto?)
Il libro di Gelvin si focalizza su alcuni aspetti precisi dello sviluppo dell’area mediorientale. Non si tratta solo di una storia raccontata in senso cronologico. In particolare tiene in considerazione la trasformazione degli Imperi persiano e Ottomano in entità statali pienamente inserite nel meccanismo mondiale degli stati nazione e dell’economia globale (pur se in posizione periferica rispetto alle grandi potenze dell’epoca).
Particolare attenzione viene data anche alla nascita e sviluppo in Siria, Egitto, Iraq, Iran e Turchia dei movimenti nazionalisti, dalla seconda metà del 1800 fino alla seconda guerra mondiale, e tutti i successivi sviluppi che questi avranno, dal momento che faranno da incubatrice a quelle idee di popolo e nazione che ancora adesso esistono in Medioriente.
Viene poi raccontato il peso delle politiche dei paesi colonialisti (in particolare Francia e Gran Bretagna e in maniera più marginale la Russia) e poi tutto il periodo della Guerra Fredda con la crescente influenza americana, compresa le sue recenti e sciagurate guerre in Iraq e le altalenanti politiche iraniane.
L’ultimo capitolo è poi dedicato al periodo delle primavere arabe e a quale potrebbe essere il significato del termine Nuovo Medio Oriente, usato dai conservatori americani per descrivere ciò che sarebbe emerso in questa zona del mondo dopo l’invasione irachena del 2003.
La scrittura e la struttura
Come spesso capita agli scrittori anglo sassoni, l’esposizione cristallina e la scrittura semplice ma non semplicistica vanno di pari passo con una notevole mole di informazioni. La lettura rimane sempre coinvolgente e a tratti piuttosto appassionante (sto sempre parlando da appassionato di storia ok?), aiutata anche da una serie di documenti e di inserti che raccontano più in dettaglio storie di cui si parla nel corpo principale del libro o che puntano i riflettori su aspetti di tipo aneddotico solo apparentemente secondari.
La parte documentale, presente alla fine di ogni capitolo del libro, è molto interessante. Non credo infatti di aver mai trovato in un altro testo storico, non solo la bibliografia e quindi i riferimenti per andare a recuperare alcuni documenti, ma proprio la traduzione dei documenti stessi.
Che sia un discorso di Khomeini, prima che venisse esiliato dalla Persia dello Scia, dove si delinea l’idea di uno stato teocratico islamico, oppure una proclamazione di Nasser o una fiaba che racconta il punto di vista di parte della popolazione egiziana su Nasser stesso, i documenti aggiungono un punto di vista diverso, autorevole e interessante, e fungono da conferma dell’impalcatura sulla quale il resto del discorso viene costruito.
Le mie conclusioni su Storia del Medio Oriente moderno di James L. Gelvin
Il tema trattato è per me appassionante oltre che attuale. I miei viaggi in Libano, a Damasco (poco prima dello scoppio della guerra civile), in Giordania e il fatto che Israele sia uno dei paesi che vorrei visitare in futuro, mi hanno naturalmente portato ad essere interessato a questa parte del mondo.
Il libro di Gelvin aiuta a comprendere una Storia oggi fondamentale, tra l’altro non ingessata in un semplice e lineare sviluppo storico fatto di date e battaglie ma raccontando la storia dello sviluppo governativo/sociale (le Tanzimat e l’Ottomanismo dell’Impero Ottomano, i vari tentativi di riforme agricole in Egitto, nell’Impero Ottomano e in Persia) accanto a quello del sistema economico mondiale e degli stati nazione. Una prospettiva insomma abbastanza inedita, che tende ad andare un po’ “avanti e indietro” sulla linea temporale per poi soffermarsi su quelli che sono gli aspetti centrali dello sviluppo di questa area.
Tante nuove informazioni, tanti spunti su cui ragionare, e quindi direi che per i curiosi della storia come il sottoscritto questo “Storia del Medio Oriente moderno” è un libro da non farsi scappare.
L’articolo su Storia del Medio Oriente moderno di James L. Gelvin è finito. Interessati a qualche altro libro? vi lascio i link:
Noi però gli abbiamo costruito le strade, il colonialismo italiano in Africa
L’impero Asburgico di Pieter M Judson
Il cappello di Vermeer di Timothy Brook
Sostiene Pereira, il libro di Tabucchi sul Portogallo Salazarista
Diavoli stranieri sulla via della seta di Peter Hopkirk