Il mondo dorato dei resort a Marsa Alam, ovvero where is the love?

Si, proprio resort Marsa Alam, non avete letto male. La formula la conosciamo tutti. Il torneo di pallavolo, il corso di zumba, i balli latino americani, il buffet internazionale e, se siete fortunati, la cocomerata.

Tutte cose apprezzate dai più, amate da molti e sopportate da qualcuno. Io, in linea di massima, non appartengo a nessuno dei tre gruppi.

Resort Marsa Alam, vai di cocomerata?

La prima, e fino a qualche giorno fa unica, vacanza che avevo fatto in un resort era datata 2002, poco dopo la maturità, a 18 anni. Un piccolo villaggio vacanze gestito da italiani sulla costa sud occidentale della Turchia, ad Antalya.

Mi sono rimasti impressi il bel mare, le montagne in lontananza, buon cibo e uno staff d’animazione che era per me assolutamente insopportabile. Nell’unica escursione verso le cascate bianche di Pammukkale ricordo strade dritte, vuote e lunghissime, paesaggi da sogno, campi coltivati a papavero o grano a perdita d’occhio.

Una cosa (poco) divertente che non farò mai più

Sarà stata la monotonia di quel villaggio, il trito e triste ripetersi della stessa routine giornaliera, che mi ha fatto scegliere qualcosa di diverso. Mi sembrava assurdo essere in Turchia e non avere idea di come fosse quel paese di cultura e tradizioni millenarie.

Da quel momento la curiosità di vedere cosa c’è in giro, come vivono le persone e quali posti frequentano è diventata una sorta di tarlo che mi divora dentro. Così i viaggi zaino in spalla una costante, al punto di organizzare la mia vita lavorativa attorno a questa curiosità quasi insaziabile.

Giusto per inquadrare la questione resort Marsa Alam dal punto di vista geografico. Noi eravamo sulla costa tra Marsa Alam e El Quseir, sul Mar rosso (sulla destra nella foto). Il serpentone che si sonda a ovest è chiaramente il Nilo, dove tutta la civiltà egizia, antica, medievale e moderna, si è sviluppata.
Giusto per inquadrare la questione resort Marsa Alam dal punto di vista geografico. Noi eravamo sulla costa tra Marsa Alam e El Quseir, sul Mar rosso (sulla destra nella foto). Il serpentone che si sonda a ovest è chiaramente il Nilo, dove tutta la civiltà egizia, antica, medievale e moderna, si è sviluppata.

Ai resort Marsa Alam ci arriviamo nel 2017

2017. Dopo 15 anni sono tornato in un resort, a Marsa Alam, Egitto. Lo staff d’animazione era meno assillante, il cibo meno buono (o forse i miei gusti sono cambiati), il mare bello e le montagne non c’erano, sostituite da un deserto sassoso e rossastro.

Lungo tutta la costa diversi erano resort già costruiti e attivi ed almeno altrettanti giacevano incompiuti, scheletri di cemento e ferro circondati da sassi e sabbia. Il boom c’è già stato o deve ancora arrivare?

Oltre al panorama quello che provavo era una sorta di straniamento, quasi fossimo nel film di Verbinski “A cure for wellness” (non un grandissimo film ma con alcuni spunti interessanti, se vi interessa questa è la scheda di IMDB) o in una di quelle odiose gated community dove i muri servono più ad isolare gli abitanti che a proteggerli.

Il primo resort era più grande, una Disneyland ad uso e consumo di olandesi, italiani e francesi. Il secondo era più piccolo e c’erano solo polacchi. In entrambi da una parte noi europei e dall’altra gli egiziani a lavorare. Stipendi bassi (credo si aggirino tra i 100 e i 150 euro mensili), testa bassa e sorriso stampato.

Intorno a noi questo era il panorama, in stridente contrasto con il giardino verde innaffiato giornalmente del villaggio. Per fortuna, nel secondo resort si poteva passeggiare liberamente sulla spiaggia, essendo abbastanza isolato.
Resort Marsa Alam. Intorno a noi questo era il panorama, in stridente contrasto con il giardino verde innaffiato giornalmente del villaggio. Per fortuna, nel secondo resort si poteva passeggiare liberamente sulla spiaggia, essendo abbastanza isolato.

La parola d’ordine è routine

Capisco che ci si possa abituare, che la routine sveglia-colazione-mare-pranzo-mare-cena-ripetere-per-7-o-più-giorni, possa essere piacevolmente narcotizzante, ma non posso che fare a meno di nutrire un certo imbarazzo, una certa incredulità di fronte a tutto questo sistema.

Mi piace guardare, cercare di capire, domandare e ascoltare, ma nulla di tutto questo è possibile in un posto del genere. Ora voi direte “ma una persona che lavora tutte le settimane almeno 40 ore (o forse 60 o 70), non può aver la forza di fare un viaggio, deve rilassarsi facendo una vacanza di questo tipo”.

donna in bikini
Resort Marsa Alam? perché invece non scoprire cosa vedere a Beirut?

La logica non stona, in effetti spesso è così. La domanda potrebbe allora spostarsi sul lavoro. Se questo vi rende così stanchi che dovete alla fine andare da qualche parte a sdraiarvi su un lettino per una settimana senza neanche avere idea di tutto quello che un Paese possa offrire o di tutti i problemi che ne bloccano lo sviluppo, non è forse il caso di capire se la direzione presa è quella giusta?

Durante le vacanze natalizie le persone tendono ad avere più tempo libero, speriamo qualcuno lo usi anche per riflettere oltre che per mangiare.

Non impegnamoci troppo

Forse esagero, vado troppo sul filosofico o sull’impegnato, lo so. In fondo si tratta solo di una vacanza direte voi.

Colgo l’occasione, in ogni caso, per fare gli auguri a tutti e che il 2018 vi porti una cesta piena di biglietti aerei per posti strani e misteriosi!


Nel caso vogliate proseguire la lettura dei post egiziani potreste essere interessati a un post che spiega se l’Egitto, nel 2020, può essere considderato pericoloso.

In un altro post invece parlo di Luxor cosa vedere!

Oppure, se volete cambiare are vi propongo:

Budapest e le sue terme

Stavanger cosa vedere nella città più calda della Norvegia

Bagniamo i piedini nelle acque del Pacifico. Costa Rica spiagge e penisola di Nicoya.

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